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SONATA ARCTICA

E alla fine anche per i Sonata Arctica arriva il momento di esordire al Palasharp, dopo anni di attività nei club di Milano questa promozione ad un palazzetto del capoluogo lombardo è sicuramente sinonimo di un seguito di fan sempre maggiore che coinvolge gente di tutte le età anche se, guardandosi in giro, si percepisce come in proporzione i giovani sotto i 22/21 anni siano in maggioranza. Palasharp sì ma non per questo siamo qui a registrare l'ennesimo sold-out, anzi al momento del mio arrivo pochi istanti dopo la conclusione dell'esibizione dei Delain i posti vuoti nel palazzetto non mancano di certo. Come era prevedibile sulle note della nuova strumentale "Everything Fades To Grey" il quintetto finlandese fa il suo ingresso ed apre le danze, stavolta contro ogni pronostico, con l'ultimo singolo "Flag In The Ground". Il pubblico apprezza questa botta di adrenalina iniziale ma è una mera illusione, i Sonata sparano quattro mid-tempo tratti dagli ultimi due lavori in studio. Esecuzione impeccabile, come sempre, ma i passaggi di "Caleb" e "As If The World Wasn't Ending" placano abbondantemente il mio entusiasmo. E' il momento dei classici finalmente ed il palazzetto è ben contento di sfiancare la propria ugola sulla sempreverde "Full Moon", persino il buon Tony Kakko a causa dei problemi influenzali della settimana prima che hanno costretto la band a cancellare due date (altre tre verrano poi cancellate nella settimana successiva, ndr) incomincia, moderatamente, ad abbassare il tiro. A dargli letteralmente "il cambio" arriva Charlotte, cantante dei Delain, che prende in mano le redini della band sulle note della bellissima "Last Drop Falls", Tony si limita a raggiungerla nel finale per una specie di duetto nel quale però la controparte maschile non si sente. Tocca quindi ad un altro estratto da 'The Days Of Grays', "Juliet", della quale si poteva fare tranquillamente a meno (erano altri i brani da proporre da quest'ultimo album) e poi è il momento per la key-tar di Henrik Klingenberg e per la chitarra di Elias Viljanen di dare un po’ di spettacolo. Si riparte, e c'è la standing-ovation per una "Replica" che davvero non ci si stanca mai di sentire, quindi si chiude come si era partiti, a tutta birra, con "8th Commandment". Tony oramai boccheggia, ma anche questo è rock 'n roll e bisogna tornare on-stage per gli encore (anche se questo pubblico di giovani debosciati non se lo meriterebbe, che se ne sta in mesto silenzio). Il primo a risalire sul palco è proprio il singer che propone una versione molto meno elaborata del "pubblico-batteria" per suonare le note di "We Will Rock You" dei Queen. Si va a chiudere con "Black & White" e "Don't Say A Word", segnando per la prima volta un finale di concerto privo dell'ormai classica "The Cage". Un concerto anomalo, segnato negativamente da un Tony Kakko tormentato dall'influenza durante questo tour e caratterizzato da una scaletta "ridotta" (un'ora e venti d show) e colma di pezzi di "contorno". Con tutta probabilità il mio concerto meno entusiasmante dei Sonata Arctica che abbia mai visto, ma vediamo di non farne un dramma. SETLIST: Everything Fades To Grey (Instrumental) Flag In The Ground Paid In Full Caleb The Last Amazing Greys As If The World Wasn't Ending Full Moon Last Drop Falls (with Charlotte from Delain) Juliet Keyboard Solo / Guitar Solo Replica 8th Commandment We Will Rock You (Tony & the audience) Black & White Don't Say A Word Vodka Song / Everything Fades To Grey (Instrumental)

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