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REB BEACH

Una delle quattro date previste in Italia. La penultima. Due parole le spendiamo per Reb, anche se molto probabilmente inutili. Ma proprio due parole: Winger e Whitesnake. Bastano per contestualizzare la grandezza di Reb e la fortuna di essere lì, praticamente di fronte. Ansiosa di ascoltare le hit di Whitesnake, Winger e Dokken: l’emozione è tanta! Ma andiamo per gradi. La serata comincia col giovane chitarrista casertano, Alexander Layer. Non conoscendolo mi sono messa in modalità ‘ascoltiamo un po'’. La sua performance inizia, sono circa le 22.15. Pur non conoscendolo mi ritrovo del tutto catapultata in un mondo mitologico celtico e norreno con brani del primo e secondo album (‘Fenrir’ ed ‘Huginn Muninn’): "The Heart Of Angboda", "Hand of Tyr", "Grìmnìsàl", "Kenning", "Gleipnir" e "Valkyrie". Il giovane chitarrista campano alterna con abilità il fingerpicking alla plettrata alternata, lo sweep al legato, dando una chiara idea dei chitarristi che ne hanno ispirato lo stile: andiamo da Randy Roads a John Petrucci, passando per Y.J.Malmsteen. Il suono deciso e scarno di effetti ha funzionato su tutti i pezzi strumentali rendendoli particolari e mai banali. Davvero tanti complimenti al giovane Alexander. Un progetto da approfondire senza alcun dubbio.

Ed arriva il momento tanto atteso. Sistemate scaletta e birre, comincia lo show. La presenza di Luppi al basso e alla voce (e che voce!!!) alza il livello già ottimo della band, portando a ben due i membri ufficiali dei Whitesnake presenti sul palco. Si parte a razzo proprio con "Bad Boys": è subito magia. Incantata a seguire le sue mani e dita, mi ritrovo al secondo brano in scaletta, "Slide It In". E’ tutto un crescendo di emozioni. Si procede con "Love Ain’t No Stranger" e "Tooth And Nail" e "Crying In The Rain".

E poi tutti in piedi alle prime note di "Is This Love": la serata si stia scaldando parecchio. Avanti tutta con "Down Incognito", "In My Dreams", "Headed For A Heartbreak", "Give Me All Your Love", "Slow And Easy", "Miles Away", "Fool For Your Loving", "Mistreated", "Madeleine" e "Burn". Una valanga di sensazioni e virtuosismi interrotti da qualche sorso di birra e l’invito a godersi lo spettacolo senza cellulare in mano (che tristezza doverlo ripetere ogni volta). Annunciato l’ultimo brano della serata, "Here I Go Again": la pelle d’oca è inevitabile. ‘Vedere’ il suono della chitarra di questo brano è stato molto emozionante: vedere le sue mani che vanno a costruire un suono tanto caro, non può essere espresso con parole. Ma come? E "Still Of The Night"? Nemmeno il tempo di pensarlo, eccoli a farci godere ancora. Ora è davvero finita.

Grazie all’MMI Roma e al Let It Beer siamo stati partecipi di un tour davvero fantastico. Davvero un bellissimo show caratterizzato da un’atmosfera indubbiamente positiva. Reb si è dimostrato l'artista che è: splendida performance, sempre composto e umile con una completa padronanza del palco e dello show. Ci ha resi partecipi di ogni singolo brano, trascinandoci con estrema naturalezza tra i soli dei suoi progetti e delle sue Band. E’ stato il protagonista anche se non al centro del palco con la sua bravura, professionalità, naturalezza nel suonare. Armato della sua fedele Suhr realizzata appositamente per lui dal brand USA, non ha il suo solito arsenale di testate, casse ed effetti, ma il suono è il suo, massiccio, definito ed incredibilmente versatile. Guardandolo si ha l’impressione che possa suonare ogni cosa e anche i passaggi più complessi (e ce ne sono molti) sembrano facili se lo si guarda da vicino. Tanto potente e preciso sulle parti veloci quanto espressivo e profondo su quelle più melodiche e lente. Un chitarrista con la C maiuscola con un’esperienza incredibile che non esita mai a dimostrare: eh, mi porto a casa anche un suo plettro!

Fabio Dessi – voice
Reb Beach - guitar
Michele Luppi – bass 
Khaled Abbas – guitar 
Francesca Tresca – drum
Enrico Varisco – keyboards
 
A cura di Michela Ricciardi

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