CRADLE OF FILTH
I Cradle Of Filth sono un po' una costante del mondo metal; conosciuti da chiunque, amati o odiati, va detto che Dani e compagnia (ormai rimasto unico superstite a comandare la cricca) sono sempre riusciti non solo a godere di un seguito sempre maggiore ma anche a sfornare album all'altezza senza troppi scivoloni. Questa di Treviso è la prima delle tre date italiane; vediamo come è andata.
Ad aprire ci hanno pensato i nostri Cadaveria, fronteggiati appunto dalla classy Cadaveria (e con Flegias dei Necrodeath alla batteria), ricercati e teatrali al punto giusto, ma senza risultare pacchiani o noiosi. Nel poco tempo a loro disposizione, in un New Age ancora mezzo vuoto (ma anche con i Cradle Of Filth non si raggiungerà l'affluenza da grandi occasioni purtroppo), la band 'lynchiana' propone i suoi pezzi migliori, in particolare da 'Horror Metal'. Il concerto scorre velocemente, ma viene apprezzato da chiunque, segno che la band sa fare il suo lavoro più che bene.
Seguono gli australiani Ne Obliviscaris, celebri non solo per le capacità musicali, ma anche per essere riusciti a finanziare un tour con successo grazie a kickstarter. Il metal progressivo un po' moderno, un po' gotico dei nostri colpisce il pubblico con classe, e nonostante la lunghezza dei pezzi (più di mezz'ora di concerto per solo 3 brani) il coinvolgimento rimane alto durante tutta la performance, merito della perizia strumentale del gruppo e del loro songwriting magnetico, soprattutto nel capolavoro 'Devour Me Colossus'. Un battesimo italiano pienamente soddisfacente quello dei Ne Obliviscaris, che speriamo presto di rivedere in un contesto tutto per loro.
Su un palco abbastanza sobrio, e soprattutto sulle note della storica 'Humana Inspired To Nightmare', salgono sul palco i Cradle Of Filth. La doppietta introduttiva è da panico, con 'Heaven Torn Asunder' e 'Cruelty Brought Thee Orchids' eseguite di seguito. La perizia dei nuovi strumentisti non si discute, pur un po' anonimi, ma al carisma ci pensano l'istrionico Dani Filth (non un calo di voce, anche se a volte il piccolo singer sembrava seccato, forse per via delle piccole dimensioni del palco) e il nuovo acquisto Lindsay alle tastiere e voce, un' ottima scelta: elegante e sensuale, brava e lontana dalla pacchianeria a cui i nostri ci avevano abituati in passato. Tolti i doverosi pezzi dall'ultimo, comunque validissimo, 'Hammer Of The Witches' la setlist ha presentato tutti i pezzi più caratteristici del combo, soprattutto della prima fase ('Thornography, 'Godspeed On The Devil's Thunder', 'Darkly Darkly Venus Aversa' e 'Manticore' sono stati completamente ignorati) di carriera, 'something ancient', come ha detto Dani. A dispetto di un'affluenza un po' troppo contenuta la band non si è risparmiata, e anche i suoni (spesso e volentieri vero tallone d'achille delle loro prestazioni live) si sono rivelati all'altezza. Niente fuochi, spogliarelliste e faccende varie, ma una scaletta e una performance eccezionale che hanno confermato quanto detto nelle prime righe di questo report.
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