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KINGS OF DARKNESS METAL FEST

13 settembre: Marduk Immolation Noctem Forsaken World Heaving Earth Rexor 15 settembre: Grave Sonne Adam Freund Hein Suicidal Causticity Hybrid Circle Krisantemia Tuchulcha Premetto che mi è dispiaciuto non presenziare alla seconda serata, quella del 14 settembre, pur avendo fatto l'abbonamento, ma lo sciopero dei mezzi non mi ha messo in condizioni tali da poter raggiungere la location. Non me ne vogliano le band, ma lasciatemi informarvi che Calenzano non si raggiunge facilmente. Il Garage Club è situato nella zona industriale, raggiungibile a circa 1km dall'uscita di Calenzano sulla A1. Per chi fosse interessato, il locale è ben fatto, staff giovane e disponibilissimo, tutto sempre ben in ordine. Il Kings Of Darkness Fest ha proposto nomi internazionali e locali per la prima sera, fino ad ampliare il ventaglio di proposte per il 14 e chiudere con altre 4 band italiane prima dei "saluti finali". Ai due giorni a cui ho presenziato, tralasciando i grandi nomi, terrei d'occhio per il futuro i Rexor che nel complesso hanno degli ottimi brani da proporre, ma i suoni non erano all'altezza, e i Suicidal Causticity da Firenze, fautori di un brutal death massiccio e con una giusta dose di groove. Mi aspetto di vederli entrambi in un contesto in cui potranno esprimersi con più tempo a disposizione. C'è anche da sottolineare che entrambe le band, a quanto pare, siano a lavoro per un nuovo disco in uscita, quindi è un altro motivo per annotare il loro nome e poterli apprezzare. Questione Heaving Earth: suoni impastati (che ci siano stati problemi di suoni o meno, immagino che è proprio la loro proposta a fare il verso in malo modo a un certo death metal di chiara matrice americana, molto debitrice a Erik Rutan), brani sin troppo lunghi e strutturati in modo confusionario. Un po' fuori luogo i Forsaken World e i Noctem, nonostante sia da sottolineare che ci si trovava ad un festival, ma la loro presenza rendeva la cosa stranamente troppo disomogenea. In ogni caso godibili, non male per carità, hanno suonato bene, e pur risultando una proposta sentita ormai mille volte, buona parte dei presenti ha gradito. Gli headliner sono stati assurdi. Cosa volete aspettarvi da una band che ha una formazione fissa da tanti anni ormai? Gli Immolation hanno proposto brani dall'ep "Providence", l'immancabile "Dawn Of Possession", "Father, You're Not A Father", e brani presi dall'ultimo full-lenght, lo spettacolare 'Majesty And Decay'. Mi è dispiaciuto non aver potuto ascoltare "Of Martyrs And Men", uno dei brani che più preferisco del quartetto di NY. Marduk in conclusione fantastici. Nonostante alcuni problemi al microfono che han fatto incazzare di brutto Mortuus, la setlist ha annichilito tutti, partendo con la titletrack dell'ultimo disco, e salutandoci con l'encore di "Wolves". Attimi di follia ed esaltazione indescrivibile con "Slay The Nazarene", la sempre presente "Panzer Division Marduk" e addirittura un graditissimo ripescaggio con "The Black Tormentor Of Satan". Spazio, com'è naturale che sia, per i brani dell'ultimo lavoro. E allora via di "Temple Of Decay", "Souls For Belial" e, a parte, l'atteso delirio assurdo con "Baptism By Fire". I Marduk ci mettono tanto, viaggiano a mille (forse anche troppo!) ma d'altro canto, il risultato è quello che conosciamo tutti. Una volta partiti non si fermano più, sono delle macchine da guerra, e chi li segue, li adora proprio per questo. Poi col nuovo cantante ormai han raggiunto un livello di brutalità incredibile. Mortuus dal canto suo, ci mette di espressività: e non è poco quando si tratta di black metal suonato in un certo modo. Durante la terza ed ultima sera voglio mettere a fuoco la performance dei Tuchulcha, che pur avendo un Ep alle spalle, hanno preferito presentarsi soprattutto con brani nuovi visto anche il cambiamento in formazione. Meno incisivi Krisantemia e Hybrid Circle a cui va lo stesso un plauso per essersi messi in gioco consapevoli di proporre un modern-death metal che non avrebbe trovato il feedback che si aspettavano. Il momento dell'headliner si avvicina, e ci avviciniamo a qualcosa di più attinente alla serata con i Sonne Adam, direttamente dall'Israele fautori di un ottimo death/doom granitico, senza alcun stacco in velocità a là Asphyx, per dirne una. Col cambio palco, si avvicina il momento Grave. Il loro è il tipico compito svolto con discreta voglia: la setlist è pressoché perfetta e loro suonano alla grande con dei suoni spaventosi, ma il risultato non dà nulla di veramente soddisfacente in cambio. Alti e bassi per una setlist forse anche sin troppo breve ed eseguita in modo freddo. Diciamo che è quel "suoniamo e tanti saluti a tutti" che mi ha fatto pensare un po troppo in negativo sulla performance degli svedesi.

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