DARK HORIZON OPEN AIR II
A meno di due mesi dalla prima edizione gli organizzatori del Dark Horizon Open Air decidono di bissare l'evento. Inizialmente addirittura previsto per agosto, è stato poi posticipato per l'indisponibilità del luogo della prima edizione, in procinto di diventare zona residenziale. Si è optato per un luogo decisamente più fuori mano, il Museumpark di Rudersdorf, alle porte di Berlino, fuori dalla sua zona amministrativa e quindi in Brandeburgo. Gli organizzatori hanno anche deciso di alzare la posta, chiamando a suonare band dal profilo più elevato: basti menzionare che la seconda e conclusiva giornata vedeva come headliners i Suicide Commando, veri e propri padri del dark electro. Questo profilo più elevato ha significato anche un cospicuo aumento dei prezzi rispetto al primo evento (praticamente raddoppiati). Il Museumpark è una ex cava di calcare adibita oggi a parco e museo a cielo aperto. Il luogo è gradevole durante il giorno, suggestivo sul far della sera, quindi la scelta pare adeguata, a parte il suo essere più fuori mano del precedente, il che potrebbe aver giocato a sfavore della vendita dei biglietti. È disponibile comunque uno shuttle bus a carico dell'organizzazione dalla più vicina stazione del treno metropolitano (S-Bahn Friedrichshagen), quindi qualsiasi problema logistico in realtà non sussiste. Si è detto del fatto che l'evento si svolge fuori da Berlino e questo comporta alcune differenza nelle regole vigenti: lo spazio immediatamente antistante il palco è disseminato di sedie (su cui ci si può sedere o stazionare/ballare immediatamente di fronte, ma non a fianco). Vige anche una sorta di coprifuoco per cui l'evento deve necessariamente concludersi entro una certa ora (mentre la prima edizione era piu o meno open end). Questo ha spinto gli organizzatori a far partire l'evento addirittura 20-30 minuti prima di quanto annunciato. L'orario inizialmente previsto era già ai limiti del praticabile per un venerdi quando la gente lavora (le 16:30), quindi questa decisione ha decisamente penalizzato la prima band ad esibirsi, i Reaper di Vasi Vallis. Il greco si da comunque da fare e il set non lascia delusi i pochi astanti (qualche decina) che hanno già fatto in tempo ad arrivare. Con hits come "Urnensand" e "Robuste Maschine" non potrebbe del resto essere altrimenti.
Ultima band ad essere annunciata, i Sono di Amburgo appaiono subito troppo pop. Tutto sembra rallentare, anche col contributo del caldo, inusuale per il luogo a metà settembre. Solo la cover di David Bowie "Space Oddity" riporta per un momento la mia attenzione sul palco invece che sul resto della gradevole e soleggiata zona festival, ma solo per familiarità del brano e non certo per particolare merito. Le aspettative erano basse e quindi nessuna sorpresa.
È poi il momento dei ben più energici Rabia Sorda di Erg Aircrag, più noto per essere il frontman degli Hocico. L'energia che irradia è sempre quella ma il prodotto è decisamente più punk/rock oriented, con chitarra e batteria sul palco. "Deaf", "Out Of Control", "King Of The Wasteland" e una cover in spagnolo, "Demolicion" della band peruviana Los Saicos (una sorta di punk ante litteram, essendo il pezzo del 1965), sono forse i brani che suscitano maggiore entusiasmo.
All' inbrunire tocca agli Heldmaschine salire sul palco. È subito evidente come desiderino fortissimamente essere i Rammstein e compatibilmente con le possibilità del luogo e il budget, non fanno mancare fuochi d'artificio e similia. Anche i brani, a parte qualche caduta di stile come "Leck Mich Fett", seguono le orme dei più noti connazionali e "Ich Ich Ich" e "Weiter", in chiusura di set, vengono accolte con genuino entusiasmo dal pubblico. Il loro set risulterà essere il momento più adrenalinico della giornata.
Gli SITD, ormai sulla breccia da 25 anni con il loro mix di Dark Electro ed EBM, sono una band suggestiva per chiudere la serata. Mancano forse di vere e proprie esposive hits anthemiche, ma tutto il set è di grande atmosfera e compensa con ciò ampiamente per quel po' di adrenalina di cui forse qualcuno ha sentito la mancanza. Gli headliners pescano un po' ovunque nella loro discografia e brani come "Lebensborn", "Brother Death", "Genesis", Autoaggression" e "Rot v. 1.0" creano davvero una ottima scaletta. A supporto sul palco dietro le tastiere si fa vedere anche l'onnipresente Chris L. degli Agonoize e Funker Vogt, già headliner quindi di entrambe le serate della prima edizione e in procinto di esibirsi il giorno dopo per ben due volte con i The Sexorcist e gli Ezionoga. Come si diceva in precedenza c'è necessità di chiudere l'evento tassativamente entro una certa ora, ma gli SITD fanno comunque in tempo ad eseguire un ultimo brano come "bis", la celebre "Richtfest" tratta da 'Coded Message:12'.
Come in occasione della prima edizione del Dark Horizon, gli organizzatori hanno fatto le cose per bene: pur negli angusti limiti imposti dalle circostanze vigenti, la qualità di tutto l'evento (band, stand, servizi igienici, luogo dell'evento) è fuori discussione. Mancava forse, ma questo è naturale e non imputabile a chi si è prodigato di mettere in piedi il festival, l'elettrizzante e quasi incredula atmosfera che ha contrassegnato la prima edizione, la "prima volta post coronavirus". Quello che organizzatori e pubblico hanno da spartirsi come responsabilità è la scarsa affluenza. Il primo evento aveva attirato un 500-600 persone su 1000 biglietti disponibili, per un bill dal potenziale (e dal prezzo) decisamente inferiori. A occhio e croce il numero dei partecipanti in questo venerdi di settembre si potrebbe quantificare forse in 300-400. Si è trattato probabilmente di un errore strategico pensare di poter, di questi tempi, alzare la posta invitando band di maggior calibro ed essendo al contempo costretti ad alzare i prezzi in modo consistente. Allo stesso tempo, con la scarsità di eventi del genere, non ci si sente di assolvere del tutto il potenziale pubblico che, avendo a cuore la scena, dovrebbe forse fare uno sforzo per premiare chi, in un regime di obbiettiva difficoltà, cerca comunque di organizzare. Per i presenti è stato un piacevole evento, peccato per tutti gli assenti.
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