ABIGAIL WILLIAMS: The Accuser
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12/11/2015Col nuovo lavoro degli statunitensi Abigail Williams, sempre per conto di Candlelight Records, la complicata lezione sulle differenze tra Avantgarde e Post Black diventa un'ardua pratica da dover sbrigare se si vuole entrare in sintonia con 'The Accuser'. Ma per fortuna la band ci facilita di parecchio il compito, poiché l'album dopo diversi ascolti stabilisce chiaramente quali siano le proprie intenzioni. Come se stessimo studiando un libro di testo, sfogliando una pagina dietro l'altra, i brani si susseguono e ci spiegano come passare dal metal al post atmosferico con sottili riferimenti, ben nascosti tra le righe. Il black metal furioso dell'opener “Path Of Broken Glass” lascia subito spazio all'Avantgarde della seguente “The Cold Lines”, dove un riff preso in prestito dagli In The Woods, viene immediatamente trasformato e rielaborato con personalità dal quartetto. Mantenendo sempre una base fortemente black è il turno delle tastiere, oscure e profonde come non si sentivano dai tempi di 'In The Nightside Eclipse', o 'Provenance Of Cruelty', talmente opprimenti da far letteralmente sprofondare nel buio i pezzi. La quinta “Godhead” è il colpo di coda del mostro. Devastante e dai toni apocalittici, con atmosfere Post intense, spiazzanti e spaziali, che esplodono poi nella successiva “Forever Kingdom Of Dirt”, il primo brano dove le chitarre deviano fortemente verso territori sfumati di Post Rock e Dark Wave. Se volete chiarirvi il concetto di Post nella musica estrema questo disco vi aiuterà parecchio, ma armatevi di pazienza nell'ascoltarlo perchè ne servirà parecchia. Disco di transizione per gli Abigail Williams, dove l'indubbia influenza di gente come Field Of The Nephilim, Pink Floyd, Tiamat e chi più ne ha più ne metta nella conclusiva “Nuummite”, non è altro che una pagina bianca lasciata li alla fine, come prova che questo libro ha un finale tutt'altro che definito.
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