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GIANNI DELLA CIOPPA: I dischi della vita

Gdc

Tutti hanno dei dischi a cui tengono di più di altri, ed al di là del valore storico/artistico degli album. Dischi che ti hanno cambiato la vita, o ti hanno aiutato a crescere, od a superare periodi bui della propria esistenza anche solo per l’artwork di copertina, o perché una singola canzone ti ha completamente stregato, o perché il chitarrista figo/la cantante gnocca di quella determinata band li sognavi anche sulla tazza del cesso. Non soltanto i dischi più belli in assoluto, ma quelli a cui si è più legati sul piano sentimentale. Sarebbe troppo facile chiederlo ai diretti interessati, allora proviamo a torturare gli addetti ai lavori…

Writer di lungo corso e per le più note riviste nazionali, Gianni ha prestato la sua penna e la sua passione per le pagine di Metal Shock, Mucchio Selvaggio, Psycho, Classix ed altre ancora. Diverse sono invece le sue pubblicazioni di volumi ("Il Grande Libro dell'Heavy Metal" ed altri) che nello specifico hanno contribuito ad arricchire la cultura musicale di più di una generazione. Per Hardsounds si è prestato alla nostra nuova rubrica per raccontarci le sue emozioni, i dischi legati ai momenti più emozionanti della sua vita. Le sorprese non mancano...

Note: L’anno si riferisce all'incontro con il disco. Parliamo di emozioni. Il resto non conta.

 

RITA PAVONE - La zanzara/Perché due non fa tre (1970 circa)

Mio papà l’ho capito tardi. Troppo tardi. Dopo che è morto tutti i suoi silenzi sono diventati luce. In 43 anni abbiamo parlato solo di calcio. Di lui sempre così serio e poco propenso al sorriso ho un ricordo nitido: accendeva il giradischi (solo per 45 giri), e partiva questo singolo di Rita Pavone e mentre imitava il ronzio della zanzare si muoveva ballando, anche con un certo stile direi. Erano le uniche volte che me lo ricordo allegro. A me piaceva più il retro “Perché due non fa tre”, ma non potevo andare d’accordo con lui. Amate i vostri vecchi finché ci sono.

DEEP PURPLE – Made in Japan (1974)

La scoperta della musica rock. Di più, ma molto di più della scoperta del sesso, che verrà dopo (molto dopo). La copertina dorata apribile, con questo fascio di luce rossa, i musicisti in estasi. “Highway Star”, il riff di “Smoke On the Water”, gli acuti in “Child In Time”, l’assolo di batteria interminabile di “The Mule”… È il momento esatto in cui dono la mia vita al rock.

IRON MAIDEN - Iron Maiden (giugno 1980)

Di questo album avevo letto la recensione di Beppe Riva su Rockerilla ed andavo tutti i giorni in negozio a chiederlo. Arrivò uno dei primi giorni di giugno ed era l’ultimo della fila dello scatolone, che il proprietario mi fece avidamente aprire, come premio alla mia fedeltà. Era girato, ma non so perché, capii immediatamente che era quel disco. Lo presi come un segno del destino: gli Iron Maiden sarebbero diventati i più grandi della storia del metal, un genere che stava nascendo. È andata proprio così.

LA SIRENETTA - Soundtrack (2001-2005)

Un film che scorre in loop ogni giorno, un divano, una figlia, un padre. Lei che ti abbraccia e dice: “Papà un giorno voglio sposarmi con uno come te.” Ce n’è abbastanza per morire felici.

MONO - Hymn To The Immortal Wind (2009)

Dopo decine di migliaia di dischi ascoltati e migliaia di concerti visti/ascoltati, pensi che niente più ti possa ferire. Poi scopri questo gruppo giapponese e torni a sorridere alla musica. Ed è magnifico.

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