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SOULFLY

Ero molto curioso di vedere dal vivo Max Cavalera e soci, dopo essere stato presente nell’ormai lontano 98 al concerto che i Sepultura tennero con gli Slayer al Palavobis di Milano ed averne avuto un’opinione piuttosto negativa. Stasera ho avuto la conferma che Max era la vera anima della band, il motore trainante, non solo dal punto di vista umano e artistico,ma anche e soprattutto da quello compositivo (i brani dei Soulfly, seppur discreti, valgono 1000 punti in più di quelli scritti dagli ultimi Sepultura). Arrivato allo 0-41 (normalissima discoteca “truzza” che sa offrire, in caso di concerti rock e metal, un’ottima acustica e un ambiente tutto sommato spazioso)un paio d’ore prima dell’apertura dei cancelli, non mi resta che attendere; alle 8 e 30, minuto più minuto meno, si comincia a entrare nel locale, e mi piazzo subito in prima fila; purtroppo, alle 9 e 30, orario ufficiale di inizio dello show, ci viene riferito dalla security che la band non salirà sul palco prima delle 23! Una lunga attesa dunque, peraltro inficiata da dei brani di sottofondo decisamente odiosi, AC/DC a parte. Non si può fare a meno di notare il palco; enormi catene penzolano dal soffitto, foglie coprono le casse e una bandiera del Brasile campeggia davanti all’imponente batteria; alle 23, l’attesa è finita: al ritmo di un intro tribale, uno ad uno compaiono sul palco i 4 della band, Max per ultimo, ed è l’apoteosi. In rapida successione la band colpisce duro con “Downstroy”, “Bleed” e “Bring It”, Max non si ferma un attimo, salta, scuote la testa e incita il pubblico in un italiano perfetto. Tra i brani più recenti come la devastante “Seek’n’Strike”, la velocissima “Last Of The Mohicans” e “Call To Arms”, vengono eseguiti a sorpresa (ma nemmeno troppa a dire la verità) i soliti classici immarcescibili dei Sepultura come la doppietta “Arise/Dead Embryonic Cells”, “Roots” e “Refuse/Resist”, introdotta da “Chaos B.C.”, durante la quale lo 0-41 sembra crollare sotto il pogo e le urla dei numerosissimi fans accorsi a questa serata. A dare un attimo di respiro, ci pensa l’assolo di batteria di Roy Mayorga (che mi ha lasciato di sasso, credo uno dei batteristi più cattivi che io abbia mai visto dal vivo) che sfocia in una jam di percussioni suonate da tutta la band, seguita dalla divertente “Umbabaraumba”, inno calcistico che un Max visibilmente orgoglioso dell’accoglienza tributatagli canta col pubblico. Siamo quasi alla fine…a sorpresa viene eseguita una cover dei Nirvana, “Territorial Pissings”, e “Tribe” chiude definitivamente la serata, con Max che per questi ultimi due brani indossa la divisa calcistica del Venezia (cosa che mi ha riempito d’orgoglio e che ha dimostrato per l’ennesima volta l’affetto di Max per l’Italia e i suoi fans). Con le mani alzate a ringraziare le continue ovazioni, i Soulfly escono di scena, e stavolta l’ultimo ad andarsene è Roy, che sventola un enorme bandiera tricolore (esibita anche all’ingresso sul palco). Che dire dunque? Beh, si è trattato senza dubbio di uno dei migliori concerti al quale abbia mai assistito, i Soulfly sono una band assolutamente energica, carismatica e coinvolgente; vi consiglio di non perderli la prossima volta che passano da queste parti. In una parola, grandissimi. (nota: come avrete visto non ci sono foto a corredo del report; purtroppo la security ha severamente proibito le macchine fotografiche, ed essendo in prima fila non potevo di certo disobbedire)

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