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YNGWIE MALMSTEEN: Report fotografico

Ymalmsteen

L’ultima volta che ho assistito ad un concerto e scattato ad Yngwie J. Malmsteen fu durante l’"Ultimate World Guitar Exhibition" in Piazza Maggiore a Bologna, la sera di sabato 15 maggio 2010. E’ incredibile vedere come tredici anni non sembrino passati affatto. Oggi, venerdì 10 novembre 2023, siamo alla terza e penultima data di questo tour italiano e vecchie leve e nuovi accoliti si riuniscono al Viper Theater di Firenze per rivedere e godersi nuovamente lo show del Maestro, ed accolgo come una buona notizia, di questi tempi, ritrovare un sold out anche a Firenze. La serata prende forma intorno alle h 21.00 con il concerto dei Limberlost da Seattle, band spalla di tutto questo tour di Malmsteen. A causa di impegni lavorativi non riesco ad arrivare prima della terza canzone e mi perdo la possibilità di scattare alla band, nonostante mi fosse stato che non ci sarebbero state limitazioni per la prima band. Ma eccoci qua, dove la mano destra non sa cosa fa la sinistra, quindi mi metto da parte e riesco comunque a godermi lo show. Le due cantanti Krystle e Brittany Lauren hanno modo per circa quaranta minuti, di mostrare tutto il loro virtuosismo canoro, nonché la loro spiccata sensualità estetica, armonizzando note altissime e scaldando così il pubblico in sala.

Steve Ramone si dice non si sia potuto aggregare alla tournée causa malattia.

Sullo sfondo del palco si staglia un muro di circa due metri di Marshall pronto ad esplodere. Malmsteen sale dopo un rapido e preciso cambio palco, davanti ad un Viper Club sold out in una splendida forma fisica e con lo stesso look di ogni suo concerto, capelli lunghi, neri e folti, camicia aperta fino all’ombelico, pantalone di pelle super skinny e subito dubitiamo del fatto che abbia veramente 60 anni. Partono le prime note di "Rising Force" ed improvvisamente è come ricevere un pugno nello stomaco dalla potenza che si sprigiona dal palco. Come prima impressione resto sbalordita dal comportamento complice di Malmsteen nei confronti di noi fotografi, povere bestie ammassati in un metro quadro di spazio alla sinistra del palco. Nonostante la nostra impossibilità di movimento, che finora avevo sperimentato solo una volta e mai me la sarei riaugurata, siamo comunque riusciti a portare a casa qualche scatto proprio grazie al suo continuo posing, inaspettato e molto gradito (ed anche grazie all’educazione di tutti i colleghi presenti che hanno permesso un giro continuo di postazione, un’altra cosa rara da trovare sottopalco). Oltre ad esser generoso di pose con noi è anche generoso di plettri con le prime file che si sono viste volare addosso per tutta la durata del concerto non so quanti plettri, la cui scorta veniva rinfoltita ogni due o tre canzoni. Usciamo dal pit e torniamo in sala, capendo subito quanto deve esser stato difficile per i fonici tirare fuori il sound, dal momento che sotto palco il volume era da acufene e in fondo alla sala si poteva quasi conversare tranquillamente. "Rising Force", "Seventh Sign" e "You don’t remember I’ll never forget" sono i tre brani che vengono cantati dal bassista, per il resto si tratta perlopiù di un concerto strumentale, in cui Malmsteen suona i brani più famosi del suo repertorio; si diletta in assoli infiniti sia col supporto della band, sia da solo, con il supporto del bass pedal e del grossissimo delay, attraverso il quale dribblava se stesso riuscendo a dare l’impressione che suonassero otto chitarre contemporaneamente. Approccia anche il canto, e sì, ce la può fare tranquillamente se non fosse per l’estensione un po’ limitata per i suoi stessi brani, ma per il resto il concerto è poco più di una clinic. Dopo circa novanta minuti di assoli, quindi dopo circa 23 brani, il concerto termina e la somma finale dei giudizi è altamente positiva. D’altra parte non si può pretendere di assistere al concerto di uno dei chitarristi più virtuosi della scena metal e aspettarci ballad melodiche, loop di arpeggi post rock o brani da cantare tutti insieme. Sarebbe come entrare in una tipica trattoria romana e restare delusi dall’assenza dei canederli. Tutto si è svolto nella maniera più fedele al copione immaginato. E noi attempati metallari ne siamo molto contenti.

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