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SAXON

I Saxon sono una di quelle poche band che da sempre garantiscono show di altissima qualità, con la maledizione (o il pregio) di non aver nulla a che fare con le "sfumature" di gradimento: non si va a vedere i Saxon perchè "magari non sono male". Si va a vedere i Saxon perchè piacciono, e non si va se non piacciono. L'indifferenza, il gradimento "a metà" e roba simile non sono contemplati. Partendo da questo semplice presupposto, la discreta folla (ma diciamo pure notevole folla, considerate le dimensioni della location) che si è raccolta fin dal pomeriggio davanti al locale è stata sicuramente un ottimo punto di partenza per i britannici per prepararsi ad uno show di tutto rispetto. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, sono spiacente di non poter spendere qualche parola sugli Hellfueled: non essendo della zona, e non essendo il Live in mezzo a Trezzo, la ricerca di un posto dove cenare ci ha forzatamente portati a perdere l'opening act della serata. Peccato, perchè li avrei sentiti volentieri. Siamo dunque arrivati in loco in tempo per goderci lo show dei Masterplan, e devo dire che "godersi lo show" è proprio l'espressione giusta, considerato che l'ex Helloween Roland Grapow, per dirla in italiano poetico, dal vivo spacca di brutto. A maggior ragione se alla batteria c'è quella bestia di razza di Mike Terrana, un rullo compressore dalle capacità decisamente fuori dal comune. Gli album dei Masterplan non mi hanno entusiasmato, in realtà, ma devo proprio ammettere che dal vivo sono tutta un'altra cosa: grande attitudine, una padronanza del palco notevole, capacità di gestire il pubblico, ottima tecnica, e gli stessi pezzi che su disco sembravano un po' freddi e sterili, in sede live guadagnano punti a palate, convincendo e non poco. Quando poi, dopo il "lights out", tocca ai Saxon, l'eccitazione è alle stelle. Non poco è lo spazio dedicato al nuovo "The Inner Sanctum", dal quale vengono presentati ben sette brani; ed in effetti ho sentito a fine serata alcuni fan lamentarsi del relativamente scarso (su una setlist di ventuno brani) spazio dedicato ai classici. Nel complesso però la scelta è piaciuta, ha convinto un po' tutti, e le persone in qualche misura deluse sono state ben poche. Biff e soci, sul paco, ci sanno decisamente stare: lui magnetico come sempre, non si muove molto ma quando lo fa sa come farlo in modo da avere gli occhi di tutti su di sè; gli altri ciascuno col proprio copione da seguire alla perfezione. Quinn sulla destra, con il suo fare da psichedelico: un po' assente, preso nella gestualizzazione teatrale della musica che suona; sulla destra Scarratt e Carter, timido e tecnico il primo, irruente e folle il secondo. Glockler, nascosto dietro le pelli, fa il diavolo a quattro, un terremoto sonoro fatto di potenza ed inventiva, ben più potente ed aggressivo di quanto non sia in sede di incisione. Il risultato è un quadro di esaltazione, di musicisti estremamente validi e di pubblico in delirio, e questo è evidente fin dai pezzi dell'ultimo album; figurarsi poi quando vengono calati gli assi e ci si gioca i "cavalli di battaglia", i classici di tre decenni ai vertici dell'Heavy Metal mondiale. Due ore abbondanti di show tirato, praticamente senza pause, sono sicuramente un indice della buona salute della band, che spazia con naturalezza da "Crusader" e "Princess Of The Night" a "Red Star Falling" e "Motorcycle Man", saltellando avanti e indietro lungo la discografia. Notevoli? Di più: dei veri professionisti, capaci di trascinare il proprio pubblico ed anche, in un certo senso, di "coccolarselo", basti pensare al "meet n' greet" improvvisato dopo le interviste, quando si sono fermati a firmare autografi e fare foto ricordo un po' con tutti i fan in attesa dello show. Notevolissimo a tal riguardo Mike Terrana, che dopo aver suonato si è fermato fuori dal locale a chiacchierare con i fan, fare autografi e fotografie con chiunque fosse interessato, fino a quasi due ore dopo lo show dei Saxon, quando ormai non c'era più nessuno: un vero esempio di semplicità e dedizione al pubblico. Cosa si può dire dopo uno show del genere? Beh, sicuramente "peccato per l'aquila", ma come ci è stato spiegato utilizzarla avrebbe richiesto troppa corrente (oltre al non indifferente problema dell'ingombro). Dopodichè, semplicemente un sentito "grazie". A Biff, ai Saxon, ed al loro pubblico: una serata del genere non si dimentica, e quindi grazie ancora per averla resa possibile.

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