AMORPHIS
In occasione della data romana degli Amorphis, abbiamo la fortuna di poter incontrare la band in un meet & greet. Arriviamo all’Orion nel primo pomeriggio, ed accolti dal tour manager Mika, troviamo davanti al locale la formazione al completo a godersi il tiepido sole primaverile. E’ emozionante poter fare una breve chiacchierata con il sestetto che seguiamo da più di vent’anni, e infatti il primo scambio di battute con Tomi ed Esa (Koivusaari chitarra ritmica e Holopainen chitarra solista ndr), riguarda il ricordo della prima volta che andammo ad un loro concerto, nel 1996 al Frontiera per il tour di ‘Elegy’. Tra foto di rito e autografi ai nostri vinili e cd scopriamo che amano il nostro clima, che ricordano i dettagli dei loro concerti degli anni passati nonostante abbiano una sessantina di date ogni tour, che il Koivusaari continua ogni tanto a suonare dal vivo con gli Abhorrence per sfogare il suo bisogno di sano e vecchio death metal old style. Questo però ce lo dice sottovoce, guardandosi intorno, e quando gli chiediamo se prevede di far uscire anche un album con loro ci dice di essere troppo impegnato con gli Amorphis, lasciandoci però parecchi puntini di sospensione con lo sguardo. Durante il soundcheck scopriamo con una certa apprensione che Tomi (Joutsen, il cantante ndr) ha un forte mal di gola da un po’ di giorni, e cercherà quindi di preservare la voce per la serata. Nel frattempo arriva anche un medico a visitare il cantante dei Textures, uno dei gruppi spalla, colto da influenza. Però siamo anche fiduciosi perché il team di fonici appare molto preparato e durante le prove il suono è mixato in modo ottimale.
Ad aprire le danze verso le 19.30 i greci prog metaller Poem, che però riusciamo ad ascoltare solo nella parte finale del concerto, poiché hanno iniziato decisamente presto. Purtroppo ci sono solo una manciata di persone sotto al palco, anche se si fanno sentire con molto calore. Questo perché siamo in orario di lavoro di un giorno infrasettimanale, ma anche perché, in questa stessa serata è stato organizzato un altro concerto della medesima importanza. E qui non possiamo esimerci dall’aprire una piccola parentesi polemica su come vengono organizzati gli eventi a Roma. Capitale d’Italia, dove i locali per concerti di medie dimensioni si contano sulle dita di mezza mano, e dove sembra che, invece di organizzarsi per fare avere il maggiore successo possibile ai pochi eventi importanti che passano da queste parti, ci sia una sorta di senso perverso nel volersi rubare il pubblico, che diciamocelo è sempre lo stesso e non ha il dono dell’ubiquità. Comunque il quartetto ellenico non si risparmia e sembra dare il massimo.
A seguire i Texture, dall’Olanda. Sebbene fossero senza cantante, colto da malore nel pomeriggio, ci hanno tenuto comunque a presentarci 5 pezzi di piacevolissimo e ottimamente suonato death metal con alternanza fra sonorità distorte e pesanti, momenti più melodici e ritmi che incitavano decisamente al pogo. Dobbiamo ammettere che visto quanto dimostrato in questi pochi pezzi siamo rimasti dispiaciuti dell’assenza del cantante e della brevità dello show. Ma suggeriamo di tenerli d’occhio se dovessero capitare di nuovo dalle nostre parti in futuro.
A poco a poco la sala si riempie e verso le 21 sono già sul palco gli Amorphis, acclamati a gran voce. Si parte con un terzetto di brani tratti tutti dall’ultimo ‘Under The Red Cloud’, fra i quali la title track, “Sacrifice” e “Bad Blood”. I fan presenti hanno già fatto proprio questo album: ce ne rendiamo conto perché fra il pubblico si alza un coro che accompagna i musicisti. Poi ancora un paio di brani dagli ultimi dischi e finalmente delle tracce tratte dai loro capolavori: “On Rich and Poor” da ‘Elegy’, e “Drowned Maid” da ‘Tales From The Thousand Lakes’ che riscaldano ancora di più l’atmosfera. Son passati più di vent’anni dalla pubblicazione, ma è sempre magia riascoltare quei pezzi. Inoltre, stasera i fonici si sono superati e le note di questi artisti, stupendamente bilanciate, ci arrivano direttamente nell’anima. Il mal di gola sembra un brutto ricordo per Tomi: la sua voce non perde un colpo, il growl è potente, il cantato profondo. Si ritorna quindi alle sonorità di ‘Under The Red Cloud’, giustamente è il tour relativo a questo lavoro. Però, nonostante sia un ottimo album, fra i migliori pubblicati nel 2015, quando si tratta di Amorphis vorremmo sempre presenti in scaletta anche molti brani del passato, e purtroppo questo desiderio verrà realizzato solo in parte con l’esecuzione di “My Kantele”. E’ passata un’ora e un quarto e al tredicesimo pezzo ci viene annunciato che si tratta dell’ultimo brano. Mormorii di disappunto e quando la band esce di scena viene richiamata a suon di grida e applausi sul palco. E veniamo accontentati con un bis composto da “Death Of A King”, “Silver Bride” e “The Smoke”. In conclusione è stata un’ora e mezza di metallo e melodia, energia e poesia che ci fa tornare a casa più che soddisfatti.
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