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ROCK HARD FESTIVAL III

Tecnicamente l'autunno è alle porte, ma in pratica l'estate è ancora viva e vegeta in questo sabato pomeriggio di settembre, quindi quale modo migliore per passare una bella giornata che andare ad un bel festival pieno zeppo di nomi underground? Memore della magnifica organizzazione dello scorso anno, eccomi arrivare pimpante e motivato al Live club che, tra l'altro, essendo ad uno sputo da casa, conosco molto bene come locale, e personalmente lo ritengo perfetto per questo genere di eventi. Band di apertura sono i genovesi Antropofagus, gruppo storico nel panorama death made in Italy, fondato nel lontano 1998. Il pubblico ancora è davvero pochino, ma chi è già presente può godersi una prestazione davvero positiva del combo ligure, con una setlist che ben illustra i due dischi pubblicati dalla band di Meatgrinder, il debut 'No Waste Of Flesh' ed il disco del comeback 'Architecture Of Lust'. Brutal death davvero ben suonato per una esibizione che pochi hanno seguito ma comunque assolutamente buona e degna di merito. Pochissimi minuti per il cambio palco ed ecco i Phantom-X, forse la band più vicina ai miei gusti in tutta la giornata con il suo US metal davvero poderoso. Freschi della release del loro quarto lavoro, 'Opera Of The Phantom', il combo americano, guidato dagli ex Omen Glenn Maliki e Kevin Goocher, ha mostrato i muscoli ed ha sfoderato una prestazione davvero ottima. Apice dell'esibizione, la cover di ”Heaven And Hell”, ovviamente dedicata da Kevin al compianto Ronnie James Dio. Secondo me sarebbero stati molto meglio più in alto nel bill, in un orario (e con un timing adeguato) tale da permettere a più persone di vedere questa meritevole band, ma tantè, beati coloro che erano già presenti. I Fingernails, romani ed attivi da una vita (si sono formati nell'81!!!), mi hanno davvero fatto divertire; casinisti, caotici, imprecisi ed incapaci, ma dotati di un'energia davvero impressionante e contagiosa con il loro hard n'heavy. Tanto strumentalmente approssimativi quanto coinvolgenti, i Fingernails sono stati una sorpresa davvero positiva in un festival tanto serioso e duro. Magari sulla lunga distanza perdono effetto, ma così, in piccole dosi, sono uno spettacolo. Divertentissimi! Gli Opera IX dal Piemonte oggi sono tra le bands che centrano di meno, con il loro sound oscuro e d'atmosfera. Giocato principalmente sui pezzi più recenti, il set dei biellesi, ottimamente eseguito, colpisce e stupisce qualcuno, ma molti sono i thrashers più estremisti che si trasferiscono nell'area esterna per fumare o farsi quattro chiacchere. Un grande applauso per loro, perchè sono stati davvero molto bravi, rei solamente di essere stati inseriti in un contesto al quale non appartenevano. Da rivedere assolutamente in altri ambiti. Altro gruppo fuori posto i Raw Power, qui oggi per sostituire i defezionari Mekong Delta. Certo, fuori posto, ma il loro status di leggenda (talmente leggenda che persino gli Immolation si sono visti tra il pubblico a seguire il loro show) riesce a fare superare agilmente l'ostacolo ed a richiamare sotto il palco moltissime persone. Violenza hardcore a profusione per un set fittissimo di canzoni sparate a raffica una dopo l'altra, con solo qualche grazie da parte del sempre carismatico Mauro Codeluppi tra una e l'altra. Pogo, energia, violenza, per una band che colpisce sempre. A chiudere il concerto il ringraziamento di Mauro al microfono: “Grazie a chi ci ha voluto qui anche se non centravamo un cazzo!”. Per gli Helstar questa è una data particolare, in quanto si tratta dell'ultimo show prima di terminare il tour del trentennale. Ormai il pubblico presente è decisamente numeroso e la band guidata da James Rivera si può esibire di fronte ad un'audience adeguata alla sua storia. Un giusto equilibrio tra i pezzi storici, più tecnici e calibrati, e quelli moderni, assolutamente più right-in-your-face, rende la scaletta dei texani varia e vivace, con sommo godimento e coinvolgimento da parte dei fans, ed un allegro Rivera, che continua a gridare al pubblico “Gratis” invece di “Grazie”, trasmette benissimo quanto la band si stia trovando a proprio agio. Un set che scorre liscio per una esibizione davvero apprezzata. Cosa posso dire degli Exumer? Ignoranti, volgari, autori di una proposta davvero easy e di innovazione zero, ma quanto sono divertenti? La band irrompe sul palco e subito il cantante Mem V. Stein. spara una bestemmia da far tremare il cielo, ricevendo il boato di approvazione del pubblico, ed il massacro può iniziare. Thrash teutonico cattivissimo, violento, veloce, con le chitarre di Ray Mensh ed HK a creare un muro sonoro che riesco a reggere solo grazie ai tappi e con la sezione ritmica che mi fa tremare le otturazioni in bocca; quello più a suo agio sembra essere Mem, che passa praticamente tutto il concerto gridando nel microfono la bestemmia più classica, almeno una, ma anche di più, ogni canzone, sempre con il sorriso stampato in faccia. Violenti, grezzi, ignoranti, irresistibili. Altro cambio di palco ed è il turno di una delle bands più attese oggi, gli Immolation. Accolti dal pubblico come delle vere stars, gli americani hanno dato ai presenti una vera dimostrazione di quanto si possa suonare death metal con classe. Subito con l'iniziale ”Close To A World Below” il pubblico ha capito che l'ora di scherzare era passata; ”Swarm Of Terror”, ”Majesty And Decay” e ”No Jesus, No Beast” scorrono grandiose, con il pubblico che si da un gran daffare a supportare con il pogo il death della band. Robert Vigna incita continuamente i fans, mentre Ross Dolan appare monolitico, concentrato a tirare fuori dal cilindro una grande prestazione. ”Dawn Of Possession” mette fine alle ostilità, dopo un concerto davvero ottimo. Se fino ad ora abbiamo avuto grandissime esibizioni da parte di tutte le bands, prima o poi era lecito aspettarsi in colpo a vuoto, che si è manifestato nell'esibizione degli Assassin. Stonature su stonature da parte di un poco lucido Robert Gonnella, in aggiunta ad una coesione on-stage ed ad un feeling tra i componenti della band a dir poco assenti, per un concerto che a conti fatti è stato il più deludente della giornata. E poco ha cambiato la presenza sul palco dell'ospite a sorpresa, l'ex Kreator ed ex Sodom Frank Gosdzik, per le ultime tre canzoni (tra le quali la cover di ”Sodomy And Lust” dei Sodom, cantata dallo stesso Gosdzik). Concerto assolutamente non convincente secondo me. Gli Artillery erano attesi al varco da molti, ed alta era la curiosità nei confronti del nuovo cantante Soren Adamsen, chiamato a sostituire un grande e carismatico Flemming Ronsdorf. ”When Death Comes” irrompe sul pubblico, ora davvero numeroso, ed Adamsen ci mette solo una manciata di acuti a convincere tutti i presenti che la scelta è stata azzeccata. Vivace e decisamente non statico, il singer salta da una parte all'altra del palco, minimizzando in questo modo anche l'eccessiva immobilità del resto della band. Strumentalmente la prova è grandiosa, ed il pubblico mostra di apprezzare appieno ogni singola nota suonata dai danesi. La setlist viene giocata sull'alternanza tra brani storici e brani del nuovo corso, ma sono principalmente quelli moderni, dove il cantante si trova maggiormente a proprio agio, quelli più riusciti. Gran bel concerto, divertente davvero. Personalmente ho apprezzato molto questa esibizione, e spero di avere nel prossimo futuro la possibilità di rivedere dal vivo questa band. Sale il boato, ed i Bulldozer salgono in cattedra. Tutto va alla perfezione: AC Wild, pittoresco e teatrale come suo solito, dal pulpito insanguinato che funge da supporto per il microfono, quando non canta si sposta vicino ad ogni membro della band per lanciare occhiatacce e mostrare le corna, Andy Panigada è una macchina inarrestabile e tutto il resto della band supporta a meraviglia. A sorpresa vengono eseguite per la prima volta dal vivo ”Mysoginist”, ”The Final Separation” e ”Ride Hard”, ad accompagnare, tra le altre, le classiche ”Minkions”, ”Ilona The Very Best”, ”The Derby” e ”Bastards”, dedicata alla classe politica. Concerto grandioso, apprezzatissimo dal pubblico, che ha confermato quanto grandi siano i Bulldozer AD 2012. è giunta l'ora degli headliner, anzi, no, perchè, per la prima volta in tutta una giornata dalla puntualità svizzera, ecco arrivare un problema tecnico che fa ritardare l'esibizione dei Marduk di quasi 20 minuti. All'uscita degli svedesi, almeno un terzo del pubblico se ne è già andato, vuoi perchè molti erano qui solamente per il thrash, vuoi che non tutti reggono dodici ore filate di metallo; comunque i Marduk si ritrovano davanti ad un pubblico che è, al massimo, due terzi rispetto a quello che ha assistito all'esibizione dei Bulldozer. Poco male, perchè così coloro che sono rimasti hanno più spazio per pogare. I pezzi, principalmente presi dagli ultimi quattro lavori (con la title track dell'ultimo Serpent Sermon usata come opener), vengono snocciolati dalla band uno dopo l'altro in una sequenza di violenza insostenibile, giostrata in maniera perfetta da Morgan e compari. Mortuus incita continuamente il pubblico, ed il pubblico risponde alla grande, con ferocia e cattiveria. Tutto liscio fino a ”Wolves”, che chiude l'esibizione ed il festival. Che dire? Gran bel festival, non troppo disturbato dalla prestazione degli Assassin e di parecchie bands che non centravano nulla con il tema thrash della giornata, ma è stato molto bello anche così. Anche quest'anno l'idea del braccialetto per entrare ed uscire a piacimento dal Live è stata graditissima, e molti si sono concessi lunghe pause dalla violenza sonora facendo una visita al discount che si trova vicino al locale. Davvero una bella giornata, e grazie mille a chi ha organizzato il tutto.

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