ANATHEMA
DEMIANS Band francese, i Demians sono portatori di un misto sonoro fatto di prog e post rock dalla tinte malinconiche. Ora soffuso e riflessivo, ora urgente e furente. Un trio che offre poco più di trenta muniti di canzoni in cui i Porcupine Tree e Mogwai si fondono in una proposta vicina all'alternative. Poca scena e tutta sostanza, i nostri si lasciano apprezzare nonostante i suoni siano abbastanza impastati, guidati da chitarrista/cantante Nicolas Chapel, leader compositore, il quale si fa carico dell'intera prestazione. Occhi tutti puntati su di lui, il pubblico apprezza e restituisce all'impegno profuso applausi sinceri. Il club è la cornice ideale per la loro musica, ed i Demians hanno saputo valorizzarla. Bravi. ANATHEMA Quando le note di "Parisienne Moonlight" risuonano all'interno del New Age come intro si capisce subito che la serata sarà speciale. Di ritorno in Italia a supporto di "Hindsight", i fratelli Cavanagh mettono subito nero su bianco presentandosi fin dall'iniziale "Deep" in forma smagliante. La scaletta è di quelle da sogno con brani inaspettati tanto quanto desiderati. Doppiette micidiali come "Lost Control" e "Regret", "Temporary Peace" e Flying", "Are You There"(interpretata in solitario da Danny, chitarra acustica e voce come proposto in "Hindsight") e "One Last Goodbye" sono a dir poco strazianti. Una dietro l'altra, un treno affollato di emotività che vagone dopo vagone carica con sé tutti gli umori della platea e si lancia spedito verso la data da ricordare. Si, perché quella di stasera, per il sottoscritto(e non solo, credo) che li ha già visti dal vivo quattro volte, è La Data. Mai come ora seppur nelle altre occasioni sempre grandi. Vincent al massimo, tiene il palco con carattere, con la dovuta cattiveria e la necessaria dolcezza seguito a ruota da un Daniel ispiratissimo. I due in "Anyone, Anywhere", dedicata al tempo alla madre morente, impersonano letteralmente la cognizione del dolore e divorano qualsiasi cosa non rientri nella poetica del brano: pura, assoluta, intensa. Ma la scaletta non è preda soltanto della recente evoluzione della band, ma pesca per i fan di vecchia data anche due perle come "A Dying Wish"(già eseguita in altre occasioni) e come la superba "Sleepless" poste quasi in chiusura di concerto. "Angelica", suadente e delicata anche dal vivo, "Fragile Dreams", un'ipnotica e iper-energica "Empty", il crescendo drammatico di "Judgement" contribuiscono ad infierire positivamente sugli astanti che interagiscono con acuta partecipazione, calati interamente nell'universo emotivo dei nostri. Due ore piene di musica e vibranti sensazioni che faticano a manifestarsi in parole che hanno riservato uno spazio anche per un brano nuovo, strumentale, che farebbe parte del nuovo disco(in preparazione come annunciato da Danny) e che come solitamente accade si suggellano con la cover di "Comfortably Numb", epilogo puntuale che immortala una serata pregna di lirismo ed incanto.
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