MOTORPSYCHO
Evento più unico che raro per Roma: un concerto annunciato per le 21.30 inizia con puntualità svizzera. Locale pieno al limite della capienza, caldo a livelli di fornace siderurgica che aumentava contestualmente al numero delle presenze nella location; inizio show talmente a ritmi blandi e suoni soffusi che se non fosse stato per la gente che si dirigeva all'interno della sala concerti, nemmeno ce ne saremmo accorti. Tenendo presente che le sonorità dell'ultimo album sono più tranquille che nelle precedenti release, avevamo dei timori che l'andazzo sarebbe stato quello di un basso livello di rumore; dubbi immediatamente fugati. Come un motore diesel che ha bisogno di scaldarsi prima di dare il meglio di sè, il triumvirato svedese ha spinto sull'acceleratore salendo sia in termini di ritmo che di intensità, attraverso pattern chitarristici avvolgenti e coinvolgenti, spirali di sound caldo che sale impetuoso come l'alta marea - "Big Black Dog". Imbracciata una chitarra a doppia asta veniamo catapultati in quelle sonorità psichedeliche tipiche degli anni 70 in piena Pink Floyd era: "Lacuna/Sunrise" e "Flick Of The Wrist" con tanto di esalazioni lisergiche e psych; cambio di posizione dietro gli strumenti: il batterista si dedica alle tastiere ed ecco venirne fuori un pezzo pop unplugged come "Feel". Rientrati dietro le rispettive competenza, cambiano totalmente registro; stoner nineties come fossero i Queens Of The Stone Age/Kyuss che ci costringe a scapocciare con "Hell, Part 1-3". Si rallenta con i rimandi progressive vintage, camaleontici, cangianti di "Running With Scissors" e "I.M.S.", con "Feedtime" si ripompa sugli amplificatori con la telluricità dei Soundgarden di 'Louder Than Love'; per chiudere la maratona, un ultimo lungo estratto di 'Here Be Monsters'. Sfidiamo qualsiasi fan dei Motorpsycho a riconoscere i brani che la band propone dal vivo, una loro caratteristica è sempre stata lo stravolgimento delle strutture e come tali si sono dimostrati anche stavolta. Un excursus di tre ore lungo il quale hanno privilegiato quasi interamente l'ultimo lavoro "Here Be Monsters" (motivo del tour), ed in cui hanno dimostrato una volta di più di essere abili manipolatori della loro arte, anche se alcuni estratti (specie nella seconda parte del set) sono stati qualitativamente inferiori ai precedenti, ma qui subentra il gusto personale. Imprescindibili alfieri di un viaggio musicale lungo 40 anni.
18. Here Be Monsters
Frago
28/05/2016, 14:12
Li adoro alla follia in alcuni album, li odio quando fanno i polpettoni di pseudo prog che si aggrappa alle palle e le strizza senza pietà. Facendo la media, restano dei grandi. Igor, sei sempre fortunato ad assistere a live del genere.