HOUSE OF LORDS
Gli House Of Lords, per tutti i fans delle sonorità hard-rock e AOR, hanno da sempre rappresentato un solido ed imprescindibile punto di riferimento, una specie di icona che, negli anni successivi allo scioglimento avvenuto al seguito del comunque egregio "Demons Down", mai ha smesso di attrarre l'interesse della scena hard-rock internazionale, grazie ad un carisma e ad un valore intrinseco degno solo dei grandi nomi del genere. Così, in una tipica serata di febbraio (forse un po' caldina metereologicamente parlando), il gruppo trainato dal suo leader principe James Christian (purtroppo l'unico elemento rimasto tra i fondatori) ha calcato per la prima volta le soglie del bel paese in un concerto musicalmente emozionante, purtroppo rovinato da alcuni problemi tecnici da dividere a metà tra l'impianto del locale e i fonici coinvolti. Entriamo comunque subito nel dettaglio della serata in questione... [MOONSTONE PROJECT] Non nascondo di aver esultato a piene mani alla notizia che sarebbero stati Matt Filippini e soci i predestinati per aprire le danze ad un nome di grande blasone come quello degli House Of Lords, un onore che la band italiana ha sventolato nel migliore dei modi grazie ad una prova incisiva e ricca di qualità, offuscata solo da continue interruzioni dovute alla vera e propria "caduta" in più riprese dell'impianto audio del Seven 70. La formazione di Moonstone, composta da nomi del calibro di Roberto Tiranti (Labyrinth, Headrush), Alessandro Del Vecchio (Edge Of Forever), Alex Mori (Midnite Sun) e Nic Mazzucconi, ha regalato agli accorsi all'evento una quarantina di minuti in piena vena rock incentrata, come del resto era ovvio attendersi, sui brani tratti dal fresco di rilascio "Time To Take A Stand". La sensazione è stata quella di essere di fronte ad un gruppo preparato e capace di muoversi con esperienza anche nelle già citate disavventure accorse al sound, e ciò nonostante la formazione in sé sia stata assemblata non molto tempo prima della data ivi discussa. Le motivazioni sono ovviamente da ricercare nella grande attitutine rock dei musicisti coinvolti, trainati dal grande feeling esecutivo di un Matt Filippini in evidente spolvero, e completati dal fantastico binomio vocale Tiranti/Del Vecchio, due singers veramente di razza capaci di integrarsi con estrema intelligenza in quella che può essere etichettata come un'esibizione assolutamente convincente. Professionali e preparati, come di rado capita per quanto concerne le band di nostrana provenienza. SETLIST: - Not Dead Yet - Picture Of My Lonely Days - Beggar Of Love - Rose In Hell - Where Do U Hide The Blues U've Got - Slave Of Time - City Of Lites [HOUSE OF LORDS] Dismesse le emozioni convogliate dal finalmente reale (anche dal vivo) progetto Moonstone, tocca ai grandi rockers inglesi salire finalmente sul palco, pronti a scuotere in maniera decisa un pubblico voglioso di assaporare finalmente dal vivo la stupenda discografia di cui sono stati autori. Aperto sulle immortali note della chitarristica "Sahara", il concerto entra nel vivo grazie al toccante incedere della storica "Love Don't Lie" e la solido riffind della recente "Rock Bottom", quest'ultima particolarmente adatta per gonfiare di adrenalina i tanti paganti presenti. Molte sono le composizioni tratte dall'ultimo "World Upside Down", tra le quali spiccano le convicenti esecuzioni di "SOS In America", "All The Way To Heaven" e "Your Eyes", perfettamente amalgamate nella lista di brani storici estrapolati per l'occasione, una cui menzione di merito va senza dubbio alle magnifiche "I Wanna Be Loved" e "Pleasure Palace". Dal punto di vista tecnico i partners di James Christian hanno dimostrato di sapere tenere a dovere il palco dedicato ad un nome storico delle sonorità hard-rock, con un'unica bacchettata diretta al bass-player Chris Mc Carvill (assoldato proprio in occasione del tour italiano a causa della dipartita del precedente Jeff Kent), forse eccessivamente sporco nei riff più eleganti e barocchi. Al contrario un plauso va sicuramente diretto all'axeman Jimi Bell per alcune brillanti e più che valide soluzioni, incluso il classico solo di rito posto (anche se di breve durata) al centro del concerto. Arrivando invece all'elemento più atteso, e cioè il mitico James Christian, posso affermare di averlo trovato in buona salute vocale, una situazione che gli ha permesso di destreggiarsi con disinvoltura anche nei passaggi più ostici dei vari brani, anche se, e va detto, sono state utilizzate diverse basi in playback per "infoltire" il sound della band grazie alle mancanti tastiere e backing vocals del caso. Ciò comunque nulla toglie al lavoro degli elementi della band, autori in sostanza di una prova on-stage comunque più che convincente. L'ennesima vera delusione è stata invece da imputarsi all'impianto audio dell'evento, alzato a volumi assolutamente folli da un fonico che ha diffuso un certo malumore tra i numerosi paganti, che hanno dovuto condividere la grande gioia per un'attesissima data live con la delusione di un risultato sonoro sinceramente tutt'altro che entusiasmante. un fattore che comunque non ha vinto di fronte alla classe di un personaggio del calibro di James Christian, carismatico sul palco e assolutamente a modo nei seguenti autografi di rito, come del resto tutti i nostri idoli vorremmo sempre che fossero. Magici House Of Lords, che la vostra stella continui a splendere ancora per molti anni a venire. SETLIST - Intro - Sahara - Talkin 'Bout Love - Love Don't Lie - Rock Bottom - SOS In America - Edge Of Your Life - All The Way To Heaven - I Just Wanna Be Loved - Bass Solo - These Are The Time - Can't Find My Way Way Home - I'm Free - Your Eyes - Pleasure Palace - Slip Of The Tongue
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