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NECRODEATH

Ben 32 anni di carriera, concerti in lungo in largo, una nutrita discografia che può vantare al suo interno degli album considerati capolavori del metal estremo "made in Italy", questi sono in pochi punti salienti i Necrodeath. Coerenza e attitudine tradotti in puro odio sonoro che come una mareggiata invernale ha investito per la prima volta la città partenopea. L'evento atteso da tutti i fan del metal più oltranzista, ed oserei dire da tutti gli amanti della storia del metal italico, è fissato per il 16 Febbraio nella location vomerese dell'Hades, quale posto più indicato per una discesa negli inferi? Ad introdurre l'evento ci sono ben quattro band di apertura, un po' tante a parere di chi scrive, ma dal livello più che buono ed alle quali è affidato l'arduo compito di riscaldare la platea prima dell'entrata in scena degli attesi headliner. Tra questa nutrita schiera di band meritano sicuramente una menzione particolare i Wolfear, band di Eboli impegnata nel difficile compito di convogliare i vari metalhead ancora sparpagliati per il locale sotto al palco; e ci riescono bene proponendo il loro sound thrash dalle tinte moderne che si lascia ascoltare con coinvolgimento, e i Brand New Punch, realtà groove metal di Cassino. Proprio questi ultimi possono vantare una delle migliori esibizioni dell'intera serata; coinvolgenti ed a loro agio sul palco sciorinano una manciata di brani trascinanti e molto catchy che fanno buona presa sugli ascoltatori oramai divenuti più numerosi. Ed infine, sull'appropinquarsi della mezzanotte, introdotti dalla cupa voce che recita un resoconto di secoli di eccidi compiuti in nome della religione, salgono sul palco i Necrodeath, compagine capitanata dal carismatico Flegias che parte a briglia sciolta con uno dei classici estratto da 'Black As Pitch', "Church's Black Book". La band parte in modo violento prendendo a schiaffi in faccia il numeroso pubblico che si accalca sotto al palco, fustigato dal suo Caronte in questo viaggio verso l'inferno. I successivi brani inanellati pescano dalla produzione più recente, tra questi spiccano "Lust" e "Wrath", tratti dall'ottimo 'The 7 Deadly Sins' del 2014, interessanti nella combinazione di testo tra l'inglese e l'italiano che in questo caso trova la sua piena efficacia. Una delle chicche della serata arriva dopo solo poche tracce, quando Flegias introduce "Rise Above", traccia tratta da 'Mondoscuro', EP split in collaborazione con i compagni Cadaveria e seguita dal classico dei classici, "Hate and Scorn", tratto dal disco reputato da molti il capolavoro italiano del metal estremo, 'Mater Of All Evil'.

La band non si arresta un secondo e non da modo di riprendere fiato, instancabile e piena di entusiasmo ed energia che trasmette a tutta la platea, procede come un cingolato scandito dal ritmo di un sempre preciso Peso che dimostra, qualora qualcuno avesse ancora dubbi, la sua incredibile capacità dietro le pelli, la sua tecnica sopraffina di ispirazione smaccatamente slayeriana che lo accomunano a musicisti internazionali del calibro di Dave Lombardo. I ritmi si incupiscono con "Master Of Morphine" e dopo di questa è proprio Peso a dare prova delle sue abilità di cui abbiamo accennato, prodigandosi in un drum solo estratto da "100% Hell", una delle tracce più articolate e particolari dell'intera carriera dei genovesi. Ma anche Pier vuole dire la sua, e lo fa esibendosi in un assolo di chitarra che rappresenta un sunto di tutta la sua grande tecnica; plettrate alternate a ritmi forsennati, melodie in tapping e per finire si lancia in un tributo hendrixiano suonando con i denti la sua già massacrata sei corde. L'intermezzo strumentale non ha fatto altro che infiammare ancora di più il pubblico che reclama ancora altre bordate di violenza e che viene subito accontentato da una mitragliata di classici tra i più violenti pescati dagli albori della storia dei Necrodeath; è il turno di "The Creature", "Mater Tenebrarum" e "Sauthenerom", trittico estratto da 'Into The Macabre" del 1987 e "Fragments Of Insanity", estratto dall'omonimo album del 198, altro capolavoro italico del thrash più oscuro e violento. La band prima di congedarsi definitivamente dalla massa che non sazia reclama ancora a gran voce il loro nome, ha tempo ed energie per offrire ancora due encore; la riuscitissima ed antemica "At The Roots Of Evil" e la classica cover che tributa i padrini del thrash estremo, gli Slayer, con "Black Magic", suonata con ancora più foga, malignità e velocità rispetto all'originale. La serata si conclude, i nostri si rifugiano nell'anfratto del backstage per riprendere fiato prima di concedersi generosamente al pubblico per fotografie ed autografi di rito. Ciò che ci resta di questa serata è sicuramente la soddisfazione di aver visto dal vivo un gruppo che insieme a pochi altri può vantarsi di aver contribuito a fondare una scena estrema italiana, nonchè ad influenzare gruppi fuori dai confini della penisola italica, una band più in forma che mai, in grado di poter dare ancora tanto, con un entusiasmo da ragazzini e dotati di una grande umiltà ed umanità che li rendono disponibili ad intrattenersi con i fan per poter scambiare qualche chiacchiera in modo amichevole. Sentiamo di aver portato con noi un pezzo di storia e li salutiamo sperando di poterli rivedere presto ancora da queste parti. Ovviamente, in chiusura, non si può che ringraziare l'immane lavoro fatto dalla Live To Rock che ha organizzato, con le risapute difficoltà del caso che questa città impone, un evento di così ampia portata.

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