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OVERFAITH

Finalmente i toscani Overfaith arrivano al traguardo del famigerato primo full-lenght: ecco cosa ha da dirmi in proposito (e non solo), il batterista Francesco e (anche se per una sola domanda) il bassista, Federico. Il vostro debutto, è il risultato di brani nati in un arco di tempo recente, e altri appartenenti addirittura al periodo Depths Of Madness, come dimostra il DVD “Alive Madness”. Osservazione giusta o errata? Cos’altro c’è da aggiungere, anche riguardo il periodo di gestazione generale del disco? Francesco: Come abbiamo detto spesso nelle nostre news, gli OVERFAITH sono una macchina sempre in movimento, subito dopo la registrazione di “Depths of Madness”, abbiamo continuato a lavorare su nuovi brani, anche se a dire il vero non avevamo le idee molto chiare sul nostro lavoro, dovevamo ancora avere un riscontro da parte del pubblico. Alcune canzoni presenti nel disco sono state composte addirittura prima dell'uscita del nostro debutto “Depths Of Madness” e già facevano parte delle setlist dei primissimi concerti che abbiamo fatto dopo la release del demo. Ovviamente questi brani più vecchi sono stati quasi completamente stravolti rispetto alla loro stesura originaria. Ma non è di questi brani che vorremmo parlare, ma di quelli più recenti, infatti sono proprio questi ultimi che tutti noi reputiamo i più rappresentativi di quello che sono gli OVERFAITH oggi. Credo che sia abbastanza percepibile dall’ascolto del disco la nuova linea che abbiamo preso con queste nuove composizioni e siamo convintissimi della strada che stiamo percorrendo. Ma torniamo alla genesi di “ORA”. Il disco ha avuto una gestazione lunghissima, come testimoniano i 5 anni di distanza dalla nostra precedente pubblicazione, frutto di tante vicissitudini che sono sopraggiunte in seno al gruppo: non credo di dire una falsità nell’affermare che abbiamo affrontato problemi e situazioni che avrebbero stroncato tanti altri gruppi, ma grazie alla nostra determinazione siamo ancora qua. Nel nostro cervello “ORA” contiene pezzi dell'era passata e dell'era che verrà, legati dal nostro presente stilistico. Se proprio lo vuoi sapere, abbiamo già una decina di scheletri per il nuovo album, ma non diciamo altro... Come mai vedete il vostro ritorno come un risveglio? Francesco: Questi anni sono stati fondamentali per la genesi degli odierni OVERFAITH. Ogni singolo evento, dal più gioioso al più oscuro ha contribuito a formare la nostra rinascita. Abbiamo affrontato periodi molto difficili fino quasi allo scioglimento del gruppo, ma abbiamo saputo rimetterci in gioco, riorganizzarci e risollevarci, sperimentando nuove strade e imparando dai nostri errori. Man mano che il nostro lavoro proseguiva abbiamo acquistato sempre più coscienza di quello che ci stava succedendo, siamo arrivati fino a stupirci dei risultati che ottenevamo e alla fine delle sessioni di mixaggio del nostro disco eravamo davvero soddisfatti del nostro operato. Per questo il nostro disco per noi rappresenta un risveglio. Sono passati cinque anni dalla vostra demo. Quale pensate siano, gli apporti, le novità più importanti, o semplicemente le caratteristiche di questo cd, che potranno far gola al metallaro medio? Francesco: Premettendo che non ci piacciono le classificazioni, non ci piace neanche parlare di “metallaro medio”. Crediamo che “ORA” sia un disco non tanto per “metallari” quanto per “ascoltatori” in generale. In questi anni abbiamo avuto una vera e propria evoluzione artistica che ci ha portati a intraprendere scelte stilistiche fuori dai canoni che il genere imponeva. Non è stata una scelta pianificata quanto un vero e proprio processo di crescita dell’identità artistica del gruppo che ci ha convinti a vedere la nostra musica come prodotto fruibile da un pubblico più vasto Nella mia recensione ho detto che l’intro di “In The Hour Of Need”, mi ricordava nelle linee di basso e nell’atmosfera generale, la strumentale “Whoracle” degli In Flames. Com’è nata concettualmente (In the hour of need, I welcome desperation) e musicalmente, questa canzone? Francesco: Devo essere onesto, a “Whoracle” non ci ha pensato nessuno... “In the Hour of Need” è un pezzo che è nato completamente a tavolino, tanto è vero che non lo abbiamo mai suonato tutti insieme. E’ un brano che abbiamo deciso appositamente di comporre senza preoccuparci della sua esecuzione dal vivo. Musica e liriche sono nate quasi di pari passo, cosa abbastanza anomala per le nostre composizioni per le quali la parte musicale solitamente precede la parte cantata. Il testo parla di un avvenimento che ha interessato la vita personale del nostro cantante Dario e che ben si è amalgamato all’atmosfera che il brano evoca. Quello di questa canzone credo sia il testo assolutamente più personale di tutto l'album: è una canzone in cui sono racchiuse tutte le sensazioni di una persona che si trova a fare i conti con delle esperienze negative e si rende conto di non poter più contare su delle figure di riferimento che fino ad allora lo avevano supportato ed accompagnato. È una sorta di concentrato di negatività nel quale Dario ha sentito l'esigenza di riversare tutta la propria disperazione, in un momento difficile, allo scopo appunto di liberarsene. Si può considerare come una specie di sfogo “terapeutico”. Nonostante gli anni siano passati, portate comunque sempre con voi, un trademark che si nota perfettamente quando le chitarre lavorano insieme intrecciandosi, creando dei tappeti musicali quasi orientaleggianti. C’è qualcosa in particolare che fa parte del background musicale dei due chitarristi, che contribuisce a ciò? Francesco: Mi fa piacere sentirti parlare di un marchio di fabbrica riferendoti alla nostra musica perché davvero non è facile riuscire a trovare una propria identità artistica. I due chitarristi hanno un background musicale completamente diverso: Massimiliano viene da studi classici, ha studiato infatti prima violino e poi pianoforte al conservatorio, Francesco invece proviene dal Jazz e dal mondo dell’improvvisazione. Il loro approccio allo strumento è totalmente diverso come diverso è il loro stile e lo si può sentire dall’ascolto di “ORA”. Ma proprio questa diversità è sempre stata un punto di forza e mai un ostacolo. Col tempo abbiamo sperimentato diversi modi di comporre i nostri brani, alcuni rivelatisi poi inconcludenti, ma oggi possiamo davvero dire che ogni elemento all’interno del gruppo svolge la propria funzione e lo fa al meglio delle proprie capacità. I chitarristi nella fattispecie assolvono al loro compito nella maniera che più si confà alla loro forma di artista e al loro background musicale. Questa ritengo che sia una carta vincente non solo in campo musicale: il saper mettere le caselle al loro giusto posto è fondamentale. Nel disco si nota una fortissima vena melodica, nelle voci e nella musica in generale. Da cosa nasce questa voglia di dare un tocco più elegante al death/thrash della band? Quale pensate sia il giusto modo in cui una band debba mettere sullo stesso piano melodia e brutalità senza tradirsi? Francesco: Quello che in effetti viene fuori, è il connubio tra le nostre capacità e quello che il nostro spirito ci suggerisce, senza porsi canoni di genere o costrizioni di eventuali giudizi di ascoltatori devoti a band storiche! Insomma cerchiamo di cucirci un vestito su misura! La musica ha in se anche una certa teatralità, e a seconda dell'aspetto che si vuol trasmettere si cerca l'espressione e lo stile più appropriato. Tra di noi l'aggettivo elegante non è mai stato pronunciato...ci è piaciuto da matti, giuro ...grazie mille! Come fa Federico a conciliare Overfaith e Coram Lethe (come session), senza problemi? Federico: Come potrai certo immaginare la gestione della mia presenza in entrambi i gruppi richiede molto sacrificio. Questo a testimonianza di quanto la musica sia una vera e propria passione per me. La mia filosofia è sempre stata quella di gestire tutto con la massima serietà e professionalità, senza che la mia militanza in un altro gruppo potesse risultare come un freno per le attività dell’altro. Certo io non ho il dono dell’ubiquità per cui qualora fosse necessaria la mia presenza contemporanea in entrambi i gruppi (mi riferisco ad eventuali concerti dal vivo ovviamente) l’unico modo di risolvere la cosa è quello di ingaggiare un turnista che mi sostituisca. Naturalmente io sono stato chiaro fin da subito con entrambi i gruppi e tutti hanno accettato questa mia disponibilità e questo mio impegno. D’altronde non è una cosa infrequente che un musicista sia impegnato in più progetti, per cui non ritengo la mia situazione atipica. Certo, i più fondamentalisti potrebbero pensare che questo sia un modo per così dire di “tenere il piede in due scarpe”, ma sinceramente io non la vedo così perché in fondo quando si entra a far parte di un gruppo non si firma nessun contratto di matrimonio con nessuno per cui non si deve “fedeltà eterna” a nessuno, se non ai propri impegni. Fino ad oggi sono stato in grado di gestire questa situazione e ritengo di aver dimostrato a entrambe le formazioni il massimo impegno e la massima serietà. In futuro chissà, la vita a volte ti stravolge l’esistenza per cui potrei anche essere costretto a dover lasciare entrambi i gruppi, di sicuro mi ritengo abbastanza intelligente da saper capire quando è il momento di fare un passo indietro per non essere d’intralcio. Sinceramente mi ritengo fortunato e onorato di suonare negli OVERFAITH e nei CORAM LETHE perché, al di là di discorsi campanilisti e giudizi di parte, ritengo queste due formazioni tra le più valide che il nostro paese abbia da offrire. Potete parlarci del deal con Horus Music/Rockover Rec.? Ci sono state difficoltà a creare l’accordo? Francesco: La cosa ha stupito anche noi all'inizio, è stato tutto molto superiore alle nostre aspettative. Siamo stati accolti con grande professionalità ed educazione, cosa che ci faceva pensare a una grande presa in giro onestamente. Siamo stati cauti e alla fine abbiamo deciso di tentare. Il cammino è lungo, e siamo ancora sul portone di casa, ma la Horus ci ha dimostrato di essere fatta da musicisti per musicisti, non da manager che devono far quadrare i bilanci di aziende, che se ne sbattono se vendono cd, macchine da caffè o bambole di plastica. La Horus Music esiste da 12 anni e va avanti quasi esclusivamente per la passione. I risultati sono eccellenti: partners in tutta Europa e mezzo mondo, artisti internazionali, una ventina di titoli in catalogo ed alcuni risultati di vendita ottimi per i tempi che corrono. Siamo sempre in contatto, e ci sentiamo membri del medesimo gruppo, è davvero molto bello e stimolante! Avete un messaggio particolare per tutti i detrattori della musica italiana? Mi spiego meglio: mettiamo caso che qualcuno ascoltandovi, non vi apprezzerà per motivi legati alla lunghezza eccessiva del disco, o alla troppa (ipotesi) natura derivativa dei brani, e nefandezze varie. Ce ne sono in giro di queste persone. Che gli direste, e cosa pensate della scena italiana oggi? Francesco: A prescindere da tutto, a noi piace veramente tanto il nostro operato. Penso sia giusto che ci siano "queste persone", esistono loro e esistono i generi musicali. Quando fai una scelta artistica è scontato che andrai a coinvolgere un target anziché un altro, il casino è quando non coinvolgi nessuno! Non crediamo di peccare di presunzione, affermando che si tratta di un album decisamente vario dal punto di vista compositivo, tu stesso, in una domanda precedente affermi che il nostro trademark si percepisce. Anche altri ci hanno fatto notare questo aspetto; sia ben chiaro, qui nessuno ha le pretese di aver fatto qualcosa di incredibilmente innovativo, ma il fatto che questo si senta all’ascolto è davvero una soddisfazione per noi. Sicuramente, essendo noi una band italiana, come tutti i gruppi del nostro paese, per “emergere” dobbiamo faticare il quadruplo rispetto a realtà di altre nazioni. Di sicuro non saremo noi a cambiare le cose:chi è prevenuto resta prevenuto, chi ha la capacità di approcciarsi ad un prodotto musicale, libero da preconcetti e con la mente disposta ad abbandonarsi all'ascolto magari scopre un disco gradevole! La scena italiana? I gruppi ci sono, tanti, troppi, molti non sono all'altezza di stare nel pentolone, come proposta, qualità e immagine...eppure sono nel pentolone! Altrettanti sono seri, precisi, professionali, brillanti e a volte anche personali...e sono nel pentolone! Di chi è la colpa? Bella domanda! La scena è fatta da chi suona e da chi ascolta: è la gente che decide quanto vali, comprando i dischi e smettendola di stare a braccia conserte in fondo ai locali. Quali sono i ricordi e le esperienze, che vi portate dentro ad oggi, con questa band? Francesco: Credo che ognuno di noi viva l'appartenenza ad un gruppo come gli OVERFAITH in maniera diversa. Ogni singolo individuo che fa parte di questa band ha dato qualcosa di “suo” ed ognuno di noi ha ricevuto qualcosa di diverso (10 anni passati con i soliti cinque elementi, non è da tutti e finisce che senza accorgercene ci si vuole bene!). Siamo cinque persone molto differenti fra di loro, sia caratterialmente che come background artistico. Ci sono un'infinità di ricordi legati agli OVERFAITH. Esperienze particolari fatte nel corso di questi anni, con i vari concerti, prove o anche solo quando ci troviamo per andare a cena insieme. Tutto questo si interseca con le nostre vite quotidiane accompagnate dall'attività della band! Sicuramente i ricordi più piacevoli legati alla nostra attività sono i concerti che ci hanno dato maggiormente soddisfazione, come l'esibizione al Metal Camp e lo show al Sonar di spalla agli Exodus, ma anche la realizzazione del videoclip di “Dark Pages”, un'esperienza spettacolare da rifare assolutamente. Tutti noi comunque ci auguriamo che il bello debba ancora venire! In tutti questi anni, pensate di aver suonato abbastanza dal vivo, o…non è mai abbastanza? Quali sono i prossimi piani su questo versante? Francesco: Ci piace molto suonare dal vivo, purtroppo la nostra presenza sul palco non è stata assidua come quella di altre band underground, un po’ anche per problemi che ci hanno tenuti fermi a casa. Acqua passata! Abbiamo declinato ultimamente alcune date solo per far uscire l'album, poi l'intenzione è quella di rappresentare sui palchi (di tutto il mondo magari) la nostra opera! Ci sono già idee o sorprese, per quanto riguarda setlist o uscite, ristampe, merchandise, insomma: aggiornateci un po’ sul resto… Francesco: Come ti ho già accennato, siamo a lavoro sui pezzi del prossimo disco che porta già un nome, che ovviamente non ti diciamo! Ci muoviamo con calma e serenità, per gestire e goderci l'uscita di “ORA”, ma il fatto è che abbiamo paura di fermarci di nuovo, e intendiamo recuperare il tempo perduto! Insieme al disco è in vendita la nuova t-shirt, e visto che non abbiamo in programma di ristampare "Alive Madness" speriamo di poter registrare dei live di qualità così da avere materiale per un nuovo dvd! Avevamo parlato di realizzare un nuovo videoclip su un altro pezzo di “ORA” oltre a quello già esistente di Dark Pages, ma credo che non ce ne sarà il tempo. A proposito: il myspace e soprattutto il sito, è sempre stato molto aggiornato. Vostro pensiero a riguardo internet e i nuovi social network (ovviamente musicalmente parlando) e un pensiero riguardo il peer to peer…Un bene o un male? Francesco: Abbiamo sempre considerato fondamentale internet e tutto quello che vi ruota intorno, come veicolo promozionale per la band. In effetti stiamo molto attenti ad aggiornare il più possibile il sito e il myspace. Ultimamente abbiamo creato anche la nostra pagina su facebook che riteniamo un'altro mezzo utilissimo per promuovere il gruppo. Il discorso del peer to peer è molto complesso e articolato, anche se in fin dei conti riteniamo che non porti grossissimi danni economici all'industria musicale, così come però, non porta neanche grossi vantaggi! Riteniamo che la crisi del music-business non sia minimamente da imputare al fenomeno del download illegale. Alla fine, coloro che scaricano i cd oggi, sono l'esatto corrispondete di quelli che anni orsono si duplicavano le cassette. Tutto sta a vedere se si inquadra un prodotto musicale come “oggetto d'arte” o meno. Chi ha questa percezione non smetterà di acquistare CD anche se ha la possibilità di scaricare, gli altri si limiteranno a masterizzare o a fruire della musica solo con I-Pod, lettori mp3 ecc... Siamo in chiusura! Se ho tralasciato qualcosa, ditemi voi! Francesco: Non abbiamo detto tutto, ma abbiamo detto tanto, ti ringraziamo per l'intervista e la bella recensione, grazie per il termine "elegante". Al pubblico diciamo di ascoltare questo disco e ascoltarlo bene, propone situazioni differenti con un sound caldo e diretto, e speriamo che si aggiungano ai fan ai quali chiediamo scusa per l'attesa con la speranza di aver colpito nel segno. Grazie per ORA!

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