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ANGRA

[POWERQUEST] I primi a salire sul palco questa sera sono gli italo/inglesi Powerquest che dopo tre album in studio finalmente hanno la possibilità di giocarsi le proprie carte in un tour europeo. La band degli inglesi Steve Williams (tastiere) e Steve Scott (basso) vede tra le proprie fila tre assi tutti italiani come il cantante/chitarrista Alessio Garavello (Arthemis, Ground Control), l’eclettico chitarrista Andrea Martongelli (Arthemis, Fear Of Fours) e il batterista Francesco Tresca (Jokerhead, Anemnesi ). Dopo la breve intro le danze si aprono con “Find My Heaven”, tratta dal loro ultimo lavoro “Magic Never Dies”, e ci si accorge fin da subito che il bel brano viene inflazionato da una qualità dell’audio scadente, con l’elevato volume delle tastiere di Steve Williams che va a coprire il lavoro svolto dalle chitarre. Ma quello che salta subito all’orecchio è che i “nostri” ragazzi ci sanno fare e la risposta del pubblico, ancora non troppo numeroso, ne è la prova. Dietro al microfono Alessio, per la prima volta impegnato dai Powerquest come chitarrista ritmico, svolge il suo lavoro senza difficoltà e sbavature ed Andrea gli tiene testa mettendosi in bella luce facendo sfoggio delle sue qualità tecniche. La seppur breve setlist funziona toccando brani tratti da “Neverworld”, come “Sacred Land” ed “Edge Of Time”, e proponendo in chiusura le titletrack dei loro ultimi due dischi salutando così il pubblico italiano che finalmente ha avuto la possibilità di metterli alla prova. Una prestazione breve ma incisiva per i Powerquest i quali si sono dimostrati una gustosa conferma sicuramente degna di prendere parte a questo tour. [ColdNightWind] [FIREWIND] Dopo il loro ottimo ultimo album “Allegiance” e il loro maiuscolo show di Novembre di supporto ai Dragonforce avevo particolarmente voglia di assistere ad un'altra esibizione degli ellenici Firewind. Non faccio in tempo a scaldarmi acclamando l’ingresso della band che però mi ritrovo con il morale a terra, al posto di Apollo Papathanasio dietro al microfono compare un omone biondo che successivamente, una volta superato lo shock, riconoscerò in Hening Basse, cantante dei Metalium. Ma questo “rimpiazzo” è solo di fortuna, come spiegherà il chitarrista Gus G. a fine concerto, dato che Apollo a metà del tour è stato costretto a tornare in Svezia per urgenti motivi familiari e la sostituzione con Basse ha evitato l’annullamento delle successive date dei Firewind. Poco male comunque, perché Apollo ritornerà ben presto a coprire il proprio ruolo nella band e quella di stasera verrà ricordata solamente come una serata sfortunata. I Firewind ce la mettono tutta ma purtroppo Basse, il quale farà cadere ben due volte il microfono durante la sua esibizione, non riesce a reggere il confronto con i brani vecchi e nuovi della band. Pur non stonando il singer tedesco non rende merito ai bei brani di “Allegiance” sfornando una prestazione monocorde e fin troppo canonica che non lascia il segno. Agli altri non rimane che svolgere il proprio lavoro al meglio, con i più che mai eclettici Gus G. (Chitarra) e Bob Katsionis (Chiarra/Tastiere) impegnati nei loro indiavolati scambi di cortesie nello strumentale “The Fire And The Fury” e con il drummer Mark Cross, tra l’altro ex dei Metalium, autore ancora una volta di una pregevole prestazione. Nemmeno la conclusiva cover di “The Trooper” riesce a ravvivare le sorti del concerto ma perlomeno cattura l’attenzione di un’ingente fetta di pubblico sotto al palco. Una prestazione sfortunata che non rende giustizia alle qualità dei Firewind, è proprio vero: “Quando al cantante gira male, vuol dire che gira male a tutti”. [ColdNightWind] [ANGRA] Dopo l'ottima performance targata Powerquest e la buona prova degli ellenici Firewind tocca agli Angra fare il loro (trionfale) ingresso sul palco di un Alcatraz che mi sarei aspettato più pieno. Subito si nota un miglioramento dei suoni, che purtroppo erano risultati penosi per le due precedenti bands: almeno con gli headliner abbiamo potuto assistere ad uno spettacolo live di buon livello qualitativo. La doppietta iniziale "Carry On/Nova Era" fa subito capire agli ascoltatori che la band brasiliana vuole recuperare rispetto alla non positiva esperienza del Gods Of Metal e alla precedente miniesibizione del C-Side di due anni fa. Quello che appare subito evidente è che il singer Edu Falaschi è in serata di grazia visto che sfoggia una prestazione incredibile sia sui brani degli ultimi tre album ("Rebirth", "Temple Of Shadows" e "Aurora Consurgens") sia quando i carioca tornano sui vecchi cavalli di battaglia ("Wings Of Reality" e "Nothing To Say"). Anche il resto del combo risulta in palla, regalando all'audience milanese una prestazione coinvolgente ed entusiasmante: è davvero un piacere ascoltare "Heroes Of Sand", "Angels And Demons" ed alcune canzoni del nuovo album rese in modo eccellente. Grande spettacolo sull'ultimo assalto "Deus Le Volt/Spread Your Fire" in cui Aquiles, davvero fantastico dietro le pelli, indossa una stranissima maschera (guardate le foto per credere!) e sembra posseduto da un demone primordiale: sul palco non lo ferma nessuno e riesce, da solo, a catalizzare l'attenzione di tutto il pubblico. Come avete letto è stata un'esibizione piena di sorprese quella degli Angra, che con questo tour festeggiano i 15 anni di attività: il coro di auguri intonato dal pubblico milanese e la torta per il compleanno del bassista Felipe Andreoli, lanciata da quest'ultimo ai fans delle prime file, sono stati sicuramente dei diversivi carini. Degna di nota invece la mega-jam finale con tutti e tre i gruppi sul palco e con i sudamericati impegnati a scambiarsi gli strumenti: alla fine si registra Kiko alla batteria, Aquiles al basso e Felipe alla chitarra per un'estemporanea versione di "Smoke On The Water", forse la canzone più coverizzata del mondo. A seguire gli immancabili Iron Maiden con "Flight Of Icarus" col batterista dei Firewind dietro le pelli che tenta di suonare in pace mentre Aquiles e Felipe smontano la batteria e la scuotono furiosamente. A mio avviso un concerto ben riuscito, anche se bisogna lavorare di più sui suoni che (per tre quarti della serata) son risultati non adeguati alla qualità delle bands in gioco.Per il resto nulla da eccepire nè sul palco nè sul locale che risultano ottimi per ospitare esibizioni live. [Flames Of Hell]

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