GOTTHARD
E' con grande ansia che attendevo l'intervista con Marc Lynn, bassista e fondatore dei Gotthard, che ho avuto il piacere di incontrare nella sala di attesa di un famoso hotel milanese. Marc si è rivelato un persona squisita ed incredibilmente a modo, rendendomi ancora più orgoglioso di essere un accanito fans della band svizzera, e ancora più voglioso di vederli dal vivo nella loro esibizione italiana del 3 giugno al Tradate Iron Fest. Ecco l'intervista: Allora Marc, parliamo del nuovo album "Lipservice", che personalmente reputo il vostro miglior cd dai tempi di "G". Com'è nato e quando avete iniziato a comporre i pezzi che ne fanno parte? Abbiamo iniziato a scrivere i pezzi a settembre, andando a rispolverare alcune idee contenute nei vecchi nastri ed aggiungendone di nuove grazie al lavoro dei nostri chitarristi Leo e Freddy; successivamente abbiamo organizzato un incontro in Svezia tra Steve, Leo e due persone conosciute dal nostro manager, il tutto per confrontarsi e trarre qualche spunto sulle nuove canzoni e vagliare al meglio i vari input elaborati sino a quel momento. Questa è stata una scelta particolarmente azzeccata, infatti Steve e Leo sono riusciti, in un solo weekend di permanenza nel paese scandinavo, a buttar giù ben quattro canzoni che ora trovi su "Lipservice", tra cui il nuovo singolo "Lift U Up". L'entrata in studio è avvenuta invece a metà gennaio, e le registrazioni sono durate un totale di sette settimane; dopo una piccola pausa ci siamo ritrovati ancora una volta per remixare tutto il materiale (cosa eseguita in poco più quindici giorni), dando priorità ovviamente al nostro primo singolo, e lasciando ad un tempo successivo il lavoro su tutte le restanti tracce. Un'altra cosa interessante riguarda una limitatissima versione in Dolby Surround 5.1 del disco, la quale sarà disponibile inizialmente solo sul nostro sito internet, e che in data imprecisata verrà gettata anche sul mercato. (Ottimo!) La cosa più strabiliante di "Lipservice" è un certo ritorno a sonorità più hard e rockeggianti, il tutto senza però tralasciare la grande ed azzeccata dose di melodia che ha contraddistinto episodi come "Homerun" e "Human Zoo". Cosa mi dici a riguardo? Dall'episodio più pop della nostra carriera, che è "Open", abbiamo deciso di tornare gradualmente a riproporre parte del solido sound che ha contraddistinto i nostri esordi, cosa operata di volta in volta con "Homerun" e "Human Zoo". Nel nuovo album Leo si è occupato della fase di produzione, e ad un certo punto, prima di iniziare a lavorare effettivamente al disco, ci siamo seduti ad un tavolo ed abbiamo parlato tutti insieme di quale avrebbe dovuto essere l'indirizzo futuro dei Gotthard. Uno degli elementi di discussione è stata infatti la massiccia presenza di tastiere nei dischi precedenti, elemento che alla fine ha influito molto nel rendere il suono molto più morbido. In "Lipservice" invece abbiamo deciso di utilizzare unicamente pianoforte ed hammond, il tutto accompagnato da poche sovraincisioni degli altri strumenti per rendere il risultato finale più naturale e diretto, un po' come una registrazione live. Anche la tecnica è stata lasciata volutamente da parte, per dare spazio e sfogo unicamente al feeling delle varie songs e rendere tutto il più genuino possibile. - Come un buon formaggio svizzero! Esatto, e coi buchi! (a questo punto Leo, sentita la battuta, si inserisce nel dialogo) Leo: Non vogliamo concordare la caciotta, eh! (risate) Non è che forse questa scelta è stata adoperata dal fatto che avete voluto finalmente accontentare le tante richieste dei fan della vecchia guardia, e cioè di coloro che vi avevano elogiato per il vostro omonimo debutto e "G"? Dipende, può partire un piccolo spunto musicale da ognuno di noi, come ad esempio un accenno di Francescoarra acustica, che poi viene successivamente sviluppato con l'aiuto di tutti gli altri; ognuno di noi è in grado di apportare le sue idee all'interno del gruppo. Ti dirò, per quanto riguarda "Open" sarebbe stato molto più giusto remixarlo, ma quel che è fatto è fatto, per cui era giusto rimboccarsi le maniche ed andare avanti. Detto ciò anche la direzione dei mercati dei tempi ci costrinse a non azzardare un ritorno alle sonorità degli esordi, cosa che comunque ci ha permesso di acquisire una nostra una nostra personalissima identità, senza comunque tralasciare quanto fatto sin dagli inizi. Molti elementi hanno influito sulla scelta del nuovo sound: un nuovo contratto discografico, un nuovo management, e soprattutto un nuovo chitarrista, tutte cose che influiscono inevitabilmente sul tuo modo di scrivere. La precendente etichetta, con il relativo management, anche senza dire una parola influenzavano in qualche maniera il sound dei dischi che scrivevi, il tutto semplicemente assorbendo i consigli da loro elargiti. Dopo la storica collaborazione con la BMG Auriola siete passati sotto la direzione della Nuclear Blast. Come mai questo cambio di etichetta? Siete soddisfatti della scelta? Il motivo principale è uno solo: il business. La BMG, sul territorio svizzero e in parte su quello tedesco, ha effettuato un eccellente lavoro di promozione, cosa che invece non sono riusciti a ripetere in altri paesi circostanti, come ad esempio l'Italia; tanto per farti un esempio una volta, in un incontro di promozione, l'etichetta ci aveva equipaggiato con fotografie risalenti a ben sei anni prima, cosa ovviamente un po' imbarazzante. Anche la distribuzione dei cd nei negozi era purtroppo problematica, cosa che ha sempre reso difficile ai fans sparsi per l'europa recuperare i cd al di fuori del territorio svizzero. A quel punto abbiamo iniziato a guardarci in giro, e le alternative non sono mancate. La prima offerta è arrivata dalla Warner, ma la settimana successiva la casa stessa licenziò ben quattrocento persone, cosa che ci convinse a lasciar da parte l'offerta, preferendo magari una label maggiormente ridimensionata ma che ci inserisse in una posizione privilegiata nel proprio roster di gruppi, piuttosto che lasciarci all'interno di un'autentica schiera di nomi anonimi. Subito dopo si presentò l'offerta della Nuclear Blast, la quale fu molto franca e ci disse di essere assolutamente interessata al sodalizio con la nostra band; capirai che è bello comunque sentirsi richiesti ed apprezzati, e questo ci ha convinti ad accettare la loro offerta. Tra l'altro siamo forse il gruppo più melodico del roster della Nuclear Blast, cosa che in futuro potrebbe aprire alcune porte anche a molti altri gruppi. Sino ad ora la collaborazione è andata stupendamente, e anzi il problema attuale è che i moltissimi incontri promozionali hanno già riempito il nostro calendario, occupando tutti i giorni possibili. L'idea è quella di riuscire a girare in tour fino a metà dell'anno prossimo, mentre per ora sono previsti degli open air a cavallo tra Italia ed Inghilterra, i primi due proprio nel vostro paese prima a Firenze e poi al Tradate Iron Fest (mitico Marc, sarò lì in particolare per voi!!!), mentre poi ci trasferiremo in paesi dove non abbiamo mai suonato come Inghilterra appunto e Portogallo. L'idea è quella di iniziare a girare l'Europa entro la fine dell'anno, ma stiamo ancora attendendo perché vi sono delle concrete possibilità di imbarcarsi in tour da opening act per due headliner assolutamente altisonanti, ma non voglio parlare per scaramanzia e perché sai meglio di me che nel music biz non si ha mai la certezza finale sino a quando non si è firmato un contratto. (e come direbbe Biscardi, sguuuuppppp!!!) Sempre nel versante novità abbiamo anche un nuovo arrivato rispetto all'ultimo album in studio, alias Freddy Scherer. Vuoi introdurlo un po' ai vostri fans, e accennarci i motivi della separazione da Mandy Meyer? Mandy purtroppo era oramai insoddisfatto del suo ruolo all'interno del gruppo, egli infatti prediligeva in maniera particolare il ruolo di guitar hero, cosa che all'interno dei Gotthard è impensabile da attuare. Tra l'altro era anche possibile che egli soffrisse il fatto di non essere il primo chitarrista della band, e alla fine abbiamo deciso di comune accordo di interrompere il sodalizio che ci legava. Per quanto riguarda Freddy, invece, si era già segnalato ai tempi in cui cercavamo un secondo chitarrista da affiancare a Leo, posto che, anche a causa dell'indisponibilità di Freddy stesso a causa di alcuni impegni, finì per essere occupato da Mandy. Un giorno per caso mi capitò di rivedere Freddy, e così ci venne l'idea di richiamarlo ancora una volta; tra l'altro io e Freddy abbiamo suonato insieme nei China circa diciassette anni fa. Ora l'idea è quella di continuare ovviamente il rapporto con Freddy, ma solo il tempo trascorso insieme ed i concerti che vivremo potranno dirci se è davvero lui l'uomo giusto. I Gotthard alla fin fine, come ben sai, siamo io, Steve, Leo e Hena, ma Freddy è comunque stato presentato subito come uno di noi. Tra l'altro Freddy ha un modo di suonare leggermente diverso da Leo, anzi è quasi complementare, cosa che ha ovviamente giovato per la composizione dei nuovi pezzi. Poi, tra l'altro, è una persona particolarmente alla mano, è capitato infatti che dopo aver trovato un'idea ha chiamato subito Leo per proporgliela, cosa mai avvenuta con Mandy, che invece si presentava in studio solo dopo essere stato contattato. Noi come band abbiamo imparato a parlarci tutti a quattr'occhi, e questo è forse il principale elemento che ci ha permesso di rimanere sino ad ora uniti ed affiatati: Mandy al contrario era molto chiuso. Un piccolo appunto sui vostri concerti: ho avuto la stupenda possibilità di ammirarvi dal vivo in quel di Lugano due anni or sono, e rimasi stupito dalla grandissima varietà del pubblico presente, il quale racchiudeva dai bambini accompagnati dai propri genitori ai veri e propri hard-rockers con tanto di giubbino di pelle addosso. Qual'è il segreto che vi ha reso così vicini ad una così variegata frangia di pubblico? Sicuramente esplorare con convizione tanti tipi di musica, e continuare a proporre dal vivo pezzi di tutti gli album, nessuno escluso. E' capitato spesso che persone affezionate a diversi generi musicali, infatti, abbiano ascoltato durante i nostri concerti alcuni pezzi melodici di cui si sono innamorate da subito, e questo per un musicista è sempre una grande vittoria. Da parte nostra cerchiamo sempre di essere il più vicino possibile ai nostri fans, senza atteggiamenti da stronzi o simili (parole sante Marc, parole sante!), perché il nostro linguaggio è tutto inserito nella musica, non nel libro di qualche stupida rockstar da eguagliare o a cui assomigliare. I miei conti li devo fare con la mia musica e la mia coscienza, e questo ultimamente è stato molto apprezzato da tutti, tanto che in Svizzera siamo forse la prima band in assoluto del paese: con sette album e due best of abbiamo venduto più di un milione di dischi in terra elvetica, e questo per noi è stato davvero un grandissimo successo. Grazie di tutto Marc, è stato davvero un piacere poterti intervistare dal vivo e scambiare due chiacchere insieme a te! Grazie a voi e a tutti i vostri lettori, vi aspettiamo tutti tra breve al grande evento dell'Iron Fest! Non mancate!
Commenti