ANCIENT RITES: BLASFEMIA ETERNAL

PREMESSA: IL BLACK METAL NON E' MAI STATO, E MAI SARA', ESCLUSIVAMENTE QUELLO SCANDINAVO

Dopo l'oscuro e tenebroso debutto nel '94, i belgi Ancient Rites si ritrovarono nel bel mezzo di un pasticcio con la loro casa discografica, che in pratica era fallita lasciandoli con diverse grane legali e l'amaro in bocca. 'Blasfemia Eternal' il secondo full-lenght album del gruppo, si presenta come un'ideale continuazione del precedente 'The Diabolic Serenades' ma con diverse innovazioni. Se la line-up era rimasta stabile a tre elementi, nel sound si possono trovare tante piccole migliorie, dato che questo album suona decisamente meglio rispetto al predecessore, sia a livello di registrazione sia a livello compositivo, ora il songwriting è perfettamente maturo e a suo agio a spaziare fra black, metal e death, ma la cosa forse che salta principalmente all'occhio, è la ricercata qualità nei testi (e quindi di riflesso un maggiore spessore tematico). Che gli Ancient Rites fossero un gruppo legatissimo alle antiche tradizioni dell'Europa medievale non è stato mai un mistero, ed il satanismo prepotente della precedente release è ancora presente, affiancato da fatti e temi legati a doppio filo alla Storia. Così possiamo trovare una riflessione sulla condizione della donna nelle religioni rivelate ("Garden Of Delights") accanto a tematiche socio/geografiche (la malinconica "Saeftinge" e Vae Victis"), letteratura di Baudelairiana memoria ("Quest For Blood") e intenti d'integrità contro tutte le avversità ("Total Misanthropia"). Il panorama è quindi assai più vario, come numerose sono le soluzioni sonore adottate, pur mantenendo la blasfemia e lo stile dell'esordio. Ma la ferocia dissacratoria nello smascherare idee bigotte e falsi costumi nell'Uomo moderno sono sempre attuali e probabilmente in questa release raggiungono la vetta massima. Consigliatissmo a tutti, come ogni altra release marchiata ANCIENT RITES.