EVERYTIME I DIE
Ultima data del tour europeo (e infatti il banchetto del merch si presentava praticamente vuoto) per gli statunitensi Everytime I Die, ormai sulla cresta dell’onda dopo gli ultimi due vincenti lavori ‘Gutter Phenomenon’ e ‘The Big Dirty’. Ad aprire la serata trevigiana ci pensano gli AIRWAY, che giocano in casa e godendo dell’appoggio del pubblico dimostrano che, a distanza di un anno, sono parecchio cresciuti (complice anche un tour europeo in compagnia degli A Breach On Heaven). Il debutto ‘Faded Lights’ viene depredato dei suoi pezzi migliori, in particolare ‘Wake Up’, ‘My Revenge’ e ‘Get On The Dancefloor’. Niente da dire sulla performance, pressochè perfetta, e le mie uniche riserve sugli Airway rimangono le stesse, ovvero la ripetitività dei riff e dei ritornelli talvolta poco incisivi, cosa che comunque in sede live si fanno sentire ben poco. Complimenti. A seguire i da me sconosciuti SCARY KIDS SCARING KIDS, autori di un minestrone indefinito a cavallo tra metalcore tastieroso e metal più ortodosso. In realtà la resa sonora era pessima, e si potuto capire ben poco della proposta della band, che mi è sembrata comunque tutt’altro che all’altezza della situazione (e non sono stato l’unico a pensarla così). Decisamente trascurabili. L’ultima band prima degli headliner è rappresentata dai DROP DEAD GORGEOUS, a me pressochè ignota ma per la quale stasera molte persone sono qui. I cinque si riallacciano al carrozzone del metalcore che va per la maggiore, unendo facciate più noise ai classici ritornelli emocore. Una formula del genere è purtroppo penalizzata dal fatto che, accanto a pasaggi interessanti e riusciti, si trovano stacchi al limite del caos puro (soprattutto in sede live), e il bilancio finale non è comunque granchè positivo per i Drop Dead Gorgeous, seguito di ragazzine a parte. Sulle note della ‘sigla’ della 20th Century Fox (la stessa che sentite prima dei film, per capirci) fanno il loro ingresso gli EVERYTIME I DIE. Purtroppo il locale si è leggermente svuotato (complice anche l’orario di inizio dello show), ma il centinaio di persone presenti non ha certo mancanto di supportare la band americana. Keith e soci si rivelano dei veri animali da palco, interagendo in continuazione con il pubblico, e allungando a dismisura le pause tra un brano e l’altro per fare delle vere e proprie chiaccherate con l’audiece. ‘Hot Damn!’ e gli ultimi due dischi sono tutti saccheggiati, con il top raggiunto da ‘The New Black’, ‘Kill The Music’ e ‘No Son Of Mine’. Un concertone, di quelli che valeva la pena non perdersi. Get fuckin’ dirty.
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