BULLET FOR MY VALENTINE
Prima data headliner italica dei Bullet For My Valentine dopo la calata al Flame Fest di due anni fa; il seguito del quartetto gallese, in questo periodo di tempo, si è ingradito parecchio, e l’Alcatraz dimezzato ha accolto durante la serata una folta moltitudine di ciuffi emo e non. Ad aprire la serata ci pensano i BLACK TIDE, giovanissima band statunitense che sta facendo parlare di se (neanche troppo, ad essere onesti) col debut ‘Light From Above’, disco tutt’altro che eccellente. Considerandoli appena discreti, devo dire che non mi aspettavo granchè, e la performance del trio ha confermato le mie impressioni. Un heavy rock talvolta intriso di power e thrash banalotto, già sentito mille volte e per di più prolisso, anche se molti astanti hanno gradito. Salva di poco la valutazione la cover di ‘Hit The Lights’ dei Metallica, eseguita nemmeno troppo bene, ma resto dell’idea che far passare i Black Tide come i Trivium parte 2 li stia rendendo fin troppo sopravvalutati. Su una scenografia semplice ma efficace fanno ingresso sul palco le star della serata, attesi da circa un migliaio di persone, visibilmente emozionate (tra cui il sottoscritto, felice come un bambino la mattina di natale). Si attacca subito con la title track dell’ultimo lavoro, ‘Scream Aim Fire’, e se i suoni non sono eccellenti (ma tempo un paio di pezzi e miglioreranno fino a sfiorare la perfezione) si nota subito una band in gran forma, cresciuta e con una presenza scenica davvero da professionisti. Il frontman Tuck (affiancato nelle voci dal bassista Jay, in forma smagliante) ringrazia a più riprese, ricordando che ‘è una serata speciale, visto che siamo headliner per la prima volta in Italia’, prima di tuffarsi nell’esecuzione senza sbavature di tutti i classici da ‘The Poison’ e, come è ovvio, dall’ultimo lavoro, tra cui si fanno notare ‘Disappear’, l’emozionante ‘Say Goodnight’ e la micidiale accoppiata ‘Heart Burst Into Fire’/’Waking The Demon’. Come già detto, una band in formissima, con il drummer Moose e il chitarrista Michael ‘Padge’ Paget sugli scudi (quest’ultimo ha eseguito tutti gli assoli come su disco), e all’interno della quale l’anello debole è forse proprio Tuck, tanto preciso alla sei corde quanto sfiatato fin dai primi minuti del secondo pezzo in scaletta, e salvato solo saltuariamente dai cori e le seconde voci di Padge e Jay. Chiusura inaspettata con la cover di ‘Creeping Death’ dei Metallica, proposta in una versione praticamente perfetta, e questo dovrebbe far capire ai detrattori (numericamente inferiori a quello che si pensa, ma rinchiusi sotto l’ombra del proprio campanile fatto di metallo puro ed incontaminato) che se i ragazzetti e le ragazzine emo di oggi decidono di ascoltare anche i classici di vent’anni fa, è anche (soprattutto) merito dei Bullet For My Valentine (e degli Avengend Sevenfold, e dei Trivium, e dei…). Bullet For My Valentine setlist Scream Aim Fire Disappear 4 Words (To Choke Upon) Tears Don’t Fall Suffocating Under Words Of Sorrow (What Can I Do) Say Goodnight Take It Out On Me solo interlude Eye Of The Storm Spit You Out Deliver Us From Evil Hand Of Blood Hearts Burst Into Fire Waking The Demon Creeping Death
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