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MARY ANN HAWKINS: Mary Ann Hawkins

data

19/05/2022
80


Genere: Surf Rock
Etichetta: Svart Records
Distro:
Anno: 2022

“La mia pellicola inizia con un immigrante italiano, tenuto fermo con la forza, da dei sadici tipi loschi: una fetta di ananas viene aggiunta al condimento di una classica pizza al pomodoro, uno scontro di gusti (dolce/acido), e di colori, tra il rosso ed il giallo. L’immigrato si agita e cerca di liberarsi, ma gli uomini intorno concentrano ogni forza per tenere il malcapitato e sottoporlo a tale tortura.” E questo è il mio film: la ripresa inquadra il dettaglio gastronomico (pizza hawaiana) e la musica ha inizio! Siamo nel 1962? Oops, siamo nel 2022! Ci troviamo in terra rossa tra Utah e Arizona? O sulle coste della California? Doppio "ops"! Siamo in Finlandia! Pronti per cavalcare l’onda? Loro sono i Mary Ann Hawkins (nome: indiscussa campionessa di tavola da surf femminile della costa del Pacifico anni ’30-40), un “branco” di cinque “squali surfisti” di Helsinki dal sapore heavy, che riescono a divertire il pubblico della loro terra natale con solo due EP autoprodotti, e che finalmente meritano un contratto con la Svart Records. Nel 2019 in tournée in Europa ed in Italia (anche la mia Torino). Strumentali e puristi (la loro forza). Assenza di cantato con sporadici e calibrati cori atmosferici. Immagino corde belle spesse, per favorire la plettrata. Ripetizioni costanti e veloci di una stessa nota sulla stessa corda (picking). Suono amplificato, con distorsioni da scuola Dick Dale, sax sincopatico, e mood nordico demenziale per i video musicali, quasi sconfinanti in un leggero surf punk. Si presentano così, con una doppia chitarra elettrica, un sassofono travolgente ed una sezione ritmica pericolosamente frenetica e rockabilly. Il “chitarrista surf rock” (qui sono due) sostanzialmente è un musicista democratico, non si lascia andare in “assoli”, è una “persona sociale”, lui accompagna (insieme al sassofonista) sempre e comunque la melodia, ed è anche un “ascoltatore”, è un professionista dotato di capacità unica e rara, ha un profondo rispetto per il suono ed estrema ammirazione verso il “potere dell’onda sonora”, che sfocia in una venerazione con riverberi e vibrati ricercati, che trascinano l’ascoltatore di nicchia, in uno spazio temporale alternativo (cinematografico). Formalmente “l’artista surf” è ironico e malinconico allo stesso tempo, si presenta con un “vestito atipico” per il suo contesto (demenziale). La sua musica è uno stile di vita: trasforma la quotidianità in un agro atteggiamento privo di senso, che produce risvolti divertenti: “vive di leggerezza”! Questa è la mia percezione, ascoltando le 12 tracce, che non perdono mai un solo colpo. "Viikinsaari Surf" ha una drum machine assassina, dal suono puro e potente, una delle due chitarre mira come un pistolero incallito, mood ammorbidito dal giro di sax. Duelli western, dalle sei corde brillanti, per "Helsinki 1952" e "Snake Planet". In "Hawkinsmania" il ritornello è affidato al sassofono; impossibile non accennare un rimbalzo del proprio corpo come effetto sonoro durante l’ascolto. "Summer Night" trapela di terra rossa soffiata dal vento, è una brezza solare veloce, in una strada assolata di una sperduta città. "Salpimienta" è identificativa: incalza il basso iniziale, un suono squillante elettrico e poi intervengono cori magistrali che sul finire aumentano di volume. Le tracce successive sembrano raccontare l’evolversi di situazioni, preparazioni, attese e movimento allo stesso tempo; in particolare "7.23 To El Paso", con i suoi “sbuffi scimmiottanti”, ed un martellante riff di chitarra, inscena la premessa ad un “momento movie” esplosivo. "Day Of The Dead" è la traccia centrale di questo progetto musicale: sono gli stessi strumenti musicali che diventano coro/eco l’uno dell’altro. "Daring Trappers" ha il sound del giorno dopo la tempesta: una melodia avvincente che colora il finale, che è affidato ad "Red Wind From The West" una chiusura d’eccellenza a tutti gli intrecci musicali di questo progetto: è come uno schiaffo di Trinità che ti riporta alla realtà. Pertanto, è un ottimo album dal sound revival sulla scia di 'The Belairs' (Mr. Moto), di ‘The John Barry And Orchestra’ (Dr. No, James Bond), ‘Link Wray And His Ray Men’ (Rumble, Pulp Fiction), ‘Dick Dale & The Del Tones’ (Misirlou, Pulp Fiction), ‘Henry Mancini’ (Pink Panther Theme). Sicuramente un album per i seguaci del re della chitarra del surf Dick Dale (quanto è bella "Nitrus") e per gli amanti del compositore Ennio Morricone, ma magari anche per chi cerca nel rock surf influenze più heavy (Hawai Samurai). Di solito questo genere di musica è associato ad un’immagine cinematografica e diventa quindi una colonna sonora. In questo caso non c’è film, ma forse c’è una storia da raccontare! Fate vostro questo album e ambientateci la vostra storia, se possibile planando l’onda!

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