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SEPTICFLESH

Tour di supporto a 'Codex Omega', decimo lavoro dei titani greci; come compagni di viaggio, o meglio come supporto alla devastazione hanno scelto gli Inquisition e gli Odium, mentre per le sole date italiane sono saltati sul carrozzone anche gli Hierophant. Hardsounds presente alla data di Bologna del 10 gennaio scorso. Purtroppo gli Inquisition non hanno potuto suonare a causa di un incidente occorso al batterista che lo ha costretto ad un immediato ricovero in ospedale, per la dispcferazione dei numerosi fan accorsi.

HIEROPHANT - Arriviamo giusto in tempo per goderci il live dei black/sludgers Hierophant, band attiva dal 2009 con ben quattro full-lenght alle spalle ed una line-up che ha subito alcuni cambiamenti.

I tre ravennati hanno il merito di proporre un live ruvido con momenti ridondanti e squarci adrenalinici grazie ad una vena vagamente punkeggiante, il tutto inglobato in una tetra atmosfera a luci rosse, ritmi lenti o cadenzati; uno stile che potrebbe sembrare un pò ripetitivo ma gli estimatori del genere si son fatti trasportare. 

ODIOUS - A seguire gli Odius, band dal look e dal sound totalmente diverso dagli Hierophant; fautori di una proposta alquanto scolastica e poco originale. La band è composta da membri egiziani e greci; le influenze della musica folk delle regioni di provenienza si odono chiaramente nel loro sound, che si dipana tra un black sinfonico e progressivo.

Capello corto e spolverino per il cantante ma poca teatralità sul palco, spicca perlopiù freddezza da parte degli altri componenti; band decisamente difficile da masticare a primo impatto. La resa del live risulta alquanto piatta a livello di pathos e verve nonostante il coinvolgimento di alcuni astanti, particolare sicuramente l’arrangiamento con basi ed effetti tipicamente orientaleggianti. Nel complesso trascurabili.

SEPTICFLESH - Dulcis in fundo i symphonic deathsters greci che vestiti da cyborg prendono possesso del palco, aprendo con la prima traccia dell’ultimo lavoro: "Dante’s Inferno", un po’ caotica nei suoni a causa di un mixing ancora in fase di perfezionamento. Pur essendo il tour per la presentazione dell’uscita di 'Codex Omega', non hanno lesinato estratti dagli ultimi quattro dischi, quelli della svolta orchestrale.

Nonostante di mercoledí, il locale era pieno quasi al limite della capienza, a dimostrazione dello status e del seguito raggiunto dalla band ellenica. "The Vampire From Nazareth" chiarisce subito le intenzioni, annichilire con un sound high tech 2.0 con tanto di batterista equivalente ad un drone sul quale sono state montate cinque mitragliatrici che fanno fuoco all’unisono. "Martyr" non fa in tempo a finire il suo intro costituito da un trionfo d’archi che l’onda d’urto devastatrice ci assale.

"Prototype" tratto da 'Titan' ha un impatto inferiore ai brani precedenti, così come la produzione del disco stesso risulta di minor qualità rispetto all’imperioso e infernale 'The Great Mass', e all’ultimo sinfonico/monolitico lavoro. Con "Pyramid God" da 'The Great Mass' si va giù negli abissi dei suoni oscuri; "Enemy Of Truth" da ‘Codex Omega’ ci ammalia con voci femminili sinistre e canti gregoriani a rincorrersi tra loro; "Communion", dalla ritmica thrash terremotante, è il contraltare spettrale della colonna sonora del film Suspiria, le cui immagini sembrano materializzarsi dietro la band.

"Prometheus", paragonato a Satana in sede di presentazione, padrone del vento, dei tuoni e dei lampi, è la migliore traccia di 'Titan', ed esempio sublime delle capacità di songwriting di Spiros “Seth” Antoniu; come un titano devastatore scaglia tutta la sua magniloquenza sul pubblico, mentre "Portrayts Of A Headless Man" si differenzia dagli altri brani per i crescendo oscuri ed epici. Nel finale del set il frontman ha voluto dedicare un augurio di pronta guarigione al batterista degli Inquisition, al fine di vederlo tornare quanto prima a calcare e distruggere i palchi insieme a loro.

"Anubis" da 'Communion' ha scatenato l’accorata partecipazione del pubblico col classico coretto da stadio in risposta al loquace vocalist che ha presentato ogni singolo brano con un siparietto carico di enfasi (talvolta sopra le righe e con il comune denominatore che ad ogni pezzo esordiva con: ‘my friend’ sillabato con il classico growl, tanto da essere diventato il tormentone del resto della serata; l’abbiamo pronunciato anche noi, con la stessa enfasi, al portiere dell’hotel, rientrando dal concerto). "Dark Art" dal leitmotiv a forma canzone e tanto di sirene ammaliatrici foriere di nefasti presagi, chiudono un set sinfonico, tellurico ed ineccepibile. Sopraffini architetti delle oscurità.

SEPTICFLESH setlist:
Dante’s Inferno
The Vampire From Nazareth
Martyr
Prototype
Pyramid God
Enemy Of Truth
Communion
Prometheus
Portrayts Of A Headless Man
Anubis
Dark Art
 
 
FOTO A CURA DI MARTINA MERIGHI

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