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MISFITS

Grande serata oggi al Live, perché fa tappa al rinnovato locale brianzolo il tour dei Misfits, leggenda del punk americano. Mi presento con largo anticipo presso lo stabile che stasera ospiterà il concerto, ma per motivi strettamente organizzativi (il mio accredito non risultava presente nella relativa cassa), riesco ad entrare solamente dopo la conclusione dell’esibizione degli Andead, progetto solista dell’ex Rosko’s Andre, che, abbandonati i panni rockablly, ora propone un solido punk-rock melodico. Beh, peccato, ma almeno sono riuscito ad entrare in tempo per l’esibizione degli storicissimi Raw Power, vera leggenda dell’Hardcore made in Italy. Il set è davvero violento, e l’energia sprigionata da Mauro Codeluppi e soci è incredibile, con il singer che salta e strilla per tutto il tempo, coinvolgendo a dovere il pubblico in un pogo davvero mostruoso. L’esibizione degli emiliani non è lunghissima, ma intensa e feroce, e credo proprio che molti nel pubblico abbiano ringraziato qualche santo in paradiso per essere arrivati alla fine dei Raw Power senza essersi fatti troppo male. Solo onori per loro, per l’esibizione che tutti si aspettavano. È il momento del cambio palco per l’arrivo sulle assi degli headliners di serata, che salgono sulle assi del Live dopo l’Halloween di John Carpenter usata come intro, sulle note della loro di "Halloween". Sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso dai Misfits, maestri di punk melodico e di ironia, perché quello al quale assisto è un concerto violento, tirato e cattivo, con tutti i pezzi eseguiti ad una velocità che li snatura e li rende tutti simili (neppure il cantato aiuta, con le parole delle songs spesso giusto accennate se non semplicemente ringhiate), tanto che su una setlist comprendente decine di pezzi sono riuscito a distinguerne veramente pochi, forse meno di dieci (azzardo "I Turned Into A Martian", "Teenagers From Mars", "Last Caress", "Attitude", "Skulls", "American Psycho" e "We are 138", song che chiude prima dei bis, ma vi ripeto, erano irriconoscibili, e potrei anche sbagliarmi). Jerry Only fa smorfie feroci al pubblico e non smette mai di suonare (un applauso per il suo basso, davvero magnifico) e cantare come se avesse il diavolo alle costole, e Dez Cadena fa lo stesso, in un turbine di velocità che mi spinge a pensare che forse davvero il black metal è una deviazione del punk. Bis a base di "Green Hell" e "Die Die My Darling" prima della conclusione di un concerto che a priori mi incuriosiva, ma che alla fine mi ha quasi disturbato. Anche il pubblico non mi è apparso per nulla soddisfatto, e parecchie sono state le bestemmie clamorose che ho sentito uscendo dal locale.

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