AMORPHIS
Era il 1994 e 'Tales From The Thousand Lakes', secondo Lp degli Amorphis pubblicato da Relapse Record e Nuclear Blast, uscì sul mercato con la sua sognante e tenebrosa copertina. Strana scena quella metal estrema finlandese, capace di tirar fuori band undeground incredibili come Convulse, Purtenance, Demilich, Demigod e Funebre delle quali perdemmo le tracce troppo rapidamente. Al contrario, all'ombra della Inner Circle norvegese e della colossale scena Death Metal svedese, nomi divenuti poi enormi come Sentenced, Beherit e Impaled Nazarene portavano in alto il trademark estremo del proprio paese coi loro grandissimi dischi. Ma è senza dubbio il monicker Amorphis quello che raggiunse i livelli più alti, proprio col disco in questione, uscito 20 anni fa, un capolavoro indiscutibile dove il Death metal incontrava il Doom e lo avvolgeva con le sue tastiere dal gusto oscuramente Seventies. Quel masterpiece oggi è il motivo che ha spinto la band finnica ad organizzare un tour per risuonarlo dal vivo nella sua interezza e maestosità, un tour che ci ha portati fino a Berlino di 26 Dicembre per riascoltarlo in totale adorazione.
L'arrivo nella capitale tedesca non poteva che essere dei migliori. Berlino ci accoglie con un freddo bestiale ma anche con una splendida nevicata, segno che la serata non potrà che andare benissimo. L'Huxley's Neue Welt è un gran bel locale, esattamente di fronte alla finestra della nostra camera d'albergo. Entriamo in orario per ascoltare anche gli svedesi Avatarium, quasi una all star band se consideriamo che i componenti hanno suonato nei Candlemass e nei Tiamat. Il doom proposto ha un chiaro stampo Candlemass, molto bello ma troppo poco personale. Belle le tastiere seventies in linea con gli headliner della serata e gli assoli di chitarra dal retrogusto quasi blues ad opera dell'ex Royal Hunt Marcus Jidell. Davanti a noi la bella vocalist Jennie-Ann Smith, non incanta ma mostra comunque una bella timbrica. Sarà che l'attesa è tutta per la band finlandese o per la proposta non originalissima ma non rimaniamo catturati da questo nuovo act svedese. Detto ciò, l'attesa sta per finire. Il telo enorme raffigurante l'aquila sulla copertina dell'Ep 'Black Winter Day' prende l'intero sfondo del palco e quando partono le note di pianoforte di “Thousand Lakes” è difficile tenere l'emozione visto che chi scrive ascoltò questo disco dalla sua uscita. Ancora ricordo il fruscio del vinile registrato e sommato a quello della cassetta del walkman....lasciamo perdere. L'opener sfuma e la band parte con “Into Hiding”, seguita da “The Castaway” e da tutte le altre, seguendo l'ordine del disco, sottolineando che alcune tracce non venivano suonate dal tour del 1995. Brani come “In The Beginning” risultano ancora oggi devastanti, mentre “Magic And Mayhem” ci ricorda quanto erano avanti gli Amorphis rispetto alle altre band death-doom di quel periodo. La cosa ancora più bella è che il tour non supporta alcun nuovo lavoro; l'ultimo studio album 'Circle' è già lontano per cui l'occasione di rimanere in territori old school diventa necessità.
Per la nostra gioia e quella dei presenti arrivano la strumentale opener "Karelia", "The Gathering" e "Sign From The North Side" da 'The Karelian Isthmus' compresa la cover di “Vulgar Necrolatry” degli Abhorrence, prima band di Tomi Koivusaari. Non ci sono parole per descrivere quanto stia diventando ancor più indimenticabile questa serata; ascoltare e subire per la prima volta la pesantezza death dei primi Amorphis è pura gioia. Ma non è finita, manca la ciliegina, il secondo capolavoro della band che uscì due anni dopo 'Tales....', e che li consacrò definitamente. É il turno di 'Elegy' e arrivano “Better Unborn”, “Against Widows”, “My Kantele” e per la prima volta “Folk Of The North”, che chiude una serata entusiasmante, di quelle che non avresti mai creduto potesse riguardarti, attesa con trepidazione dal giorno in cui avevamo fatto i biglietti aerei e che ci ha riportati in circa due ore a quando il vinile blu girava sul piatto dello stereo.
A cura di Giorgio Papaleo
1994-2014. Un tour per il ventennale di ‘Tales From The Thousand Lakes’. Un miscuglio di emozioni, ricordi che si confondono fra presente e passato, uno dei primi approcci avuti col death metal. Eravamo appena adolescenti! E decidiamo così di volare fino a Berlino per assistere almeno ad una data di questo tour che celebra, secondo noi, il capolavoro degli Amorphis. Arriviamo alla Huxley’s Neue Welt. Il locale è piuttosto grande, con soffitto molto alto, impianti di aerazione perfettamente funzionanti e ben disposto. Rivelerà poi una buona acustica. I presenti sono rilassati e dediti a chiacchiere e birra, così riusciamo ad accaparrarci dei posti in prima fila, sotto al palco. Alle 20.30 precise salgono sul palco gli Avatarium. Conoscevamo poco di questa band svedese formatasi nel 2013 con all’attivo un full lenght e due ep. Ci presentano un’oretta di doom discreto, con sonorità che frequentemente ricordano i Candlemass, di cui infatti alcuni sono ex membri. Il loro show scorre piacevolmente anche se non rileviamo grosse particolarità o virtù. La cantante probabilmente si è esibita con problemi di voce e nelle ultime canzoni sfiorava l’afonia, il bassista si è limitato a seguire la batteria e segnare il ritmo, senza mai uscire dal tracciato, il chitarrista mancava del giusto supporto di una ritmica. Nota positiva nel tastierista che ha creato sonorità decisamente particolari creando spunti interessanti. Forse però qualche cosa in più ci si sarebbe atteso da musicisti comunque non più giovani con una discreta esperienza alle spalle.Cambio di attrezzatura e scenografia sul palco. D’un tratto le inconfondibili note di “Thousand Lakes”. Chiudiamo gli occhi e li vediamo davvero questi mille laghi ghiacciati che riflettono la luce creando giochi di colori. E sull’ultima nota di piano arrivano loro, solo per loro ci siamo imbarcati in questa trasferta europea: gli Amorphis. Attaccano subito con energia e potenza “Into Hiding”. Poi di seguito, senza sosta, tutte le song seguendo l’ordine dell’album, con un picco di emozione quando suonano “Black Winter Day”. Alcuni dei musicisti, a cominciare dal cantante, non sono più gli stessi del 1994. Però la carica che trasmettono è rimasta invariata così come la tecnica perfetta che comunque non mette mai in secondo piano la melodia. Mentre il pubblico tedesco non mostra esplicitamente il piacere di ascoltarli, a noi, da italiani tipici, viene spontaneo saltare ed incitarli esaltati, cantando ogni brano. Questo crea un feeling diretto fra noi ed il chitarrista Tomi Koivusaari, che apprezzerà più volte durante la serata il nostro tifo da stadio con applausi e lancio di plettri nella nostra direzione. Quando arriva “Magic and Mayhem” ci sembra che il tempo sia volato. Troppo in fretta. Ma per fortuna non hanno ancora intenzione di fermarsi. E ci regalano un assaggio dal primo LP ‘The Karelian Isthmus’: “Karelia”, “The Gathering”, “Sign From The North Side” e “Vulgar Necrolatry” le prime due e le ultime due tracce. Si arriva alla pausa. Ma così non ci basta. Abbiamo ancora sete di Amorphis. Li chiamiamo a gran voce. E il sestetto finlandese ci accontenta con un bis strepitoso: “Better Unborn”, “Against Widows” e “My Kantele” tratte da ‘Elegy’. La track con la quale ci salutano è “Folk of the North”, tratta dall’EP ‘Black Winter Day’. Tutte canzoni composte e pubblicate fra il 1991 e il 1996 ma tuttora attuali. Il concerto è stato un miscuglio di emozioni che ci ha fatto passare dagli occhi sgranati per poter imprimere per sempre nella mente le immagini di questo poderoso show, agli occhi chiusi per assaporare ogni singola nota e farla nostra, farla entrare in ogni cellula di noi. Questa la magia degli Amorphis: sentirsi parte della loro musica.
A cura di Nerina Camilletti.
Grazie a Veronica Fiori per il supporto fotografico.
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