ROSS THE BOSS: Hailstorm
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19/10/2010Il co-fondatore dei Manowar, l’autore, insieme al bassista più veloce che c’è Joey DeMaio, della maggior parte delle hits dello storico gruppo a metà strada tra l’epic e il kitsch, è tornato a due anni dal valido esordio ‘New Metal Leader’ a far volteggiare la sua aquila manowariana sopra i cieli della AFM Records. Introdotti da una gustosissima intro in salsa spaghetti western ("I.A.G.") che nelle sue orchestrazioni è l’unica concessione (insieme all’iper-epica track finale) del chitarrista (e tastierista) americano ai "barocchismi" degli attuali Manowar, si parte alle grande con la cavalcata "Kingdom Arise", sorta di vera b-side attribuibile tranquillamente ad un masterpiece come l’ottantiano 'Kings of Metal'. Ma la vera lacrimuccia scende all’ascolto di "Burn Alive", un rock‘n'roll senza tanti fronzoli come la band di DeMaio non ci propone da anni, fregiata da un cantato dell’insopportabile Patrick Fuchs che, per una volta, tenta la strada del falsetto graffiato alla Adams riuscendo ad accontentare i vecchi e nuovi fans. Persino le lyrics di questo comeback paiono un copia-incolla dei tempi che furono, in un orgia di luoghi comuni dell’epic più tamarro che solo un vero defender nostalgico può trovare irresistibili, ma che hanno sempre il grosso pregio di divertire e di sposarsi degnamente con le melodie, a tratti solenni, di un lavoro come questo. Composto per la maggior parte da mid tempos, scolpiti da riffoni e da un valido supporto della sessione ritmica (che emerge anche grazie all’ottima produzione), interrotti solo brevemente dal lento "Among The Ruins", l’album si conclude, compiendo un circolo, dall’inizio: la lunga "Empire's Anthem" che riprende la chitarrina western dell’intro stratificandoci sopra cori e un break orchestrale. Occorre rendersi conto che la resa al microfono di Fuchs riduce del quaranta per cento l’impatto di un platter teoricamente collocabile prima del semi-loffio 'Louder Than Hell' in quanto potenza, impatto e sounds generale. Ross The Boss negli anni è decisamente migliorato in fase solista mantenendo nel contempo inalterata l’ispirazione dei "bei tempi andati", la band lo segue dignitosamente (il drumming di Matthias Mayer e due spanne sopra quello dello statico Columbus), e tutti si attende che il prossimo lavoro venga esaltato come si conviene da un cantante più carismatico e meno insopportabile.
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