JOB FOR A COWBOY: SUN EATER
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19/11/2014Avere a che fare con gruppi come i Job For A Cowboy è sempre una gioia. Da gruppetto di pischelli della My Space generation con i dilatatori che facevano deathcore mononota e pig squeal (e lo facevano comunque bene), sono passati a essere realtà del metal estremo che già a partire dal primo full length 'Genesis' ha dimostrato personalità e versatilità. L'ultimo parto 'Demonocracy' consegnava una band di death metal moderno in stato di grazia, e tutti saremmo stati più che contenti di avere un "semplice" seguito di quel disco, ma i cinque dell'Arizona hanno stupito tutti ancora una volta. 'Sun Eater', a partire da un cover artwork a dire poco spettacolare, è infatti un disco denso, variegato e molto molto lontano dal tipico death metal che uno si aspetterebbe. Doom, melodie sinistre e mid tempo imponenti vanno a braccetto con la solita brutalità dei nostri, e il risultato è qualcosa di esaltante e che suona moderno e freschissimo, anche se non di immediata assimilazione. Ma una volta che si entra nel giro è impossibile non trovare 'Sun Eater' un album irresistibile, da ascoltare più e più volte e gioire di ogni nota. Se il nostro entusiasmo può sembrare eccessivo, vi invitiamo ad ascoltare l'opener "Eating The Visions Of God", "The Synthetic Sea", o a "Global Shift". L'album è un puzzle perfetto, sicuramente l'apice finora raggiunto dai Job For A Cowboy; assoli immacolati, ritmiche mai fuori posto, una performance di basso da incorniciare (forse un po' altino nel mix, ma sarebbe come lamentarsi che in un disco dei Dream Theater si sente troppo un solo di Petrucci); in definitiva, un disco privo di difetti e che si impone tra le uscite dell'anno per personalità, musicianship e valore.
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