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BETH HART: You Still Got Me

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02/11/2024
88


Genere: Rock, Blues
Etichetta: Provogue
Distro:
Anno: 2024

Beth Hart ed il suo undicesimo album in studio ‘You Still Got Me’. Monty Norman & John Barry sembrano ispirare “Savior With A Razor”. Beth Hart armata di fucile elettrico si sente minacciata, è vulnerabile, e per protezione scarica una serie di colpi a sè stessa (arma non letale). Stordire quel diavolo nella sua mente che incita al cattivo comportamento o all’annullamento è la priorità! La fragilità nel fraseggio “I’m only lonely in the crowd”, l’arrampicata di “heaven’s sirens roaring lions”, la brusca caduta in “I’m takin the devil down”, e la crudezza della sua risata fanno capire che Slash è solo un accompagnamento. Lei è pungente e brutale quando, sottovoce, sferza una scarica elettrica di taser. Si avvale del funk di Eric Gales a risollevare “Suga N M By Bowl” (il groove solletica il suo periodo di collaborazione con Bonamassa). Si serve della commedia musicale in “Never Underestimate A Gal”, e prende le vesti di un narratore divertente e fischiettante (Non sottovalutare mai una ragazza). Riappare quel fare da femme fatale, tipico del sesto album ‘Bang Bang Boom Boom’ (2012), in cui flirtava con la musica da caffè-concerto, con gusto borghese. Qui evolve con ironia. Richiama le orchestrazioni di ‘West Side Story’ e arrangiamenti nello stile Tom Waits in “Drunk On Valentine”, usando il blu per esprimere uno stato d’animo, il colore delle contraddizioni (agitazione/quiete) e dell’incanto in una ballad fumosa e jazzata, accompagnata da una struggente sezione fiati. “Riarruolando” sempre di più Etta James e invocando il periodo in cui jazz e blues convivevano. E con il country-pop di “Wanna Be Big Bad Johnny Cash” ironizza sui momenti bui, immedesimandosi in quell’uomo, operaio della General Motors di Detroit di “One Piece A Tim”, Johnny Cash, 1976 (forse non era proprio un ladro, rubava frammenti di quotidianità, parti della vettura, con il sogno un giorno di riassemblarla nella sua interezza; frammenti di annate diverse che tra di loro, probabilmente, non si sarebbero mai adattate ed integrate). Voglio essere Johnny in una Cadillac nera, e tutto il maledetto mondo può baciarmi il culo. Nel ritornello attinge alle sue melodie pop che avevano caratterizzato il quinto album “My California” (2010). E’ con il pianoforte che Beth Hart trova la zona di conforto. La scansione del tempo in “Wonderful World” è catartica, le slide guitar allungano i benefici, ed ogni caldo “won” che pronuncia (ben sei) è un pensiero ad ogni donna da cui discende la sua famiglia (bisnonna, nonna, madre, sorella, nipote e sua figlia); quel meraviglioso mondo che, in qualche modo, continua a vivere e trasuda sostegno. In “Little Heartbreak Girl” è fantastica. Lei è il tempo. Lei è la dinamica. Lei è la melodia. Lei è il gospel. Lei canta, si assiste nei cori. Lei è sorgente e foce allo stesso tempo! Ed anche quando la canzone sembra essere finita, lei ti sorprende! Beth Hart è un fiume che s’immette nel mare. “Don’t Call The Police” è uno scioccante avvertimento soul. Si mette nei panni di cantante impegnata nei diritti delle persone (Nina Simone), e scardina le emozioni ormai positive dell’album in un grido essenziale. Un pensiero a George Floyd (rip. 25/05/2020). “You Still Got Me” è la risposta ad una fragilità (o arto mancante). E’ una storia vera, la sua e di suo marito. “Pimp Like That” conferma le intenzioni del progetto: limitare per certi versi la sua vena rabbiosa/rock dei lavori precedenti (alternativa di ‘Immortal’, e più rock di ’37 Days’), e indirizzare il suo rock-blues (caratteristico di gran parte dei suoi album), con arrangiamenti ed interpretazioni soul più virate alle origini dei due generi (blues/soul). Conclude spiazzandoti con “Machine Gun Vibrato”: una sorta di “Sweet Dreams”, Marilyn Manson, per oscurità e teatralità. Terminerei con le sue stesse parole. Ha lo spirito di un poeta. E tu sei affascinato da lei. Quindi non dimenticare le ragioni che ti hanno portato a lei. (By Her, 1999). Presto il 15 dicembre sarà live a Milano a recuperare l’evento che, per problemi di salute, aveva dovuto rimandare. Forza Bettina!

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