GOD IS AN ASTRONAUT
Seratona col botto (locale praticamente quasi pieno con circa 800 presenti) quella organizzata dalla Hellfire Booking in collaborazione col Traffic Live che, per la terza volta in cinque anni, ci portano gli irlandesi God Is An Astronaut a Roma in un locale che stavolta non farà restare nessuno fuori dalla sala concerti in spasmodica ricerca di un biglietto. Aprono i romani Snow In Mexico fautori di uno shoegaze psichedelico, mellifluo e dilatato (lunghi tappeti di tastiere malinconiche) che trae ispirazione e linfa vitale dai Jesus And Mary Chain ed epigoni quali My Bloody Valentine e Slowdive, venando il tutto con colate di postrock. Show tendente all'onirico se non fosse per quelle poche tracce in cui il duo decideva di acclelerare, aumentando la velocità della batteria elettronica; avendo all’attivo solo due Ep hanno suonato per pocò più di mezzora rimanendo molto statici sul palco, e sempre nascosti dalla penombra. A seguire I God Is An Astronaut salutati dal tripudio del pubblico ormai abituatosi alla loro presenza con cadenza regolare; l'occasione è relativa alla presentazione dell'ultimo parto, 'Origins'; sul palco due membri in più che non hanno figurato nei precedenti show romani, determinando una maggiore dinamicità nel sound e una presenza di elettronica superiore rispetto ai dischi precedenti. Ne ha guadagnato il muro di suono anche se, a dirla tutta, stavolta il fonico non ha avuto piètà della orecchie del pubblico; un volume ai limiti della sopportabilità (se non oltre) non permetteva di gustare appieno le melodie, i fraseggi e i crescendo tipici della band, mortificando il tutto con questi volumi sovrumani (ci chiediamo se mai i fonici si mettono dall’altra parte della consolle a sentire il livello del volume). "Echoes" da 'God Is An Astronaut' ha aumentato il tasso di melodia e delicatezza permettendo alle orecchie di respirare per un attimo. Dopo tutta la pressione sonora a cui siamo stati sottoposti, lo show volge al termine e forse qualcuno avrà accennato al fonico di aver esagerato un po', o forse lui stesso si è accorto che cominciavano a fischiargli le orecchie tanto che ha abbassato il volume ed abbiamo potuto apprezzare (forse anche per questo) "The Last March", "From Dust To Beyond" e "Red Moon Lagoon" tratte dall’ultimo lavoro, ed il salto indietro nel tempo, rispettivamente fino alle due prime opere: da 'The End Of The Beginiing' con "Route 666", e da 'All Is Violent All Is Bright' con "Suicide By Star". Una band che non si discute, il numero degli intervenuti dimostra l’amore viscerale che il pubblico gli tributa, ricambiato dai continui apprezzamenti del cantante nei confronti di questa dimostrazione d'affetto. Setlist: 01. Weightless 02. Transmissions 03. All Is Violent, All Is Bright 04. Reverse World 05. Echoes 06. Exit Dream 07. Fragile 08. Signal Rays 09. Forever Lost 10. Spiral Code 11. Fire Flies and Empty Skies 12. Calistoga 13. The Last March 14. From Dust To Beyond Encore: 15. Red Moon Lagoon 16. Suicide by Star 17. Route 666
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