A PLACE TO BURY STRANGERS

Rumore, rumore ed ancora rumore; bianco, noise (ridondanza letteraria), infarcito di shoegaze o di quello che credete, ma sempre di rumore si tratta, quanto riversato nelle orecchie dei fan intervenuti all’ennesima performance della band più rumorosa della scena newyorchese. Per renderlo più commestibile la formazione lo condisce (oltre al già citato shoegaze) con la new wave, il post punk ed il dark tanto da poter cogliere echi di Smiths, Joy Division e Sisters Of Mercy, mentre nelle parti più sostenute ritmicamente viene fuori un autentica sorpresa: i Dead Kennedys. L’hype creato attorna alla data romana ha riempito il locale al limite della capienza, segno inequivocabile dello status raggiunto, e di quanto si racconti dei loro live, che riesce a mobilitare il pubblico anche in periodi potenzialmente critici come le vacanze di Pasqua, dove per indole gli italiani vanno a fare il weekend fuori porta. La band è gasata, tira fuori il meglio di sé, ci seppellissce sotto tonnellate di, ehm, rumore, e una fittissima coltre di fumo bianco, tanto da aver visto al massimo un paio di volte i membri muoversi sul palco; Poi arrivano gli ultimi tre brani durante cui gli A Place To Bury Strangers hanno voluto veramente esagerare, andando fuori controllo tra feedback, fuzz e volumi al di sopra della soglia massima di sopportazione, portando le nostre povere orecchie in overdirve. Veramente...rumorosi (si era capito fin qui, no?).