GAMMARAY
In attesa del lancio del nuovo lavoro dei Rrayz, abbiamo incontrato la loro punta di diamante, Kai Hansen, per una chiacchierata di "presentazione". Kai si è mostrato ancora più gentile di quanto potessimo sperare, aprendo le danze con un paio di birre per tutti e la piena disponibilità a sfondare abbondantemente i tempi previsti per l'intervista. Andiamo dunque ad iniziare... Prima di tutto, cominciamo con una domanda che non ti avrà fatto ancora nessuno… Ci racconti qualcosa del nuovo disco? No no, è diversa: perché l’hai chiamato… …”Land Of The Free Part II”? (in coro; risate, n.d.r.) Mi rendo conto che è una domanda ovvia da fare, quindi scusatemi se rispondo più o meno sempre allo stesso modo. Magari provo ad esprimere il concetto in un altro modo… Magari cerco io di chiedertelo in un altro modo: prima mi fai una discussione in generale sul disco, e poi mi dici nello specifico il perché del nome. Beh, ok. E’ piuttosto semplice: vedi, con “Majestic” e “NO World Order” avevamo iniziato un discorso musicale un po’ diverso, diciamo che non sono propriamente dischi molto GammaRay, almeno non in senso classico. Rappresentavano un diverso tipo di possibilità per noi, ed era piuttosto necessario: è come per un pittore, non puoi fare sempre lo stesso quadro, ad un certo punto devi provare un nuovo stile, altrimenti impazzisci. Quando eravamo seduti tutti insieme a parlare di un nuovo disco, c’era una cosa su cui tutti eravamo d’accordo, ogni membro della band: è qualcosa che potremmo chiamare “Positive Power”, qualcosa di energetico, qualcosa in stile “Land Of The Free”. Questo è un punto su cui eravamo tutti d’accordo, era evidente che la direzione da prendere fosse quella, ed ovviamente c’è una grossa sfida implicita nello scrivere un sequel a qualcosa che ha avuto un simile successo, qualcosa di così popolare. Ed è uno stimolo notevole, nel senso che c’è un grosso rischio di fallire. Questa band è fatta così: ci annoiamo se continuiamo a seguire una sorta di “strada sicura”, sarebbe soltanto “un altro album”, e questo non ci diverte; questa invece era una sfida, ed era ciò che cercavamo. E’ anche per questo motivo che è stato così “facile”, o comunque piacevole: la direzione era chiara a tutti, non dovevamo discutere su come dovesse essere, a cosa assomigliare, come creare un assolo, perché era lì. Ogni cosa è venuta naturalmente, senza inceppi, e ci è piaciuto molto. Quindi è per questo che abbiamo optato per “Land Of The Free”: avevamo i pezzi pronti, li abbiamo ascoltati, e ci siamo detti: “sì, è degno di essere “Land Of The Free 2” e null’altro.” Ricordo però che c’è stato anche un sondaggio tra i vostri fans su quale disco classico dei GammaRay volevano avesse un seguito. Se ne avessero scelto un altro? Non lo so. Qualcosa del tipo: “Vogliamo Powerplant 2”. “Ok, ecco “Land Of The Free Part II”!” Sì, esattamente! (risate, n.d.r.) Sarebbe andata proprio così! Sul serio, perché vedi, per noi è molto importante sapere che cosa pensano i nostri fans, ma non ci lasciamo influenzare oltre un certo limite da nessuno. Se abbiamo deciso che le cose devono andare in un determinato modo, non c’è verso che nessuno ci convinca a fare altrimenti. Facciamo ciò che vogliamo, semplicemente perché altrimenti non sarebbe qualcosa che viene dai nostri cuori, e solo se viene dai nostri cuori vale la pena farlo. Come è andato il cambio di etichetta? Perché avete cambiato, e perché con la SPV? Beh, diciamo che non è stata esattamente una libera scelta, è stata più una costrizione. Però l’abbiamo fatta con delle buone impressioni e delle valide aspettative, perché la Sanctuary pensava che il nostro lavoro andasse piuttosto bene, finchè non ha chiuso gli uffici tedeschi. A quel punto siamo stati trasferiti a Londra, e la Sanctuary soffriva già di notevoli difficoltà economiche. Il risultato è stato che abbiamo faticato a capire chi si dovesse occupare di noi, non riuscivamo a trovare il nostro manager alla label; all’inizio non abbiamo proprio avuto contatti con loro, e quando alla fine siamo riusciti a capire con chi dovevamo parlare, era già evidente che dovessero risparmiare su qualunque cosa, e questo gli impediva di focalizzarsi anche solo un po’ sugli artisti. Ovviamente noi eravamo molto scontenti, perché il nostro pensiero era “ok, noi abbiamo un disco che crediamo sia grandioso, e non abbiamo una compagnia discografica che se ne occupi. Magari lo pubblicheranno, ma così, Bam! Jewel case, nessuna promozione, nessuna edizione particolare… nessuna attenzione per il prodotto.” Fortunatamente la Sanctuary è stata rilevata dalla Universal, e quando questo è successo avevamo già concordato il tour con gli Helloween, per cui la nuova etichetta, che non aveva qualcuno pronto ad occuparsene, non ha potuto fare nulla. Questo avrebbe significato nessuna release, con un tour già programmato. Questo è stato un ottimo argomento per sciogliere il contratto: “abbiamo un contratto con voi e voi non siete in grado di pubblicare l’album: dovreste lasciarci liberi”. E così è stato. Ci siamo trovati liberi, abbiamo potuto cercarci qualche altra etichetta, ed alla fine siamo approdati alla SPV, che sembrava la migliore per noi. E come prima impressione, come è andato il lavoro con loro? Assolutamente brillante! (risate, la manager è dietro di noi; n.d.r.) Ti danno da bere gratis, è tutto ciò che mi serve! (altre risate, si riferisce al service della location dell’intervista, pagato dalla manager; n.d.r.) No dai, seriamente mi trovo bene: vedi, c’è stato pochissimo tempo, e vedere un’etichetta che in così poco tempo organizza la release, fa pubblicità, organizza le interviste… è bello, mi piace lavorare con loro. Mi fa sentire che la band è supportata al massimo, ed è una cosa che ci è mancata per parecchio tempo: è positivo. Quindi ci possiamo aspettare un’edizione speciale? La prima pubblicazione sarà in digipack. Non ci saranno bonus track, ma è un digipack, è carino; io li preferisco di gran lunga ai jewel case. Non mi piacciono per nulla, i jewel case. Questa sarà l’edizione limitata. Su “Majestic” c’era un chiaro riferimento ai Black Sabbath, quanto meno il riferimento più esplicito. Poi ce n’erano altri, c’erano passaggi stilisticamente molto più Iron Maiden che GammaRay in senso stretto. E’ stato un disco particolare da questo punto di vista, ma sul disco nuovo ci sono passaggi melodicamente riferiti agli Iron Maiden, il che è anche più esplicito. Come mai? Sì, è vero. Vedi, è una cosa che mi tiro dietro da tempo. Quando è uscito “Walls Of Jericho” la gente mi diceva “è come gli Iron Maiden un po’ velocizzati”. Gli Iron Maiden sono sempre stati un gruppo che ha esercitato una fortissima influenza, su di me e non solo, quindi ogni tanto saltano fuori in maniera più esplicita. Sarà sempre così, non me ne preoccupo affatto: loro fanno il loro genere di melodie, e se a volte senti qualcosa che ti suona Iron Maiden, va bene così. Non ti preoccupa la reazione dei fans? C’è un giro di basso che sembra quello di “The Clairvoyant”, ed un passaggio che sembra quello di “Heaven Can Wait”. Non è forse una cosa un po’ troppo esplicita? Non saprei, dovrebbe essere su “Opportunity”, se non sbaglio. Dovresti lamentarti col nostro bassista. (risate, n.d.r.) La canzone l’ha scritta Dirk, e sono qualcosa come sette anni che suona quel giro di basso. Dirk non è particolarmente appassionato degli Iron Miaden… ovviamente li conosce, ma non è un appassionato. In compenso è un bassista, e può darsi che tra bassisti ci siano delle somiglianze, una mente simile, un… non lo so, è successo e basta! Succede, che ci vuoi fare! Un’altra somiglianza: “Real World” mi ricorda da molto vicino “I Want Out” ed in qualche misura “One With The World”. E’ stata una scelta o una coincidenza? In un certo senso è sempre una coincidenza. Ero in studio, con il computer che mi sparava una ritmica di questo genere, e quando l’idea mi è venuta basta, il pezzo era lì. Poi è vero, volevo scrivere qualcosa che fosse nella scia della tradizione di pezzi come “I Want Out “ o “Heaven Can Wait”, una sorta di canzoni Metal semi-commerciali che ho sempre scritto, sia negli Helloween sia nei GammaRay, quindi non ci ho pensato granchè, l’ho fatto e basta. Hai seguito personalmente il mixaggio e la masterizzazione del cd? Solo parzialmente. Non ero molto soddisfatto del risultato del promo, perché avevo l’impressione che il suono fosse troppo compresso ed i volumi troppo alti, perciò Tommy ha fatto una nuova masterizzazione e remixato un paio di pezzi. La versione definitiva del cd sarà un po’ più calda, come suono. In particolare mi aveva colpito la cassa della batteria, è molto più da live set che da album, sia come volume che come timbro. Sì, Tommy mixa in una maniera molto “analogica”. Tende ad avere suoni molto realistici, vere chitarre, vera batteria… Quando avevamo fatto il nostro mixaggio avevamo tirato ad alzare tutto, anche troppo; quando ha rifatto il mixaggio lui ha riportato il suono a quello che la band effettivamente è. Il suono ora è più caldo e realistico, senza quelle impressioni tipo drum machine che oggi vanno un po’ di moda; penso che abbia fatto un buon lavoro. Ti andrebbe di spiegarci la copertina del cd? Posso. Ti spiace passarmi la copertina? (gli passo il promo, n.d.r.) Allora, “Land Of The Free”. Credo che un punto su cui siamo tutti d’accordo è che la “Land Of The Free” non esista nel mondo reale, quindi usa la tua fantasia, la tua immaginazione, e bam! Arrivi a questa specie di cancello, un cancello nella tua mente attraverso cui puoi guardare, puoi anche varcarlo se vuoi. Puoi camminarci attraverso, ed ecco perché ci sono le scale. Una volta dentro non c’è nulla che tu non possa fare: puoi avere le ali e volare, puoi lanciare raggi, sei potente e puoi spezzare le tue catene, puoi fare praticamente tutto ciò che vuoi, ed è questo il concetto che la copertina esprime. Da dove è nata l’idea di un tour con gli Helloween, e perché suonate prima di loro? Questa è una buona domanda! (risate, n.d.r.) No dai, seriamente, l’idea è nata suonando nei festivals. Abbiamo suonato insieme in parecchi festivals, e la sera c’era sempre il tempo per un drink ed una chiacchierata, ed abbiamo parlato del passato, del futuro, del momento attuale… Considerato che abbiamo fatto alcune jam session, come a Wacken, e ci siamo divertiti parecchio, e che ormai non abbiamo più risentimenti o rancori, abbiamo pensato che fosse una cosa positiva dare ai fans qualcosa di speciale. Che sarebbe stato divertente. Inoltre abbiamo entrambi una release nello stesso periodo, quindi perché non divertirci, fare un regalo ai fans e andare in tour insieme? Quella è stata una prima parte, poi ovviamente un po’ di telefonate, ed infine abbiamo deciso di farlo davvero. A questo punto c’è stata la fase delle trattative. Ovviamente, due band in ultima posizione non sono una cosa fattibile, quindi bisognava stabilire un ordine, ed un aspetto su cui siamo stati tutti d’accordo è che tra i due, il nome più grosso è quello degli Helloween. Questa è una cosa certa, e volendolo valutare beh, basta prendere la somma dei biglietti staccati dai due gruppi nell’ultimo tour: quelli degli Helloween sono decisamente molti di più. A questo punto abbiamo detto “ok, va bene, suoniamo prima noi”. Prima, non come opener. Non l’avremmo accettato: chiamaci “very special guest” o “co-headliner” o come diavolo vuoi, il concetto non cambia, l’importante è suonare. A quel punto abbiamo deciso di suonare lo stesso tempo: bisognava ancora decidere quanto. Si è parlato di 85 minuti, poi 80, 75, 70… e a quel punto abbiamo detto “va bene, facciamo 70 minuti a testa e non parliamone più”. Una cosa importante è che essendo gli Helloween il nome più grosso, noi abbiamo la possibilità di farci conoscere da molte persone che ascoltano gli Helloween e non conoscono i GammaRay. Soprattutto i giovani, che magari non sanno nemmeno chi io sia e del mio passato negli Helloween perché magari hanno iniziato da relativamente poco ad ascoltarli e conoscono solo Andi e la “new era”. Credo che per noi sia una cosa positiva. Certo, ci sono anche fans dei GammaRay che non vogliono assolutamente sentire gli Helloween, i “veri devoti” dei GammaRay… Si può sempre uscire dopo i GammaRay. No non si può, perché ovviamente tutti loro vogliono sentire la jam session che si terrà dopo la fine del concerto degli Helloween! Vedi, siamo furbi! (risate, n.d.r.) Poi nessuno li sgrida se ne approfittano per farsi un giro a comprarsi da bere… no, sto scherzando. Questa cosa la stiamo affrontando come una squadra, ed il gioco di squadra è importante. Entrambe le band daranno il massimo, ed è giusto che sia così. Aspettiamo questo tour con impazienza. Nel 2006, al Gods Of Metal, avete suonato “Future World” un paio d’ore prima degli Helloween: inutile dire che per molti fans quello è stato da interpretarsi come un gesto di sfida (ride, n.d.r.), visto che è risaputo che usano quel pezzo come chiusura dei loro spettacoli. Questa volta siete in tour insieme: avete stabilito quali canzoni potete o non potete suonare? Ci sono state discussioni su questo punto. Vedi, per essere un po’ stronzi, con i GammaRay io posso suonare le canzoni degli Helloween che ho scritto, ma non sono obbligato a farlo. Gli Helloween invece devono suonarle, perché sono le canzoni preferite di molti dei loro fans. Con i GammaRay abbiamo suonato “I Want Out”, “Future World”, “Victim Of Fate” per anni: sono canzoni nostre, nel senso che io le ho scritte e non lascerei che nessuno mi venisse a dire che non posso suonarle. Ma in questo tour non avrebbe senso che le suonassimo, perché dopo di noi ci sono gli Helloween, ed allora l’unico modo per dare loro senso è suonarle insieme dopo la fine del loro show: a quel punto hai sul palco l’autore del pezzo, la band che lo suona di solito, il nome della band sulle scenografie… allora sì che ha senso farle! Essendo uno dei creatori dei due “Keeper Of The Seven Keys”, cosa ne pensi del terzo capitolo, “The Legacy”? Domanda difficile. Penso che sia un buon album… (…silenzio…, n.d.r.) …ma… beh, c’è una grossa differenza rispetto, ad esempio, ai due “Land Of The Free”: noi abbiamo ancora lo stesso cantante, e “Keeper” era… è solo la mia opinione, ma so che molti la condividono… era estremamente legato a quella particolare chimica che c’era negli Helloween di quel periodo, con me ma soprattutto con la voce di Michael Kiske. Credo che per loro sia stato molto duro confrontarsi con questo. Ma se guardi il disco separato da ciò che sono stati “Keeper” e “Keeper 2”, è un buon disco. E’ stata dura camminare su quella linea sottile, ma loro sono stati abbastanza coraggiosi da farlo, ed il risultato è buono. Personalmente credo sia un buon album, ma non un “Keeper”. E’ un altro modo di dirlo… la penso così anch’io. E del nuovo disco degli Helloween, “Gambling With The Devil”, che ne pensi? E’ un buon disco, davvero. L’ho sentito solo un paio di volte, ma ci sono alcune canzoni davvero buone. Non pensi che canzoni come “Can Do It” o “As Long As I Fall” siano un po’… strane? (scuote la testa sconsolato; risate, n.d.r.) E’ sempre così, mi obbligate a dire cose che non voglio dire. Ok, ho ascoltato il disco, e secondo me quelle che hai appena nominato sono le canzoni più deboli dell’album. La prima mi piace, la seconda non è male… ora non mi ricordo i titoli, ma ci sono alcune canzoni davvero valide, davvero molto valide. E’ un buon disco. Cosa ti aspetti dal futuro dei GammaRay? Al momento ho buone aspettative riguardo il fatto che non abbiamo ancora raggiunto il nostro livello più alto. Guardo la nostra carriera e vedo delle fluttuazioni, degli alti e bassi, ma non vedo un assestamento, il tipico fermarsi ad un solo livello. Specialmente con questo nuovo disco, spero ed ho fiducia che riusciremo a raggiungere un altro livello, fare un altro passo avanti, e magari avere più fans e critiche migliori. Le band dicono sempre che il loro ultimo disco è il loro miglior disco… Smetterei di cantare! Non è affatto vero! Quindi, nella tua carriera quale sarebbe il tuo disco preferito e perché? Mi piace molto il suono di “No World Order”, ed intendo solo il suono. Non sto parlando delle canzoni o altro, mi piace molto il suono. Probabilmente a livello di qualità del suono è il disco migliore che abbiamo fatto. Ma a parte quello è molto difficile per me dire quale sia il migliore, perché anche io che li ho scritti cambio idea a seconda dei momenti. Anche nel momento in cui ho appena finito di scrivere un disco, non faccio paragoni, perché è come paragonare “Walls Of Jericho” e “Keeper Of The Seven Keys”: quale dei due è il migliore? Non puoi dirlo, perché sono due dischi completamente diversi, e li adoro entrambi ma non sono paragonabili. Può darsi che un giorno io voglia sentire “Walls Of Jericho” perché sono di quell’umore, ed il giorno dopo voglia sentire “Keeper Of The Seven Keys” perché sono dell’umore giusto per quello. Questo non significa che un album sia meglio dell’altro, ed è la stessa cosa per i dischi dei GammaRay, così come per le canzoni, un giorno mi sento di ascoltare “Heaven Can Wait” ed un altro “Cave Principle”, e così via. Cambia sempre, e penso sia giusto così. In questo momento… “Real World”. Ci sarà mai un altro “Skeletons In The Closet”? Come è stata come esperienza? Grandioso! Assolutamente brillante! Ci ha dato un sacco di… libertà, per otrnare di nuovo alla parola chiave. E’ stato qualcosa di speciale, perché come ho detto siamo sempre in cerca di un qualcosa di diverso dall’ordinario, e sempre quando suoniamo facciamo “Land Of The Free”, “Rebellion In Dreamland”… sai, i classici che la gente ama sentire e che a noi piace suonare, ma abbiamo anche altre canzoni, che a noi piacciono. Perché noi le abbiamo scritte e ci piacciono. Questa idea dello “Skeletons” è nata proprio dal fatto che a volte ci piacerebbe suonare canzoni che magari non sono nella “scelta A” dei fans, canzoni che non suoniamo mai ma che amiamo, anche solo per cambiare un po’, per dire “sentite, abbiamo anche altre canzoni, e sono pure belle!” Naturalmente, c’è stato “Skeletons part 1” ma c’è ancora abbastanza materiale per “Skeletons part 2”, ed io penso che dovremmo farlo, con ancora altre canzoni. Non importa quanto grande, non è quello il punto: il punto è che abbiamo un sacco di canzoni che mi piacerebbe “vedere” su un palco. Quando ascolto “Skeletons” mi rendo conto che i pezzi hanno un impatto completamente diverso dal vivo che su album, e questa è una cosa che mi piace. Credo sia una cosa speciale anche per i fans, per i “devoti” che conoscono tutte le canzoni ed hanno l’occasione di sentire pezzi diversi che di solito non suoniamo; ma credo sia una cosa interessante anche per gli altri, che magari conoscono solo i classici e possono scoprire pezzi che gli possono piacere altrettanto e che prima non avevano mai sentito. Come è stata l’esperienza con gli Iron Maiden nel 2003? E’ stato splendido! Vedi, anche se si è trattato solo di pochi concerti, è stato qualcosa che ci ha dimostrato che, in qualche modo, anche noi possiamo confrontarci con le grandi arene. Perché normalmente quando vai a vedere gli Iron Maiden non ti aspetti che il gruppo di apertura abbia un gran successo: praticamente non importa nemmeno chi suoni, sei lì per vedere gli Iron Maiden e nessun altro. Ma mi ricordo ancora scene come suonare “Send Me A Sign” e rendermi conto che c’erano qualcosa come diecimila persone tutti con le mani alzate… e per me è stat una cosa tipo “Oh, yeah!”. Non c’è un altro modo di definirla… “Oh, yeah!” E’ stato bellissimo anche perché vuol dire che la nostra musica può piacere a molte persone, ed è una sensazione splendida. Aggiungi poi che siamo stati trattati benissimo, non ci sono stati casini né litigi durante il tour, anzi ci siamo sempre sentiti benvenuti… è stata una grande esperienza! Quante interviste hai fatto oggi? Diciotto. Diciannove con questa. Ieri altrettante. Poi domani riparto e sarà lo stesso. Poi avrò Germania, Scandinavia, eccetera eccetera. Sono un sacco di drink! No, sarei già morto! (risate, n.d.r.) Oggi mi concedo qualche bicchierino, ma non potrei mai fare con regolarità una cosa del genere. Morirei presto, o sarei già morto da tempo! E praticamente senti sempre le stesse domande, ed è naturale che sia così, perché tutti cercano di farti qualche domanda originale, ma alla fin fine le tematiche sono un po’ sempre quelle… Lo capisco, è normale. Non mi crea nessun problema, perché queste sono domande che vanno fatte: dimostrano l’interesse per l’album. La cosa peggiore di tutte sarebbe pubblicare un album, e trovarti davanti a persone che non sanno cosa chiederti perché hai già detto tutto prima. C’è una domanda cui ti piacerebbe rispondere ma che nessuno ti ha posto? (…silenzio…, risate, n.d.r.) In effetti c’è una domanda che nessuno mi ha mai posto, e ci sono domande che mi sono state poste ma che non andavano poste. Ad esempio, andando su un livello più personale. Ci sono un sacco di giornalisti, specialmente di riviste, che perdono di vista la musica e fanno domande su argomenti personali e per scoprire tendenze politiche o atteggiamenti privati, o per mettere in mostra il tuo stile di vita… roba da riviste patinate, piuttosto che da stampa del settore. Ed a volte è anche divertente. Anche perché non le prendo mai seriamente. Bene, abbiamo finito. Qualcosa da dire ai nostri lettori? Beh, è ovvio. Al momento siamo focalizzati sul disco e sul tour, e speriamo di vedere più gente possibile ai concerti e che tutti si divertano. Speriamo che il disco piaccia… non c’è molto altro da dire! Grazie. Salute!
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