NOVEMBRE
Quando oramai quasi nessuno ci sperava più, ecco che l’anno passato veniamo sobbalzati da un’importante notizia: il ritorno dei Novembre nella musica che conta. E allora gli appassionati di quella branca oscura e malinconica del metal dove la band romana ha segnato i tempi negli anni ’90-2000 si sono sentiti in qualche modo rigenerati nel sapere che potevano tornare a riassaporare parole e musica nuove di Carmelo Orlando e compagni. Il prodotto di questo ritorno, che in realtà è stato il frutto di una lunghissima gestazione durata 8 anni, è stato ‘URSA’, un viaggio nella natura materiale e spirituale, che si è rivelato un nuovo importante capitolo della storia dei Novembre. Non solo, ma oltre al nuovo album della band, ciò che ha fatto ulteriormente accrescere di gioia gli appassionati è il loro ritorno anche sulla scena live italiana. I Novembre hanno organizzato una serie di date in varie località italiane scegliendo come supporti una tangibile quantità di band, ovviamente di casa nostra, che sono tra le più apprezzate e qualitativamente valide della scena italiana (per esempio Shores Of Null, In Tormentata Quiete, L’Alba di Morrigan, ecc.). Nella tappa del Live Club di Trezzo d’Adda di venerdì 29 aprile questa speciale occasione di stare fianco a fianco con i Novembre è toccata ai Sadist, storica band dedita al progressive death metal che ha inciso da poco tempo l’album ‘Hyaena’. Una nota non molto positiva è stata l’affluenza del pubblico, assolutamente non all’altezza di band meritevoli di tutto il rispetto guadagnato sul campo, e segno che si fa ancora molta fatica a capire che in Italia di qualità ce n’è da vendere e da esportare in ogni angolo, caratteristica che invece può non essere presente in molte band internazionali tendenzialmente più acclamate. Ma questo è un discorso che non merita di essere approfondito in questo specifico contesto, quando invece bisogna dare spazio a ciò che Sadist e Novembre hanno espresso sul palco.
Si parte con l’esperienza dei Sadist, che iniziano proponendo alcuni brani dell’ultimo ‘Hyaena’, tra cui spicca la dirompente “Bouki”. I brani dell’ultimo album dal vivo, come onestamente anche su disco, riescono faticosamente a fare breccia e resa positiva dal vivo, nonostante l’impegno messa dalla band. Le cose cambiano non poco, ed in maniera positiva, quando Trevor e compagnia interpretano i brani tratti dai lavori precedenti, dove si notano con maggior piglio le qualità dei musicisti, che sono mai state in discussione. Da “1000 Memories” a “Perversion Lust Orgasm”, fino alle acclamate “Tribe” e “Season In Silence”, la loro performance è stato un lento ma graduale crescendo, con le prestazioni ai singoli strumenti di grande valore tecnico e compositivo. Tommy Talamanca con la sua combo chitarra/tastiere suonate praticamente all’unisono ha raggiunto picchi qualitativi di assoluto livello, e lo stesso si può affermare per Andy Marchini ed il suo basso a sei corde molto articolato, ma realmente profondo. E la voce di Trevor è risultata sempre presente e sempre di alti contenuti. Acclamati dal pubblico, concludono con un bis dedicato ad un altro loro vecchio classico, come “Sometimes They Come Back”, che li fa congedare dal Live consapevoli di aver svolto il loro dovere e di aver fatto divertire il pubblico.
Tra i presenti l’attesa per il ritorno sui palchi dell’area metropolitana milanese dei Novembre si fa a mano a mano più evidente. Aspettative palesatesi in vera acclamazione quando i componenti della band entrano in campo e iniziano sulle note di “Australis”, traccia di apertura di ‘URSA’. Sia questa che la successiva “Anaemia” dal vivo rendono un po’ a sprazzi, non riescono a raggiungere il giusto livello di atmosfera che da una band come i Novembre ci si aspetterebbe. Massimiliano Pagliuso alla chitarra, fido compagno di avventure di Carmelo Orlando, emette dei suoni che sembra rimangano confinati in uno spazio da cui è difficile uscirne fuori ed esprimere maggiore potenza. E Carmelo stesso, molto espressivo e presente nelle poche parti di growl, nelle parti di voce pulita è sì personale, ma non catalizza l’ascoltatore in maniera tale da far compiere viaggi trascendentali. Come per i Sadist poco prima, anche per i Novembre l’andamento della performance tende a crescere, anche se leggermente di meno rispetto a Trevor & co. E come per i Sadist, i brani che entrano più in sintonia con le tempra del pubblico sono quelli più datati, in particolare “Tristeitaliana”, “Nostalgiaplatz”, e dall’album di debutto ‘Wish I Could Dream It Again’ viene proposta “Sirens In Filth”. Sono questi i brani che nella carriera dei Novembre hanno contato e contano tanto tuttora. E questo lo si è sentito anche sul palco del Live, dove i musicisti, in particolare Fabio Fraschini al basso e Giuseppe Ferilli alla chitarra, ed anche lo stesso Pagliuso hanno dato una prova più che dignitosa, e creando dei fraseggi di maggiore interesse. Di contro, il notorio carisma di Carmelo Orlando non si è tramutato in una prova convincente dal punto di vista musicale: da notare innanzitutto che ha passato parecchio tempo dello show a fissare gli occhi sul palco alla ricerca dei testi nascosti agli occhi del pubblico dalle spie, con la sensazione concreta che facesse parecchia fatica a ricordarseli; inoltre la sua voce, soprattutto nelle parti pulite, non entrava diritta nel cuore dell’ascoltatore, ma passava davanti e se ne andava, lasciando ben poca cosa.
Si chiude dopo un’ora e venti circa di show, con l’accoppiata “Child Of The Twilight”/”The Dream Of The Old Boats”, a riassaporare vecchi ricordi lontani e tangibili genuinità in salsa dark. Nel complesso un buono show, ma sicuramente non indimenticabile. Da una band come i Novembre ci si sarebbe potuti e dovuti aspettare sia un po’ di atmosfera, ma anche un po’ di aggressività in più, che certamente avrebbe maggiormente giovato alla mente degli appassionati, ed avrebbe permesso di entrare in una dimensione cosmica più consona alle loro potenzialità. Questa dimensione è stata per alcuni tratti lambita, ma mai completamente raggiunta. Ma noi continuiamo ad avere completa fiducia per il futuro.
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