NADJA
Chiediamo venia ai Uochi Tochi, ma un contrattempo imprevedibile ci ha impedito di assistere al loro show. I canadesi Nadja sono un duo statico (nessuna concessione allo spettacolo inteso come performance teatrale o interazione col pubblico) composto da Aidan Baker (chitarra, sampler) e Leah Buckareff (basso); sulla scena da almeno venti anni, hanno al loro attivo una caterva di produzioni (circa cento tra album, Ep, split, compilation e live) per diverse etichette piccole e grandi, contraddistinte da scenari che vanno dall’ambient doom al drone, dal noise all’industrial, rigorosamente strumentali, dilatati e psichedelici sui quali fluttuano chitarra e basso distorti a mò di viaggio sia nell’etereo, sia nella marzialità, dove l'elettronica gioca una parte preponderante. Per darvi un idea più calzante: i Godflesh sotto acido, batteria elettronica settata su ritmiche doom, tonnellate di distorsioni e rifrazioni dilatatissime. Sembrava di stare in un industria siderurgica, dove pachidermici e ripetitivi pattern di noise si avvicinavano al drone sulla falsariga di quanto fatto dai Suicide. Nell’esposizione dei Nadja non vi sono dei veri e propri crescendo, ma ciò che aumenta d’intensità è il livello del rumore bianco di fondo sul quale si innestano le distorsioni di chitarra e basso. In alcuni brani la chitarra è stata suonata con l’archetto del violino per creare quel continuum di suono che altrimenti non sarebbe possibile ottenere. Il pubblico è stato narcotizzato da questi loop/drone di suono che si propagava all’infinito senza smorzarsi mai (refrain). Un'ora di wall of sound monolitico, cadenzato ed imperscrutabile.
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