VERSAILLES
Dopo poco più di tre anni di pausa, i nipponici Versailles hanno deciso di tornare sulle scene annunciando la loro rinascita già a fine 2015. L’entusiasmo da parte di chi li ha seguiti da più o meno tempo è stato immediato ed euforico, e sin da subito si è rimasti in trepidante attesa sia di qualche lavoro in studio (“Greatest Hits 2007-2016” uscito lo scorso settembre), sia di un tour che non ha tardato ad arrivare. E’ stata scelta l’Europa per ricominciare a spargere di nuovo il nome dei Versailles nel mondo, un viaggio partito dalla fredda Mosca e finito a Parigi, passando per Helsinki, Londra, Varsavia e Barcellona dove abbiamo avuto il piacere di vederli esibirsi al Salamandra.
Chi conosce la band e il genere da cui provengono, il Visual Kei, sa bene che oltre alla qualità della musica, i Versailles propongono anche un ottimo impatto visivo grazie ai loro costumi che richiamano i tempi andati di una Francia cortigiana e nobile. Ebbene, vederli sul palco suscita sempre quel qualcosa di maestoso, sfarzoso, elegante e allo stesso tempo aggressivo come la bellezza stessa, perché non riesci mai a staccare gli occhi da quelle cinque figure che sembrano bambole, tanto sono perfette.
In realtà tutto ciò appena citato si rispecchia anche nella loro musica che dal vivo prende una vibrazione ed un’intensità assai più profonde dei loro lavori in studio. Quello di Barcellona è stato un concerto ben fatto, costellato da pezzi che oramai fanno parte dei loro brani cult come "Aristocrat’s Symphony", con cui è iniziata la cavalcata dopo l’intro "We Are… Versailles", dove ogni membro partendo da YUKI (batteria) e finendo a KAMIJO (voce) è stato omaggiato e accompagnato con ovazioni e rose. Non sono mancate nemmeno le potenti "The Red Carpet Day", "Zombie", "Ascendead Master", "Shout & Bites", oppure le più recenti "Philia" e "Masquerade", facenti parte di quegli album antecedenti allo hiatus, con MASASHI al basso al posto di Jasmine You, venuto a mancare nel 2009; e proprio a Jasmine You è stato dedicato un momento di raccoglimento prima di dedicargli la bellissima e commovente "Serenade". Non sono mancati pezzi nuovi come "Melodic Thorn" e "Chandelier", presenti nella greatest hits citata qualche riga sopra, ed "Inheritance" e "Lineage" tratti dall’omonimo album, 'Lineage' appunto, la cui versione limitata era in regalo a chi andava allo Chateau de Versailles al Nippon Budokan il 14 Febbraio scorso, mentre la versione standard era in vendita, sempre in loco.
Sedici brani in tutto che ci hanno regalato una potenza che da sempre caratterizza il sound dei Versailles, in special modo dal vivo dove tutto sembra essere portato al massimo delle capacità di ognuno di loro: YUKI (batteria) perfetto, preciso ed impeccabile come sempre, MASASHI (basso) granitico e potente, TERU e HIZAKI (chitarre) virtuosi e sempre in simbiosi nei loro soli articolati, e in fine KAMIJO (voce). Quest’ultimo è stato penalizzato dal precedente incidente di Varsavia dove è caduto dal palco infortunando il piede sinistro, ma la sua dote canora non è stata per niente intaccata: sebbene non fosse stato in grado di muoversi sul palco per come lo si conosce, KAMIJO ha tirato fuori tutta la sua potenza vocale regalando intense vibrazioni.
Le stampelle non sono state affatto un ostacolo, sembrava quasi volesse usarle per incitare i suoi amici e colleghi e non ultimo chi lo stava guardando, trovando riscontro positivo sia da parte degli altri quattro, sia da parte di un pubblico che li ha osannati dalla prima all’ultima canzone, "The Revenant Choir". A quel punto la sala sembrava essere esplosa nel delirio, un coro che andava appresso a KAMIJO dalla prima all’ultima parola, tanto più che è l’unico brano cantato tutto in inglese. Il modo migliore per chiudere i sipari su uno spettacolo di una band che porta ancora alto il nome del Visual Kei.
SETLIST
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