MANOWAR
Ormai da diversi anni il piccolo e pittoresco paesino di Aarburg organizza un festival su una delle sponde del fiume che attraversa la cittadina. Le modeste dimensioni della zona concerti non hanno però fermato gli organizzatori nel presentare nomi di una certa caratura: per l'edizione corrente Limp Blizkid, Megadeth e Manowar hanno guidato il festival nelle serate dell' ultimo finesettimana d'agosto. Un gruppo su tutti ha suscitato il mio interesse fino a improvvisare una gita fuori porta e partire così alla volta della Svizzera nord-occidentale: i Manowar. Non ritengo le altre serate del festival inferiori, ma quando si parla dei "defender" newyorkesi che performano a meno di duemila chilometri da casa, non posso lasciarmeli scappare. Il Riverside Festival edizione 2023 accoglie la folla tra pioggia e qualche timida schiarita, senza compromettere un sold-out già preannunciato per la serata di Joey DeMaio e soci, i quali si presentano alle 20.00 in punto pronti a minare l' integrità dell' udito del pubblico. La formazione corrente prevede Eric Adams alla voce, Joey DeMaio al basso, Dave Chedrick alla batteria e niente meno che il virtuoso Michael Angelo Batio alla chitarra. Giusto il tempo di un paio di cartelli luminosi con avvertenze sui decibel spropositati che verranno prodotti e lo show inizia: "Manowar" e "Kings of Metal" danno un'impennata ai volumi facendo vibrare le casse toraciche dei presenti, il pubblico si ambienta rapidamente a un'atmosfera incandescente, mentre sul palco i "defender" americani ci trascinano con una performance di alto livello. Eric Adams ha un timbro e una voce superiore a un collega di pari età, e nonostante i 70 anni suonati, canta di battaglie e Dei del metallo facendo trasudare epicità in ogni strofa; "Fighting the World" e "Holy War" sono due pezzi da novanta che danno un tono alla scaletta, "Call to Arms" e "Heart of Steel" coinvolgono bene il pubblico sciogliendo anche i metallari più duri, mentre "Warriors of the World United" prepara il terreno a un confronto chitarra-basso coi controfiocchi tra Joey DeMaio e Batio. Quest'ultimo, maestro dal talento indiscusso, si è messo al servizio di una band dotata di una forte identità costruita nel corso degli anni, sempre fedelissima al suo credo di "True metal". Nel ruolo di gregario di lusso il chitarrista di Chicago ha mostrato una versatilità non da poco, e un buon lavoro di studio ha reso possibile una sciolta esecuzione dei brani propria di un gruppo molto ben collaudato."Hail and Kill" mostra tutta la ferocia di Eric Adams dacendo esplodere il pubblico, trasportato poi da "King of Kings" e "The Power" fino al discorso di Joey DeMaio: ormai routine onnipresente in tutti gli show dei Manowar, Joey si prende del tempo per far rifiatare i suoi compagni e ringraziare a modo suo gli organizzatori del festival. Polemiche e "Epic Metal" sembrano non stufare il pubblico, rimasto più amareggiato per l'assenza di motociclette rombanti e veline seminude sul palco. L'emozione provata con il bis comprensivo di "Battle Hymn" e "Black Wind Fire and Steel" è pressoché indescrivibile, e i livelli di epicità raggiunti hanno fatto tremare i vetri di tutta Aarburg. La serata rientra tra quelle indimenticabili, i Manowar sono stati praticamente perfetti: l'età avanza anche per loro, i pettorali non sono più gonfi come una volta, ma la grinta e l'attitudine sul palco è la stessa dai tempi di "Battle Hymn". Hanno funzionato alla perfezione con due innesti piuttosto recenti alla batteria e alla chitarra: in questo stato di grazia possono permettersi altre apparizioni dal vivo di alta qualità. Speranzoso di poterli vedere dal vivo, preferibilmente nell'emisfero a me più prossimo, mi cullo ancora ripensando a Joey DeMaio che strappa le corde del suo basso per rassicurarci: "Stanotte nessuna nota verrà suonata al di fuori che per voi".
Manowar
Kings of Metal
Fighting the World
Holy War
Immortal
Call to Arms
Heart of Steel
Warriors Of The World United
Hail and Kill
The Dawn of Battle
The Power
Fight Until We Die
Battle Hymn
Black Wind, Fire and Steel
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