DEMONS & WIZARDS
Siamo a Milano, Hotel Galles, per incontrare Hansi Kürsch, vocalist dei Blind Guardian oggi qui per fare una chiacchierata su "Touched By The Crimson King", secondo capitolo del progetto laterale suo e del suo amico di lunga data Jon Schaffer, chitarrista ritmico nonchè leader degli amricani Iced Earth. Stiamo parlando, evidentemente, del secondo album dei Demons & Wizards. Prima di entrare nella saletta riservata per gli incontri con la stampa, veniamo informati che "lui è di buon umore, fin troppo. Abbiamo poco tempo, quindi se vi vibra il cellulare o mi vedete fare cenni sulla porta, tagliate corto, che se aspettiamo che finisca lui..." A mio modesto parere, la cosa si fa interessante.
Allora, ci hanno detto di essere veloci…
Quanto veloci, è la domanda.
Speriamo non troppo
Più o meno 15 minuti?
Sì, qualcosa del genere.
Allora, vediamo cosa si può fare. Intanto vediamo cosa c'è che volete sapere, poi eventualmente andremo un pochino fuori tempo.
Ok, prima di tutto facci una breve introduzione al nuovo album dei Demons & Wizards. Com'è stato lavorare di nuovo con Jon, avete fatto fatica a trovare un accordo, un punto di vista in comune?
Il problema maggiore per me e Jon è senza dubbio il tempo. Entrambi siamo molto occupati con le relative band principali. Fin dall'inizio abbiamo pensato “Ok, continuiamo, ne faremo un altro come Demons & Wizards”, ma il problema era il tempo. Nemmeno due anni dopo l'uscita del primo album dei Demons & Wizards Jon stava lavorando a “The Glorious Burden”, e stava già iniziando a lavorare ad un paio di pezzi per il nostro progetto. Quindi il punto era già fatto, era evidente che ci sarebbe stato un nuovo album dei Demons & Wizards. Da lì in poi è stato un casino, quando mi sono arrivati gli arrangiamenti principali mi ci è voluto un anno prima di avere il tempo di rispondergli, poi altri 6-7 mesi perché lui rispondesse a me, quindi dalla fine del 2002, per due anni esatti, abbiamo lavorato così, senza la possibilità di lavorare insieme sui pezzi, di vederci faccia a faccia, scrivere bene i pezzi e poi fare la produzione. Questo non calzava col nostro intento, perché l'idea era di fare musica insieme. L'altra volta, come sempre ha fatto nella sua carriera con gli Iced Earth, Jon aveva scritto in blocco quello che doveva scrivere, e poi me l'aveva passato, e questo spiega perché il nostro primo album fosse così in stile Iced Earth. Questa volta ho avuto modo anche di parlare col direttore della produzione perché alcuni pezzi non mi… mancava qualcosa, si sentiva l'assenza di qualcosa dello stile compositivo di Jon. Ci metti gli elementi chiave e vedi: ovviamente lui ci mette qualcosa dello stile degli Iced Earth, io qualcosa di quello dei Blind Guardian, ma se manca qualcosa dello stile mio o di Jon, non è più un album nostro, noi due insieme senza le nostre band. Inoltre le sonorità che creiamo insieme hanno un che di particolare, perché ad esempio se stono su un album dei Blind Guardian lo senti subito, le armonie sono molto complesse, invece per la musica dei Demons & Wizards, la voce è in qualche modo molto monotona, e la monotonia insieme alle chitarre nello stile di Jon rendono musicalmente il nostro un album molto intenso ed oscuro. Questo è un aspetto su cui abbiamo lavorato, abbiamo provato a variare la presenza di elementi acustici. Volevamo cambiare un po' questo aspetto. Abbiamo visto le parti acustiche, e abbiamo iniziato entrambi a lavorare sugli aspetti più melodici, lui ammorbidendo il suo stile ed io sintonizzandomi meglio sul suo. Il risultato è stato un album più colorato, in un ceto senso, e la cosa quasi incredibile è che nonostante la mancanza di tempo, entrambi siamo riusciti a lavorare sulle atmosfere e a modificarle, soprattutto prestando attenzione agli errori del primo album, creando così un album molto più compatto.
Personalmente ho avuto l'impressione che rispetto al primo album, che mi pareva abbastanza equilibrato dal punto di vista dell'incontro tra i vostri stili, che in questo tu sia un po' preminente, almeno rispetto alle vostre carriere. La “tua parte” di album mi ricorda il livello di “Night At The Opera”, che è il più recente tra i lavori dei Blind Guardian, mentre quella di Jon più che “The Glorious Burden” mi fa pensare a “Horror Show”, che come album ha qualche annetto in più.
E' interessante, non l'avevo mai vista sotto quest'ottica. Ovviamente io sono cresciuto da “Night At The Opera”. Non rinnego mai nulla di ciò che ho fatto in passato, e quindi sicuramente ho usato quello che ho imparato. Probabilmente fai riferimento a “Seize The Day”, che ha parecchie parti di cori, ma in generale ho tentato di mantenere una struttura più pesante, perché le parti di Jon erano strutturate in maniera abbastanza pesante. Penso comunque che sì, da una parte si può vedere il nostro lavoro come un'unione degli stili delle nostre band di provenienza, ma dall'altra parte è anche un po' un genere nuovo, un nuovo stile anche se frutto dei nostri, sto pensando a pezzi come “Beneath These Waves”, ma anche la stessa “Seize The Day” in un certo senso, o sicuramente “Wicked Witch”, non sono assolutamente né Blind Guardian né Iced Earth, ma piuttosto sono l'esatta espressione di cosia sia l'essenza stessa dei Demons & Wizards. Sono un po' l'obiettivo, nzi meglio la strada su cui muoverci per il futuro, io ci ho lavorato molto duramente, ed anche Jon, quindi considero il nostro contributo “fifty-fifty”. Ho sentito gente dire che i pezzi sono più Iced Earth e gente che dice che sono più Blind Guardian, ed anche altri che dicono che non è né l'uno né l'altro, ed è abbastanza ovvio. Ci sono momenti in cui te ne accorgi facilmente, ad esempio “Crimson King” ha passaggi assolutamente Iced Earth, molto in stile “Night Of The Stormrider” o “Burnt Offerings”, mentre poi arrivi ai cori e ti salta fuori la parte Blind Guardian, anche se a me ricorda più il vecchio, tradizionale stile dei Blind Guardian, non credo abbia così a che fare con “Night At The Opera”.
Cos'è cambiato nel tuo songwriting? I testi mi sembrano molto più astratti di quelli dell'album precedente.
Beh… questa è una cosa che ho iniziato… almeno da “Imaginations”, anzi no, anche prima, già da “Somewhere Far Beyond”. Ci ho voluto lavorare sopra perché su “Somewhere”, sui primi album in genere, ci sono alcuni testi veramente belli, ma ce ne sono anche alcuni buttati lì in fretta e furia alla fine del periodo di produzione, e non avevo idea di che fare, mi mettevo lì a scrivere qualcosa a caso, tentando di dargli una forma, ma non un senso (Risate, N.d.R.). E' andata così, ad esempio, per “The Wizard's Crown”, su “Battalions Of Fear”, è un buon esempio. Da “Somewhere” ho iniziato a tentare di portare i testi allo stesso livello qalitativo della musica, scrivere testi è un lungo processo e non sono ancora arrivato dove volevo, ma sono “in cammino” e questa per me è la strada migliore. D'altro canto non volevo nemmeno continuare a scrivere testi troppo chiari, in un genere in cui prevalentemente si parla di Fantasy… beh, la gente si stufa in fretta, e quindi cerco di farli un po' più astratti.
Prima hai citato “Wicked Witch”. Volevo chiederti qualcosa su questa canzone: è una sorta di melanconica ballad che parla della strega cattiva del Mago di Oz, giusto?
Sì, giusto.
Ecco, mi ha molto colpito. Cosa ci puoi dire di questo pezzo?
Già, ha colpito anche me (risate, N.d.R.). Allora, avevamo le canzoni per l'album, e c'era questa specie di ballad, e io dico “no, non la voglio fare, questa la saltiamo”. E Jon mi dice “ci serve qualcos'altro, provaci, interpretala, facciamo un'altra “Fiddler” (ride, N.d.R.), cos'aveva quel pezzo?”. Ok, cosa aveva “Fiddler”? Melodia, brano acustico, struttura semplice… ho guardato questo pezzo e ho detto “se vogliamo fare una cosa del genere, sembra semplice, ma ci devo lavorare un bel po'”. Mi sono portato il pezzo con me in Germania, ho messo il file sul mio pc, ci ho lavorato e poi ho detto: “Che schifo!” (risate, N.d.R.). Veramente, faceva schifo. Parole fuori tempo, troppo lente, una schifezza unica. Sapevo che ne potevo tirar fuori qualcosa, ed ero deluso della mia scarsa performance casalinga. E allora mi ci sono fatto il culo. Seriamente. Mi ci sono fatto il culo. Due, tre, quattro giorni solo su quello. Poi trovo il modo di farla bene, la riascolto e dico: “Ecco, ti pareva. Ora le chitarre fanno schifo.” (risate, N.d.R.) Ho preso il mo file ed ho iniziato a chiedermi che farci. File a 25 bit e 48 kHz. Lo piglio e lo metto a 16 bit e 43.1 kHz. Risultato: tutto rallentato, come se avessi messo il pezzo su un 33 giri. Al che mi sono detto “bene, e ora? E' perfetta!” (risate, N.d.R.) L'ho fatta sentire a Jon, e lui mi fa “ok, la usiamo come bonus track? Però ci serve la versione regolare”. E allora sotto di nuovo, fai la versione regolare, non è troppo veloce, ma l'altra è più lenta, ma è carina, sì ma a me piace di più… Alla fine dico a Jon “ok, quella che ti ho dato non è la bonus, è la versione regolare!” (risate, N.d.R.) Poi ho capito cosa aveva in mente. Comunque a quel punto avevo chiara la melodia, la struttura, avevo bene in mente cosa avevo fatto, e avevo letto il libro. La canzone è una specie di ironico testo sulla strega cattiva dell'ovest del Mago di Oz. Conoscete la storia?
Sì. (pare che questo “sì” abbia scatenato l'ilarità e l'entusiasmo del nostro Hansi, chissà poi perché…, N.d.R.)
Perfetto, ok… Allora, l'idea è: facciamo conto che queste accidenti di scarpette siano davvero sue, che glie le abbiano rubate, e immaginiamo che a casa ci sia qualcuno ad aspettarla, il suo amato maritino, il signor Strega Cattiva dell'Ovest che sta lì e aspetta, ma lo sa che lei non tornerà perché è entrata in contatto con l'acqua… (risate, N.d.R.) Quindi è ispirata a questa storia, ma come vedete non è che abbia molto a che fare con la storia originale, poi chi l'ha detto che perché uno si chiama Strega Cattiva deve essere una strega cattiva… (risate, N.d.R.) Quindi sì, è un brano ironico, ma anche profondamente triste (ridacchia ancora un po', N.d.R.), e i due effetti si mescolano grazie ad un testo che credo sia ben scritto, e lo stesso si può dire della struttura… Poi ok, abbiamo detto “la lasciamo con una sola voce”, alla fine la seconda voce l'abbiamo aggiunta, perché senza quella la musica faceva molto “lalalalalalalalallallà” (canticchia in stile “buffone di strada”, N.d.R.).
Un altro brano particolare per quanto riguarda il testo è “Down Where I Am”.
Sì.
E' un brano che mi ha colpito, oltre ad essermi piaciuto parecchio. Parlacene un po'.
E' un pezzo personale, quindi finchè qualcuno non lo indovina non lo dirò. (ride, N.d.R.) No, seriamente. E' un pezzo basato su fatti reali, un tipo che conosco è venuto da me, mi ha raccontato la sua storia e mi ha chiesto di fare una cosa del genere. E' un brano estremamente triste, immagino lo avrete notato… Il testo è forse il più bello di tutto l'album. Poi ognuno di quelli con cui ho parlato ha sparato la sua ipotesi, e finora ho sempre risposto “bell'ipotesi, ma non ci siamo”. Se troverò qualcuno che la indovini, gli dirò “bravo, hai fatto centro”.
La mia idea ce l'ho, ma credo me la terrò per me…
Un giorno me la dirai! (risate, N.d.R.) Ok, quella era l'idea base. Poi bisognava lavorare sui testi in modo che non fossero ovvi. Altri sono ovvi, poi non significa, ad esempio “Wicked Witch” l'hanno capito relativamente in tanti che aveva a che fare col Mago di Oz, ma avevano i dubbi, mi tiravano fuori altre storie, altri racconti… saranno 4-5 persone che hanno capito senza dubbio che si trattava di quello! (ride, N.d.R.). Per “Down Where I Am” volevo qualcosa del genere ma più criptico. Ok, l'idea di base è chiara, si riesce a cogliere, ma comunque non è un brano generico, parla di fatti specifici. Potete chiedere quello che volete: se ci azzeccate, non lo negherò, ma finora… (ride, N.d.R.)
Ok, lasciamo perdere. Parlami allora di “Immigrant Song”: perché la scelta di questo pezzo dei Led Zeppelin, e perché abbassare di tono la voce.
Wow.
Soprattutto se si considera che come voce tu ci potevi arrivare benissimo, fin troppo facilmente. Conosco bene questo pezzo nella versione originale, quindi quando l'ho sentita mi sono chiesto “ma perché?”
Allora, ci serviva la cover. Per mettere una bonus track, ci serviva la cover. Tra l'altro l'abbiamo fatta e poi abbiamo visto che come l'avevamo adattata veniva troppo dura, quindi siamo tornati alla versione originale. Quando Jon me l'ha fatta sentire, nemmeno l'avevo riconosciuta. Poi ci abbiamo pensato un po': è un pezzo che piace a entrambi, lega bene con l'album, ok, Jon non adora i Le Zeppelin, ma non è che non gli piacciano, comunque questo era l'unico pezzo su cui fossimo d'accordo. In pratica era l'unico pezzo che potesse fare al caso nostro: è breve, la possiamo suonare, e pure in fretta, non prende troppo tempo in studio. Quando abbiamo iniziato a lavorarci sopra, Jim Morris ci ha dato una bella spinta. Bobby ci ha messo una bella sessione ritmica, diversa dall'originale ma altrettanto accattivante, e Jon… Beh, lui è comunque un diavolo di chitarrista ritmico, ci ha messo pochissimo a suonarla, l'ha fatta senza perdere tempo e ha deciso di abbassarla di tono, e secondo lui io non c'entravo, cioè l'ha fatto e basta. Che casino! (risate, N.d.R.) Comunque, lui l'ha fatto, e quando me l'ha fatta sentire mi ha fatto sentire un pezzo estremamente vicino all'originale, anche e completamente diverso per via della sessione ritmica e dell'abbassamento del tono. Quindi quando l'ho sentita, toccava a me, tra l'altro è un pezzo che per così dire tenevo pronto in valigia da un po',e gli ho detto “sì… è giusta?” “Sì, sì, è giusta, ora fai la tua parte” “Vuoi che ne facciamo un paio di versioni rallentate?”(risate, N.d.R.) Così, l'ho sentita e non mi tornava molto, ero poco convinto dalle parti più pesanti, e allora ho provato a seguire anch'io il tono abbassato di Jon, ed è stata una fortuna, perché riesco a cantare con un tono piuttosto basso e in questo modo, anche se all'inizio ero tentato di farla lo stesso con lo stesso tono dell'originale, insomma alla fine farla così è stato anche più veloce, non dovendo rimaneggiarla
ulteriormente. L'unica parte che ho proprio cambiato, in fondo, è l'outro. Con quel “ahà, ahà…” E ho detto “Ok, facciamola alla Jon Oliva!” (risate, N.d.R.)
Ok, una domanda sulla situazione in casa Blind Guardian. Avrai sentito questa “canzone” mille volte, riguarda il vostro batterista…
Sì, sicuramente non è bella come “The Bard Song”, questo è certo! E' una vecchia canzone, la classica sui due amanti che passato del tempo si accorgono di non amarsi più. E' una brutta canzone. E' stato un processo, questa cosa si è infiltrata nel giro di 2-3 anni, noi non ce ne siamo accorti subito, almeno non dall'inizio, e quando ce ne siamo accorti era troppo tardi. Avevamo ormai diverse idee, diversi progetti, diverso tutto. Voglio dire, non solo riguardo la musica, ma gli affari del gruppo, la creatività del gruppo, il gruppo stesso… e non solo, anche a livello personale, capisci. Qualunque cosa. E non ci si poteva fare nulla. Quando il discorso è venuto fuori, ormai non si poteva più trovare una soluzione, una serie di soluzioni che andassero bene per tutti. A questo punto, soprattutto negli ultimi 3-4 mesi, ormai si sapeva che sarebbe stato meglio parlare col soggetto in questione e dirgli “mi spiace, non funziona” prima che la relazione di tutto il gruppo ne risentisse.
Ancora una domanda riguardo i Demons & Wizards, poi una più personale, e poi abbiamo finito.
Ok.
Qualche giorno fa mi sono detto “vediamo se ci sono informazioni particolari” e sono andato a vedere il sito internet dei Demons & Wizards. E' lo stesso da 4 anni.
(ride, N.d.R.) Il problema è che in realtà non abbiamo un sito internet. Mi spiego. La pagina che hai visitato è stata fatta dal webmaster degli Iced Earth, e ce l'ha fatta come favore. Ma non è il suo lavoro, quindi è stata lasciata così. Faremo qualcosa appena uscito l'album. Io sto iniziando a buttar giù una homepage per l'Europa, su cui scrivere le informazioni, le novità eccetera sui Demons & Wizards. Questo progetto è un po' il nostro bimbo, ma abbiamo entrambi parecchio da fare, quindi non abbiamo tempo di fare cosa come un sito. E' un dato di fatto.
Bene. Ultima cosa: oggi sarebbe dovuto venire qui con me un altro mio collega di Hardsounds per l'intervista, ma non è potuto venire per problemi di lavoro. Gli ho chiesto “vuoi che faccia qualche domanda in particolare?” e lui mi ha risposto “sì, chiedigli se mi vuole sposare”. (silenzio imbarazzato, credo stia valutando se si tratti di uno scherzo o di una proposta seria… N.d.R.) Vuoi sposarlo? Guarda, se non altro ha i capelli lunghi...(risate, N.d.R.)
No, assolutamente no. Non sono sulla piazza. Sono sposato, mia moglie è la cosa migliore che mi sia mai capitata nella vita, e non ho mai pensato ai ragazzi. Non mi sono mai interessati e credo che nemmeno invecchiando, nemmeno il ragazzo più carino del mondo potrebbe interessarmi. Mi spiace per il tuo amico.
Sarà molto triste.
Guarda, faccio molta fatica a dirlo, ma ho un figlio, che è un bel ragazzo, e magari questo bel ragazzo potrebbe crescere così. Dì al tuo amico di non abbandonare le speranze, potrebbe avere ancora qualche possibilità.
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Saluti di rito, ringraziamenti, autografi, fotografie, e chiacchierando amichevolmente il nostro ilpaina riesce a scoprire una piccola chicca: a quanto pare, Hansi va alquanto orgoglioso di “The Forgotten Tales”, e tra una battuta e l'altra confessa che gli piacerebbe fare un altro album di cover, che dei Queen adorerebbe cantare “Somebody To Love”, ma la giudica probabilmente troppo difficile, e promette che, se non dovesse riuscire a fare un nuovo “Forgotten”, userà comunque qualche cover, dei Queen in particolare, per altri progetti coi Guardian. Staremo a vedere.
Alla fine, il nostro quarto d'ora di intervista è durato una mezz'ora abbondante.
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