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RHYME

- Ciao Rhyme, innanzitutto come è andata in Russia? Avete qualche aneddoto divertente da raccontarci? Diciamo che ora capiamo le difficoltà incontrate da Napoleone, eheh. E' stata una vera battaglia; distanze siderali, strade ghiacciate e difficoltà tecniche. Tuttavia siamo una band old school sul palco, con 2 jack ce la caviamo e suoniamo in tutte le condizioni. Abbiamo anche trovato locali bellissimi, un paio di live club veri e propri. Esperienza abbastanza positiva, sicuramente il voto finale lo tira su di molto il pubblico, davvero indemoniato. Suonare per gente che non ha niente è motivo d'orgoglio. - Ok, prima del tour chi erano i Rhyme e si sarebbero mai aspettati di arrivare al secondo disco (potentissimo) dopo 'Fi(r)st'? Certo che sì, FI(R)ST è di fatto l'incisione dei brani scritti da me e da Teo (chitarrista) nel primo periodo Rhyme ed addirittura in quello precedente alla nascita della band. Le tracce di TSATS sono invece una famiglia: 10 fratelli incazzati neri legati dal l'attuale pessima situazione socio economica e scritti con sangue e sudore di tour e di esperienze di vita dirette ed indirette. I tour non ci hanno cambiato, siamo sempre stati i Rhyme. La strada ci ha forse compattato, ci ha fatto innamorare dei palchi, della gente, degli incontri con varie realtà. - Quali cambiamenti avete avvertito durante la registrazione di 'The Seed And The Sewage'? La produzione è veramente brillante! Come ti dicevo, abbiamo avvertito che stava nascendo il primo disco da band completa. Gab è arrivato a tre mesi dalle registrazioni di FI(R)ST, qui invece ha potuto mettere del suo ed io e Teo lavorare sulla sua voce, conoscendone meglio timbrica, estensione, pregi e difetti, ammesso che di quest'ultimi ce ne siano poi molti. La sua performance mi ha sbalordito al pari di quella di Vinny, l'elemento mancante sul debutto, il batterista perfetto per la nostra band. La produzione è praticamente tutta opera di Teo; nell'approccio siamo una band punk, DIY, facciamo tutto da soli perché sappiamo di avere i mezzi artistici. Potrà sembrare presuntuoso, ma in Italia non troviamo produttori che ci interessino, se non appunto il talentuoso 25enne che abbiamo in casa. - Quali brani sentite come meglio riusciti? Personalmente sono legatissimo a Victim of Downturn, traccia dedicata alle vittime suicida causate dalla crisi economica. Un brano che mi ha commosso e che suonare dal vivo è fin troppo emozionante. Altre gemme sicuramente Blind Dog e The Hangman, che devo ammettere, abbiamo suonato veramente a canna in studio! - Il modo di bilanciare un certo metal e tanta melodia ricorda il lavoro fatto da gruppi come gli Alter Bridge. Quali invece vi hanno direttamente influenzato? Gli AB ci hanno influenzato più in FI(R)ST che in TSATS; i primi due loro dischi sono davvero validi. Le nostre radici sono varie, questa è la musica che ora come ora ci esce dalle mani; l'idea di groove, di impatto, di pugno in faccia. Non riesco ad accostarci ad una band precisa. Ascoltiamo troppa musica differente. Se devo dirti una band ti dico i Pantera, per quanto abbiamo poche cose in comune, almeno per ora. L'approccio allo strumento è tuttavia essenzialmente quello. - In sede di recensione abbiamo sottolieato la prova maiuscola di Gabriele, ma anche il resto del gruppo ha sprigionato un muro sonoro veramente spesso: come nasce un vostro pezzo? Ti ringrazio da parte di tutti. I nostri pezzi nascono in due modi: dalle mani di Teo che sviluppa 3/4 di pezzo su cui poi solitamente io pongo testo e qualche rifinitura melodica oppure da un mio riff di chitarra, solitamente abbastanza elementare, da cui lui tira fuori una canzone. Questo è stato l'approccio finora, ma nulla vieta di provare nuove strade. Mi piacerebbe partire dai testi in futuro, o da una jam in sala prove. - Quali sono le tematiche trattate nel disco? Crisi globale, indifferenza della politica, responsabilità delle banche, solitudine ma anche sacrificio, sopravvivenza. Dieci tracce simili che affrontano tematiche che si incrociano tutti i giorni. I testi però non sono così diretti, non à la Rage Against The Machine, anche perchè non siamo persone totalmente contrarie al sistema. Il concept è una critica agli ultimi quattro anni, una condanna che speriamo in qualche modo risulti costruttiva. - Ci sono stati momenti duri (prima del prezioso secondo disco) in cui avete pensato di mollare tutto? Ci penso ogni giorno, sinceramente non ne vale la pena nè economicamente nè moralmente. In Italia è impossibile creare una cultura rock, di base non ne capisce un cazzo quasi nessuno. E non mi interessa risultare antipatico o spocchioso. Abbiamo girato e visto quanta differenza ci sia in altri paesi, seppur con i loro miliardi di difetti. Il rispetto per la musica però rimane, al pari dell'interesse a proporre cultura. Qui no, mi spiace, ma siamo in troppo pochi a tenerci davvero e quei pochi sanno chi sono perchè non manco ogni giorno di ringraziarli ed abbracciarli calorosamente. Ciò non significa molliare, poco ma sicuro. Fate attenzione: il fatto di avere una visione negativa non significa appendere lo strumento al chiodo. La musica è il mio lavoro e la mia passione. Sono un privilegiato e sguazzare in questo "sewage" mi sembra un compromesso sopportabile. - Sapete bene che il vostro album potrà finire nelle top ten di fine anno, ma per voi quali sono i dischi da avere di questo 2012? Beh, tanto per fare lo stronzo te ne dico uno del 2013: il prossimo Alice in Chains. Mi sento un ragazzino all'idea di sentire nuova musica di Cantrell! Del 2012 direi il nuovo Deftones, Wrecking Ball di Springsteen che ha anticipato i temi del nostro album, il nuovo Down, il nuovo Suol Savers, Black Traffic degli Skunk Anansie e i nuovi Skynyrd e ZZ Top. - Siamo ai saluti. Concludete pure l'intervista come meglio credete. A voi la chiusura... 15.12.2012. Questo Sabato, release party di TSATS al Honky Tonky di Seregno. Sul palco con noi gente vera come i Bad Bones ed amici d'eccezione quali Paul dei Destrage, Matt dei Mellowtoy, Mark e Dandy dei Planethard, Ale dei FuzzFuzz Machine (band che adoro). Sentiamo che ci sarà tanta gente, ma non sarà mai abbastanza. Supportiamo il rock italiano con ambizioni internazionali, perchè lo sappiamo fare molto bene.

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