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MOTOROCK AS FIREFEST 2008 - DAY III

Sulla scia di un tutt'altro che brillante entusiasmo, ovviamente motivato dalla cancellazione della serata hard-rock della manifestazione a causa delle intemperie del maltempo, la carovana del Motorock As FireFest si riattiva il giorno successivo con la giornata dedicata alle tribute bands. Il via viene sancito dall'avvento on-stage degli ZZ-Shock, pronti a scaldare per primi l'audience musicale del festival con il loro omaggio al combo di Billy Gibbons: divertenti ed efficaci, hanno meritato i primi applausi di un pubblico sino a quel momento ancora rado. Una prestazione da sei in pagella è quella che merita invece lo show dei Phantom Of The Opera, i quali sono stati autori di uno show condito da qualche errore esecutivo ma anche dallo sfoggio di una discreta grinta dall'inizio alla fine. Dopo una quarantina di minuti tocca a quella che è stata battezzata da molti la vera sopresa del sabato lasciare la propria firma sul palco: i Midnite Maniac, infatti, irrompono come una furia nell'ancora diffusa quiete del pomeriggio per regalare ai presenti una performance assolutamente devastante, in cui tutta la band al completo ha saputo dare dimostrazione di grande quadratura ed affiatamente nella loro riproposizione dei grandi classici degli elvetici Krokus. Anche gli Hammers hanno saputo attirarsi le simpatie dell'audience della manifestazione, complici uno stile in grado di ricalcare a dovere quello dei ben noti Lemmy e co., mentre qualche dubbio è stato avanzato sul relativo stato di forma dei The Zoo, da tempo fregiatisi anche del marchio di tribute band ufficiale dei teutonici Scorpions: alcune poco decise esecuzioni vocali, infatti, non hanno propriamente convinto. Di tutt'altra pasta si sono rivelati i C.O.D. in qualità di "cloni" di dichiarati dei mitici Ac/Dc, spruzzando sudore ed allegria per tutta la propria permanenza on-stage, mentre è con marcato dispiacere che il festival ha dovuto accettare la mancanza degli inizialmente annunciati Fire & Ice, ai più già noti per la propria opera di omaggio al sound del virtuoso scandinavo della sei corde neoclassica J. Malmsteen. Il dolce abbraccio delle prime ore serali ha invece fornito ai "locali" Wildsnake il miglior ambiente possibile per il proprio tributo alla storia del serpente bianco: novanta minuti percorsi nel migliore dei modi con una scaletta curata nei minimi dettagli, intelligente anche nel pescare la carta della title-track dell'ultimo album dei Whitesnake 'Good To Be Bad'. Bravi ed ispirati nello scaldare a dovere il pubblico oramai diventato particolarmente folto, il quale ha potuto assaporare ancora una volta tutta la classe e la notevole energia emanata dai sempre positivi e graffianti 60/70: uno show al fulmicotone il loro, scandito da una prova generale del gruppo perfetta dall'inizio alla fine del concerto. Una degna conclusione di una giornata riuscita insomma, in cui le note dei grandi nomi delle sonorità hard 'n' heavy hanno potuto rivivere grazie alle interpretazioni di alcuni tra i più rinomati tributi firmati dalle formazioni made in Italy.

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