HOUR OF PENANCE
E' con un po' di sana violenza metal che il gigante dormiente della scena metal pugliese si è risvegliato, chiamando alle armi quella che, attualmente, è forse la band estrema più rappresentativa dell'Italia all'estero, gli Hour Of Penance. La serata è per gente dal palato duro, senz'altro, ed è per questo che alla fine non c'è stata una grande risposta da parte del pubblico. Il gigante non dev'essersi del tutto svegliato, forse. DEADLYSTRAIN Sono passate le 22 quando i giovani deathster baresi salgono sul palco per aprire la serata. Personalmente avevo già avuto modo di vedere la band in action, e bisogna registrare un certo miglioramento tecnico (e non solo). Ispiratissimi ai Suffocation, i giovani deathster hanno regalato al pubblico di Bari uno show non indifferente, anche se qualche piccola imprecisione era evidente. Pezzi molto tirati, brutali, riffosi, con un'ottima performance da parte del vocalist e una buona presenza scenica, peccato ci fosse poco pubblico a goderne. Carina la cover dei Sepultura "Biotech Is Godzilla", anche se forse i suoni andavano regolati un tantino meglio. A parte questi minuscoli nei, buona performance. IN COLD BLOOD Il tempo di sistemare la strumentazione, che tocca ai romani In Cold Blood, che propongono un sound alquanto originale, cioè una sorta di modernissimo metalcore molto groovegiante ma carico di rimandi al passato, specialmente sui riff di chitarra. I ragazzi sul palco si dimostrano simpatici e riescono a coinvolgere bene il pubblico che, timidamente, sale sempre più di numero. I riffoni di chitarra swedish oriented contribuiscono a conferire al sound quella solidità che l'improvviso forfait del secondo chitarrista ha seriamente minato, dal momento che è ben evidente che i pezzi sono concepiti per due chitarre. Interessante anche la presenza di un Dj che faceva anche da seconda voce in alcuni pezzi. La band piace al pubblico, che lo dimostra con un po' di pogo. Chiusura affidata a una interessante e tiratissima cover degli Sworn Enemy. Ottima esibizione nell'insieme, anche se qualcosa nei suoni andava regolata meglio (batteria ed effetti del Dj su tutti). HOUR OF PENANCE La notte è ben inoltrata quando arriva il momento della brutalità: i deathster romani salgono sul palco e danno avvio alla loro infuocata esibizione, confermando tutte i riscontri positivi del loro nuovo album 'The Vile Conception'. Fin dal primo momento si capisce di che pasta siano fatti i nostri: tecnica mostruosa da parte di tutti anche se questo aspetto non va a ingolfare il sound dei romani col vuoto tecnicismo che contraddistingue, ormai, sempre più band. Anche nella presenza scenica i capitolini ci sanno decisamente fare, soprattutto con il grande spirito provocatorio del vocalist, che non manca di sferzare continuamente il pubblico, arrivando anche a pesantissime provocazioni per smuovere il pubblico (dirà scherzosamente che i Suffocation sono una band "finita"). E la scaletta va ad attingere sia dall'ultimo album, con pezzi come "Liturgy Of Deceivers" o "Drowned In The Abyss Of Ignorance", che dai lavori precedent, come "Shreds Of Martyrs" e altre. Non ce n'è davvero per nessuno, gli Hop sul palco si comportano come una specie di macchina enorme e corazzatissima che distrugge tutto ciò le si frappone, ma nella maniera più stilosa che si possa pensare. E con due cover di lusso la band chiude un'esibizione pressochè perfetta: "Dominate" dei Morbid Angel e "Catatonia" dei Suffocation. Una bella serata di musica estrema, un tantino "rovinata" dalla scarsa affluenza di pubblico, un problema che rallenta, da sempre, il rafforzamento di una scena che potenzialmente avrebbe ben poco da invidiare all'estero.
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