CHILDREN OF BODOM
Ormai il periodo più recente della scena musicale internazionale è imperversato dalla riproposizione dei grandi classici degli anni passati, in concomitanza di periodi particolari quali, ad esempio, anniversari a cifra tonda di album fondamentali per la carriera di una band e dell’intero genere, piuttosto che celebrazioni della fondazione di determinate band, ecc. Al Live Club di Trezzo sull’Adda (MI), nella serata di mercoledì 22 marzo, si è svolto uno di questi interessanti capitoli, vale a dire il ventesimo anniversario della pubblicazione dell’album di debutto di una tra le più importanti melodic death metal band internazionali, ‘Something Wild’ dei Children Of Bodom. Una band che ha fatto dell’unione tra velocità, potenza, melodia e tecnica il loro punto di forza; il tutto condito dal carisma e dalla classe musicale del leader Alexi Laiho. La serata del Live si annuncia quindi promettente, con un locale che si presenta già piuttosto gremito durante gli show delle band di apertura, e che si divide tra giovani (anche molto giovani) e gente più navigata in modo variegato. Ad aprire la serata due band diverse, ma altrettanto potenti, come i canadesi ONI e i danesi Forever Still.
Gli ONI intrattengono la già cospicua presenza di ascoltatori con il loro death metal pieno zeppo di inserti progressive, che rendono molto fruibile il loro ascolto, e quindi sostanzialmente interessante. Tengono banco in modo particolare la voce e la possanza fisica di Jake Oni, con il suo timbro growl che è piuttosto classico per il genere, ma che si dimostra bello potente ed espressivo, e il più inusuale xilofono di Johnny DeAngelis, che occupa gran parte del palco e costruisce una scenografia tutta particolare e coinvolgente.
Si diversifica non poco l’offerta della serata con i Forever Still, attualmente in forza con un panzer della produzione e promozione discografica come la Nuclear Blast, e quindi fatti girare pressochè dappertutto nel giro dei media web e radiofonici. La band ha già fatto tappa in Italia lo scorso autunno supportando i Lacuna Coil, e sentendo la loro musica si può dire che prendono parecchio spunto dalla band di Cristina Scabbia. Sia come musiche, che come aspetto vocale, dato che la spumeggiante Maja Shining sembra voler emulare a tutti i costi la più esperta collega, riuscendoci in parte, soprattutto nella prima parte della loro esibizione. Un metal moderno ed alternativo molto standard, che non riesce però a compiere quel salto di qualità, quel balzo in avanti ulteriore in grado di far entusiasmare l’ascoltatore, con la prestazione della Shining che, nonostante la volontà energica che sprigiona, va calandosi gradualmente, fino a beccare qualche spiacevole stonatura che è stata facilmente intuibile. Il pubblico infatti apprezza più l’avvenenza della cantante che lo stile musicale della band, risultando piuttosto freddo negli apprezzamenti ed ansioso di sentire gli headliner della serata.
I Children Of Bodom vengono accolti con un autentico boato dal pubblico che ha ormai occupato i vari spazi del Live Club. La band si è presentata piacevolmente carica, ed ha iniziato le danze con “Deadnight Warrior”, scatendando sin da ora la furia goliardica e funesta dei presenti. La band è in gran forma, su tutti Laiho con il suo consueto modo di cantare e di comunicare con la sua chitarra, e di Jaska Raatikainen alla batteria, sempre presente e puntuale nei suoi battiti, nonché estremamente incisivo e ficcante nello sbattere sulle pelli. È con “Needled 24/7” che il pubblico inizia a scatenarsi ancor di più, grazie alle ritmiche forsennate e possenti della band. Pogo e coinvolgimento del pubblico si sono azionati quasi automaticamente durante tutto il concerto, si è fatto fatica a contare i vari crowdsurfing (almeno una trentina), che testimoniano che la serata sta andando come meglio non avrebbe potuto. Il grande telo alle spalle della band simboleggia il soggetto che campeggia sulla copertina di ‘Something Wild’, e la riproposizione per intero di quell’album ha creato scompiglio tra i presenti, e i vari brani sono stati quelli accolti maggiormente, in cui anche la prestazione della band è stata molto ben al di sopra della soglia di sufficienza. Ed anche molti brani dei primi album della loro carriera hanno creato quella sensazione di riscoperta che è stata un’autentica liberazione sia per la band, che per il pubblico. Spesso e volentieri, il tastierista Janne Wirman si dileggiava nello scattare foto verso il pubblico, che testimoniano il caloroso affetto nei loro confronti; e ciò non ha minimamente inficiato la sua performance, anch’essa decisamente incisiva e poderosa. La riproposizione di autentici classici come “Angels Don’t Kill”, “Red Light In My Eyes”, “Hate Me!” e “Lake Bodom” sono autentico grasso che cola per i fan più spudorati dei Bodom, e la presenza di Laiho rende il tutto più avvincente. Dopo una meritata pausa, la band rientra per i saluti finali contornati dall’interpretazione di “The Nail” e “Towards Dead End”, altre autentiche frustate metalliche. Come si sperava, tutto è andato pressoché liscio, con suoni molto buoni lungo tutto la durata del concerto, e con tutte le componenti facilmente percepibili, senza quindi fastidiose sovrapposizioni e pasticci. Le atmosfere create dalla chitarra stupefacente di Laiho e dalle tastiere di Wirman sono state piacevolmente assaporate da tutta la gente. I Children Of Bodom dimostrano quindi di essere sempre presenti, e vogliosi di continuare a sfornare emozioni.
Commenti