MOKADELIC

Roma, 20 gennaio. Indubbiamente uno dei concerti più attesi della stagione invernale vista la partecipazione. Tutte le variabili deponevano a loro favore: giocavano in casa (essendo romani), il clamore della serie Tv “Gomorra” giunta alla terza edizione. Il management del locale, in previsione di ciò, non si è fatto trovare impreparato, ha spostato le paratie che in passato dividevano in due la sala, segno che si aspettavano una affluenza massiccia. Un velo copre ed offusca il palco sul quale campeggia la scritta Mokadelic, aldilà della cortina si intravedono uomini che muovono macchine e strumenti. L’atmosfera è sognante e claustrofobica, sembrerebbe un controsenso in termini perché scandita da delicate note di piano e dalla potenza di una drum machine lanciata a 200 bpm (battiti per minuto). Passaggi progressivi e psichedelici caratterizzano l’evolversi dei brani mentre sul sipario viene proiettata ogni forma di vita marina perfino alcuni esemplari che sembrano entità aliene. "Koenji", "Dust Devil", il brano più tellurico ed imperioso, ci proiettano verso il clue della serata, verso ciò che la maggior parte degli intervenuti si aspettavano, la colonna sonora di Gomorra: "Doomed To Live", "Easy Father", "Ray Of Hope", vengono sciorinate lungo le immagini della serie TV ed immediatamente si alzano i cellulari a scattare foto per immortalare il momento. "Tragic Vodka" risulta essere la traccia più elettronica tra quelle proposte, dove il beat box introduce la battaglia per lasciare il campo ad un crescendo vorticoso di chitarre. Post rock scandito dai synth e melodie ipnotiche ci inducono in trance, finché le chitarre rabbiose bruscamente ci risvegliano.