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ROCKIN' FIELD

[WHITE SKULL] E’ risaputo che Tony e compagni rappresentino una delle certezze del panorama Metal nazionale: per poco che sia il pubblico, quando gli White Skull scaldano gli strumenti la risposta è immediata. Un vero peccato relegarli in posizione bassa della scaletta, dando loro giusto il tempo di suonare quattro pezzi. Comunque il risultato è eccellente: Elisa ha decisamente imparato a gestire palchi impegnativi, ed ha mostrato di saper scaldare il pubblico e tirarselo dietro, mentre il resto della compagnia (orfana di Steve al basso) fornisce il solito spettacolo di pura energia e voglia di divertirsi. Ottimo show, quindi, anche se da considerarsi un “antipasto” in attesa dei prossimi spettacoli “a pieno regime”. [Nyarlatothep] [ELUVEITIE] Pare quasi strano vedere uno svizzero assaltare il palco con grinta da macellaio, eppure è esattamente ciò che fa Glanzmann, singer polistrumentista degli Eluveitie. In compenso, il resto della band non è propriamente l’immagine della mobilità, quindi possiamo considerare ristabilito l’equilibrio. La proposta musicale degli Eluveitie è un Death Melodico alla Dark Tranquillity farcito di innesti Folk di cui spicca subito una peculiarità: dal vivo sono nettamente migliori che su disco. Fanno la loro comparsa flauti, violini ed addirittura una ghironda elettrica (no dico, una che suona la ghironda elettrica è per definizione un idolo), ed il pubblico, tra il divertito e l’incuriosito, si avvicina e partecipa. Ottimo risultato, considerato che l’impressione è che fossero ben pochi tra i presenti a conoscere la musica della combo elvetica. Gli estratti dai due dischi all’attivo della band paiono colpire con uguale intensità, spaziando da momenti più melodici ad altri più violenti. Alla fine, gli otto svizzeri possono lasciare il palco sapendo di aver dato uno spettacolo di buon livello e, molto probabilmente, di essersi guadagnati qualche fan in più. [Nyarlatothep] [BIOMECHANICAL] Gli inglesi Biomechanical sono la “fase perplessità” di oggi: suoni poco convincenti, sonorità Heavy/Thrash (poco legate al resto della giornata), problemi tecnici a non finire. Il risultato è che proprio non convincono, lasciando il pubblico tutt’altro che impressionato, quando non addirittura deluso. Non si capisce bene cosa ci azzecchino, e soprattutto come mai proprio il gruppo che meno c’entra con la giornata (e per cui quindi la strada è più in salita) sia quello che trova più intoppi; il risultato finale è comunque negativo (anche se non tragico). Peccato, speriamo in meglio la prossima volta. [Nyarlatothep] [THRESHOLD] I progster Threshold tornano in Italia dopo quasi dieci anni e, nonostante la posizione piuttosto infelice all'interno del bill, si fanno carico di un concerto impeccabile che premia nuovamente la loro professionalità. I fan assediati sotto al palco hanno così il piacere di poter festeggiare il ritorno dietro al microfono dello storico singer Damien Wilson, che ritorno al suo posto dopo la parentesi affidata a Andrew MacDermott. I sei aprono con "Slipstream", dall'ultimo disco 'Dead Reckoning', e danno vita ad uno show di poco più di cinquanta minuti che sorprenderà i presenti per tecnica e precisione. Dall'istrionico basso di Steve Anderson alle chitarre di Grom fino alle voce dello stesso Wilson, i Threshold dimostrano di non avere proprio niente da invidiare alle band che seguiranno. Certo, probabilmente la loro proposta così Prog oriented ha generato qualche muso lungo di troppo tra i presenti...ma l'aver permesso al combo inglese l'occasione di potersi esibire nel nostro paese dopo così tanto tempo va ben oltre questi particolari di poco conto. A presto ragazzi. [ColdNightWind] [VISION DIVINE] Non è che un semi sconosciuto che riesce a mettersi al servizio di una delle band più blasonate d'Italia e che, in pochissimo tempo, arriva a farsi amare ed apprezzare in tutto il mondo per le sue eccelse qualità canore può mollare tutto da un momento all'altro. E invece così è. Senza troppe "telenovole del caso", e meno male, Michele Luppi lascia i Vision Divine e getta un pò tutti nel panico. E il buon Olaf Thorsen è bravo a cogliere la palla al palzo e a rimettere in carreggiata un praticamente libero Fabio Lione, lontano dalla band dal 2003 ed in stato di "fermo" con i Rhapsody Of Fire. Quello di oggi è quindi un esordio importante che, come una "prima volta", emoziona ed incuriosisce un pò tutti. Pronti via ed il termine di paragone viene servito, i Vision aprono con "Secret Of Life" e il Lione nazionale torna a "ruggire" di nuovo dimostrandosi in piena forma. Probabilmente, in tutta sincerità, alla conta finale dei punti Fabio non riesce ad averla vinta ma poco male, alle sue spalle l'oramai rodato combo gli dà manforte con le tastiere di Lucatti finalmente inserite e a pieno servizio e il drumming incontenibile di Alessandro Bissa. Olaf può dormire sogni tranquilli quindi, ed anche i fan dei Vision Divine. Le premesse per un ritorno alla grande con il nuovo album "9° West Of The Moon' ci sono tutte...only time will tell. [ColdNightWind] [EPICA] Prendiamola così, qualche settimana prima con gli In Flames era andata peggio. L'imprevisto aggiunto di questo festival si materializza non come grandine ma come pioggia forte, grossa ed estremamente fastidiosa. Fortunatamente lo show degli Epica può iniziare come da programma con i pochi fedelissimi della band assiepati sotto al palco a beccarsi ettolitri ed ettolitri di acqua (guardate le foto!!!). La Simmons e soci danno vita così al solito show che, non è certo mistero, non mi ha mai affascinato più di tanto. Trainati dalla bella Simone e da una proposta che fa eco in tutto per tutto ad act come After Forever e Nightwish gli Epica fanno la gioia dei poco più di cento presenti sotto al palco. Bravi tutti, come al solito, ma alla resa dei conti è la sostanza che viene a mancare. Peccato solo per il posizionamento così avanzato nel bill, la pioggia se non altro ha rinfrescato gli animi dopo l'afosa giornata. [ColdNightWind] [HELLOWEEN] La grande tragedia degli show degli Helloween è sempre stata la voce di Deris: che lo si ami o meno, il terzo singer degli zuccotti ha sempre avuto grosse difficoltà on stage. Ed è pur vero che gli anni passano, e che ci si può quindi aspettare che la sua voce peggiori. Ed invece no: da un po’ di tempo a questa parte, il signor Andi sta facendo sfracelli, con show sempre più convincenti; al suo fianco, una formazione in stato di grazia, che è stata capace addirittura di risvegliare gli entusiasmi da tempo sopiti di un Weikath che, da un paio d’anni, sembra sempre meno stufo di suonare. Finalmente gli Helloween quindi, nel senso che finalmente c’è davvero gusto a vederli dal vivo. Ed anche stasera è così, soprattutto considerato che la scaletta ha soddisfatto chi, come la maggior parte dei loro fan, chiede da sempre un maggior numero di pezzi storici. Da “Helloween” a “March Of Time” a “A Tale That Wasn’t Right”, alle immancabili “Eagle Fly Free” e “Dr. Stein”, passando per un meraviglioso medley (“I Can”, “Where The Rain Grows”, “Perfect Gentleman”, “Power” e “Keeper Of The Seven Keys”) fino alla conclusione con le eterne “I Want Out” e “Future World”, i soli pezzi recenti sono stati “If I Could Fly” (non così recente, in effetti) ed “As Long As I Fall”. In pratica si è trattato di uno scorcio della scaletta proposta a novembre dello scorso anno, e probabilmente dello scorcio più interessante. Grande formazione in gran forma: un grande spettacolo! [Nyarlatothep] [AVANTASIA] Tra gli eventi che considero da "once in a lifetime" non poteva certo mancare la calata italica del progetto Avantasia, nato dalla mente del cantante degli Edguy Tobias Sammet da poco tornato alla ribalta con il primo capitolo di 'The Scarecrow'. Solo questo, tenendo ovviamente conto del peso delle due Metal Opera, varrebbe il costo del biglietto. Ma a tenere compagnia a Tobi questa sera c'è un cast eccezionale capace di trascinare ed entusiasmare i tanti presenti sotto al palco anche se, a livello di numero, siamo ben lontani dagli altri festival europei. Pronti, via. Sull'incedere roccioso di 'Twisted Mind' prende vita questo magico show. Alle chitarre Sasha Paeth (noto produttore, ex Heaven's Gate) e Oliver Hartman (autore solista, ex degli At Vance) sono già una garanzia, scortati in pompa magna dal batterista degli Edguy Felix Bohnke sopra il quale fa il suo ingresso Sammet, agghindato con stile per la grande occasione. Lo show va, ed arrivano i big a tenere sempre vivo il calore del pubblico. Sulla magistrale "The Scarecrow" fa il suo ingresso uno strepitoso, indomabile, indescrivibile Jorn Lande. Il "vichingo" norvegese è infatti autore di una prova spaventosa, perfetta sotto ogni punto di vista da vero leone del palco capace di concedersi qualche vera e propria posa per la gioia dei giornalisti. Il successivo a salire sul palco è l'acclamatissimo Andrè Matos (ex di Angra e Shaaman) che, tanto è stato il valore della serata, risulterà quello "meno in forma"...per modo di dire ovviamente. Sulle note della meravigliosa "The Story Ain't Over" arriva il sempre verde Bob Catley che con il suo fare da cantastorie dell'ottocento e con la sua voce sognante incanta la platea. Tra un pezzo e l'altro Tobi non perde occasione per fare il sarcastico, con una serie di uscite molte divertenti che magari, sotto sotto, nascondono un filino di verità. Arriva il criticato mid-tempo di "Lost In Space" ed il pubblico, ovviamente, fa la parte dell'entusiasta. I grandi classici come "Avantasia" e "Serpents In Paradise" infiammano il pubblico e la parte ufficiale dello show si chiude con un pezzo da novanta, la tirata "Promised Land" che apparirà sulla seconda parte di 'The Scarecrow'. Rapidi saluti, una piccola pausa, e arriva l'esecuzione dei bis che si aprono con la "non-capita" "The Toy Master", cantata da Sammet ovviamente, per poi chiudersi con una splendida "Farewell", dove finalmente fa capolino la bella voce di Amanda Sommerville, e per una magistrale "Sign of The Cross", nella quale fanno il loro ingresso tutti i membri del cast, che s'inframezza nel ritornello corale di "The Seven Angels", roba da pelle d'oca davvero alta così. Lo scenario si chiude e quello che ti rimane addosso ti lascia senza parole. Un esibizione davvero memorabile che per intensità e capacità tecniche rimamma impressa nella mia memoria per gli anni a venire. Come ho già detto, roba da pella d'oca alta così. Grazie tobi. "After this show Avantasia is DEAD AND GONE....DEAD AND GONE!!! (il pubblico fischia e si alza un boato di noooo) Ok...Avantasia will be back soon in Italy! I'll promise you!!!!" [ColdNightWind]

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