HEAVEN AND HELL: THE DEVIL YOU KNOW
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28/04/2009"Dehumanizer" parte seconda? Ma certo. Anche se con le dovute ma non sostanziali differenze. Si può riassumere così il primo disco totalmente di inediti targato Heaven And Hell. Un gran bel disco se isolato dal contesto e dal peso storico in cui si calano i nostri. Soltanto un buon lavoro se preso nel suo complesso. I motivi sono diversi. Partiamo dal presupposto che i brani funzionano, anche se non tutti si fregiano della stessa incisività. Ed aggiungiamo pure che le aspettative, almeno per quanto mi riguarda, sono state abbastanza soddisfatte - cosa aspettarsi di più da gente arrivata alla soglia delle 70 primavere? Premesso questo, si può affermare che "The Devil You Know" avrebbe potuto davvero dire molto altro, ingabbiato purtroppo da una logica dinastica che vuole come protagonisti ancora gente come Vinnie Appice dietro le pelli, un àncora di quelle pesanti che affossa le tracce a causa di un elementare e statico drumming sul piano stilistico, e di un suono involuto che rimanda ancora a dischi come "Holy Diver" - uscito nel 1983. Sarebbero bastate la dinamicità e l'eclettismo di Cozy Powell buonanima, per dire, per dare più spessore e vigore all'intero disco, o comunque il tocco misterico di Billy Ward uscito anzitempo dal progetto. Se si considera che Butler smette di pompare e di tormentare le corde del basso per una più pulita e lineare esecuzione, allora le potenzialità della sezione ritmica ce le siamo bellamente giocate. Come controcanto, però, Tonino Iommi svolge un lavoro mastodontico, al limite della commozione. Non solo il suo riffare si fa sempre più saturo e grasso, ma assume anche forme smaccatamente moderne. Considerare "The Devil You Know" come suo lavoro solista non sarebbe del tutto un azzardo se non fosse per la mano di Ronnie - che in misura assai minore - si fa ugualmente sentire: i bridge melodici di "Atom And Evil" e di "Break Into Heaven" sono tipici dei suoi lavori solisti. Buona prestazione la sua, voce ancora di una espressività dirompente, e nonostante il calo fisiologico dovuto all'avanzare del tempo, riesce ancora ad imprimere potenza e partecipazione. "Ed i Black Sabbath"? immagino vi stiate chiedendo. Bah, credo sia inutile stare qui a parlarne. La storia della band la conosciamo tutti, così come si possono facilmente intuire le dinamiche che hanno portato alla (ri)nascita dei nostri. Mi preme aggiungere, invece, concludendo, che al di là di tutto la magia di un tempo non è andata perduta, che il disco necessita di diversi ascolti per essere metabolizzato interamente, e che l'intro acustico di "Bible Black" ricorda moltissimo il motivo di "Stairway To Heaven". Per il resto siano davanti ad un album piacevolmente oscuro che si consolida troppo nelle forme stilistiche note, ma che sa essere anche attuale. Qualcuno rimpiangerà Ozzy, personalmente rimpiango Tony Martin, ma la storia continua, e quando sono uomini come Iommi/Dio/Butler a farla ce solo una cosa da fare: augurare loro ancora lunga vita.
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