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A PERFECT CIRCLE: Eat The Elephant

data

26/04/2018
88


Genere: Alternative Rock/Metal, Post Grunge
Etichetta: Matador Records
Distro:
Anno: 2018

Parlo da recensore e da musicista, prima ancora che fan abbastanza sfegatato, quindi se ogni tanto parto per la tangente con troppe lodi, beh, arrangiatevi, sono un fan.

Credo sia la cosa più difficile in assoluto definire gli A Perfect Circle, così come riuscire a districarsi nel loro strutturarsi sempre differenti e uguali a loro stessi in ogni loro lavoro discografico. Contando che hanno James Maynard Keenan, per i più conosciuto come Maynard il cantante dei Tool (aspettiamo ancora il loro disco da 10 anni...), in qualità di frontman e di co-autore, un genio nel senso più romantico e ottocentesco del termine, dotato di una sensibilità artistica fusa perfettamente con le capacità di raziocinio matematico, e se dico 'Lateralus' molti di voi urleranno Fibonacci!!, lo so. Gli APC hanno una formazione che riesce a suonare di tutto, sia pezzi d'atmosfera, sia potenti, portando ogni cosa ad uno stile riconoscibilissimo, ma sempre sorprendente, che fa cadere le mascelle dallo stupore quando ascolti i loro album, senti che sono loro, il "tocco" è il loro, ma cambiano perfettamente ogni dettaglio, rinnovando e rendendo un disco una sorta di opera prima. Ho arbitrariamente deciso che non indicherò le tracce dove hanno sperimentato, per non spoilerare e non "intossicarvi" l'esperienza di sorpresa e goduria quando lo avrete tra le mani e nelle orecchie. Parlando della prossima uscita discografica, 'Eat The Elephant' è una studio session notevole.

Si sono fatti aspettare, ma n'è  valsa la pena! Hanno tirato fuori un piccolo gioiello tra atmosfere e sonorità, anche cià che suona "storto" è perfettamente dove dovrebbe essere. I tempi dispari, i controtempi e le ghost notes del comparto ritmico la fanno da padrone creano una sensazione di angoscia da un lato, ed un climax verso la potenza e l'esplosione di ogni singola track di questo lavoro. Notevoli le performance con pianoforte e tastiere in diverse canzoni, che aprono fisicamente l'aria a tutti i suoni di chitarra, quasi come se tessessero un dialogo in cui tu, incauto fruitore, vieni trasportato di peso e non puoi resistere. Non si può dire che abbiano abbandonato le atmosfere cupe, questo no, c'è pur sempre Maynard dietro questo gruppone statunitense attivo dal 1996, ma sperimentano un po' di progressive sparso con cambi ritmici e melodici interni ad alcune track, in altre fanno incursione nella psichedelia e in altre ancora restano fedeli all'alternative metal che ha contraddistinto alcuni dei loro singoli più famosi. Credo sia uno di quegli album che non ti cambiano la vita, ma di sicuro te la indirizzano, uno di quei dischi da avere e ascoltare fino allo sfinimento solo per poter trovare ancora qualcosa di nuovo nei solchi ottici consumati del CD.

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