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DODSFALL: Kronet I Svart Eld

data

13/08/2012
76


Genere: Black Metal
Etichetta: Unexploded Records
Distro:
Anno: 2012

Questo 2012 è un anno molto prolifico per i norvegiesi Dodsfall che a pochi mesi dalla pubblicazione del loro ottimo secondo full-lenght intitolato 'Inn I Morkets Kongedomme', pubblicano questo primo EP per la Unexploded Records. La band formatasi nel recente 2010 per volontà del chitarrista Ishtar, nasce nell’intento di sviluppare sonorità tipicamente raw e old school. Con l’ausilio di V-Rex, in passato in band navigate come 'Ancient' e 'Aeternus', e con l’attivissimo batterista Grave, i Nostri continuano nella loro missione, cioè quella di tributare con la loro musica il black metal norvegese della prima metà degli anni '90. La sfida non è semplice e il rischio di cadere nel buco del già sentito è alto. Per non parlare poi della paura di ogni band di rimanere schiacciata nel pesante scontro con i mostri sacri del metallo nero, coloro che gettarono le fondamenta del black metal nella sua massima espressione sonora e d’immagine. Che la sfida abbia inizio, dunque. In copertina una processione di croci infuocate ci guida all’interno di 'Kronet I Svart Eld', e già dalle prime note di "I Skuggans Famn" veniamo stretti in una morsa gelida e maligna, avvolti da oscuri presagi già vissuti tanti anni fa. Quando ci raggiunge "Av Død Skal Du Herske" capiamo che la sfida è vinta e che il ritorno all’oscurità dei Darkthrone non può che gratificarci. Poi è il turno di "Mørkrets Sirkel" che, se non fosse per l’assenza di tastiere sembrerebbe uscita direttamente da 'Wrath Of The Tyrant'. Con "Inn I Fjellets Dypeste Dyp" i tempi si fanno più epici in tipico stile Enslaved, mentre la conclusiva e strumentale "Gal Tjener" con i suoi due riff ripetuti e incastrati tra loro, omaggia senza mezzi termini il Conte Grishnack. Quando un lavoro in sede di recensione richiede così tanti riferimenti ad altre band, la carenza di personalità pesa sul giudizio, ma se il gruppo riesce a rievocare non lo stile, ma lo spirito e l’essenza di tali maestri, allora la prospettiva non può che migliorare.

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