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ARMORY

Con le restrizioni causa Covid-19 che si inaspriscono (niente alcool dopo le 22 e numero massimo di partecipanti ridotto all'indomani dell'evento da 50 a 8), questo in esame potrebbe essere stato l'ultimo appuntamento del genere per chissà quanto tempo. Il Plan B è un locale che ha goduto negli ultimi anni di enorme popolarità underground, al di fuori di una specifica nicchia di genere, e questo nonostante problemi legali e amministrativi legati alla licenza per vendere alcolici, non semplice da ottenere in Svezia. Per la serata del 14 novembre erano in realtà previste tre band, ma i Dead Sleep, che peraltro dovevano fare della serata un release party per la loro nuova pubblicazione 'Naked Tyrant', hanno deciso di dare forfait per i motivi sanitari di cui sopra. Hanno allora calcato il palco, in questa serata di metà novembre di fronte ad alcune decine di persone rigorosamente sedute secondo le disposizioni vigenti, oltre agli headliners Armory, gli A Blind Machine. Autori di due EP nel 2018 e nel 2020, gli autoctoni assaltano il pubblico con il loro black metal con influenze thrash fin dalle prime battute. Sia il loro aspetto esteriore, in particolare il corpse paint, che il sound ricordano i tedeschi Dark Fortress e gli A Blind Machine danno vita ad un breve ma riuscito show. Sette sono i pezzi in scaletta, in parte tratti dai due EP, ma c'è anche spazio per qualche pezzo inedito, forse indicatore di una imminente uscita (finalmente un full-lenght?). Il frontman, di ragguardevoli dimensioni, non si risparmia qualche facezia, circa la sua grandezza e la piccolezza degli astanti (in realtà seduti, ma tant'e...). Aspettavo con trepidazione lo speed metal degli Armory, paragonati ad acts come gli Agent Steel, e quel poco che avevo udito pareva davvero preludere ad uno show di livello. Sfortunatamente il sound si è rivelato per la band di Göteborg orribile: in apertura di pezzi poteva sembrare tutto ancora in ordine ma, appena la band suonava con tutta la strumentazione, il caos era indistinguibile. Particolarmente infelice il contrasto fra il dimenarsi frenetico del cantante sul palco e la sostanziale impossibilità di percepirne la voce. Alla fine di ogni pezzo, per una durata di circa cinque secondi, un rumore di fondo proveniente dall'amplificazione, probabile sintomo del problema di sound. In questa ottica diventano in fondo irrilevanti altri aspetti del concerto che menzioneremo comunque brevemente: la scelta di proporre soprattutto nuovi brani del non ancora pubblicato full-lenght e l'aspetto smaccatamente retrò della band (le incredibili scarpe da basket, enormi e bianchissime, che fanno tanto thrash fine anni '80 soprattutto) che li faceva sembrare appena usciti da una macchina del tempo. Una rara occasione di esibirsi dal vivo di questi tempi malamente sprecata. 

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