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FLIPPAUT FESTIVAl DAY 2

E' una domenica come tante quando, una volta alzato dal letto e ripresa conoscenza, capisco di dover affrontare almeno due ore di strada per recarmi a Bologna, dove in giornata si svolgerà la 2° giornata del Flippaut Festival. Senza perdere tempo carico un amico e salgo in macchina dirigendomi a tutta velocità verso l'Arena Parco Nord. A peggiorare ulteriormente la mia pessima condizione fisica ci si mette pure un bel temporale estivo in piena regola che ci accompagna lungo tutto il tragitto mettendomi nella condizione di "visibilità zero", dato che sono almeno tre mesi che mi dico "penso che dovrei cambiare questi tergicristalli". Vuoi per fortuna o per le mie innate abilità di pilota arriviamo con largo anticipo all'Arena e il tempo ci concede un attimo di pausa giusto per permetterci di godere a pieno dell'accoglienza "fangosa" fuori dai cancelli del festival. Una volta recuperati i pass e dopo esserci fatti breccia tra pubblico e security inauguriamo la giornata con un SANISSIMO ma quantomeno ambiguo Pane Salamina e Verdure generiche. Oltre a qualche stand sparso qua e là l'accoglienza al Flippaut non sembra delle migliori e vista l'assenza di un benché minimo riparo rivolgiamo le nostre preghiere a Manitù per scongiurare il pericolo pioggia, ma sarà tutto vano. Dopo un ampio giro dell'arena e dopo qualche minuto di sano riposo sulle umide colline dell'arena il primo di una lunga trafila di gruppi sale sul palco ed è tempo di dare inizio a questa lunga giornata all'insegna del rock alternativo. [KAITO] Salgono sul palco gli inglesi Kaito, band di 4 elementi composta da due ragazzi e due ragazze. Il già difficile compito di scaldare gli animi tra il pubblico viene reso ancora più complesso dall'evidente stato di timidezza nel quale i quattro giovani sono caduti. La band propone un genere musica decisamente alternativo che non riscuote molto successo tra la folla, un ibrido di post-punk e post-grunge stracolmo di sperimentazioni e di idee stravaganti che in Inghilterra probabilmente faranno molto "cool" ma che qua lasciano piuttosto perplessi. A cominciare dalle improbabili linee vocali adottate dalle due voci femminili, composte da gridolini e contro-gridolini,da composizioni decisamente lontane da quello che ho imparato a definire con il termine "orecchiabile". Come se non bastasse i molteplici e sempre più improbabili effetti sparati dalla chitarra solista compongono un mix bizzarro che lascia il pubblico tra il basito e lo sconcertato, rendendolo in grado solo di farsi scappare qualche timido applauso tra un pezzo e l'altro giusto per "incoraggiare" il gruppo. C'è da dire che la loro proposta è decisamente originale, ma c'è ancora molto da lavorare per poter puntare su di una fetta di pubblico più grossa e per riscuotere qualche successo. Sono giovani, cresceranno. VOTO: 4 [TV ON THE RADIO] Dopo una sonoro sprazzo di pioggia che spinge molta gente a riparasi dove gli capita o ad acquistare dei discutibili "poncho" salgono sul palco i Tv On the radio. Dopo i pessimi presupposti espressi il gruppo, formato da quattro ragazzi di colore ed un chitarrista bianco, ha l'ingrato compito di risollevare le sorti di un Festival cominciato piuttosto male. E fin dalle prime note tratte dal loro nuovo album "Desperate Youth, Blood Thirsty Babes" si capisce che il combo sa veramente il fatto suo. Proponendo un rock di chiaro stampo alternativo e reintrepretando il buon vecchio Soul i Tv On The Radio smuovono il pubblico del Flippaut ed è un vero piacere sentirli e vederli suonare. Anche se il gruppo si lascia andare a solismi piuttosto ripetitivi la loro prestazione è decisamente convincente e sopra la media. Mostrando persino una certa spigliatezza sul palco e lasciandosi a loro volta abbandonare dalla loro stessa musica. Un ottima esibizione, la quiete dopo la tempesta. VOTO: 7,5 [THE SERVANT] I Servant salgono sul palco mentre in cielo un timido sole si fa largo tra le nubi colme di pioggia confortando il pubblico presente. I quattro inglesi capitani da Dan Black, voce dei Placet Funk, propongono un rock-pop dall'ascolto facile facile che passa però completamente inosservato senza lasciare la benché minima traccia. L'unica nota colorita dell'esibizione sta appunto nel frontman,che corre come una molla su e giù per il palco e sfodera espressioni degne del miglior Jim Carrey ma forse non propriamente adatte al genere proposto. Come accade per ogni esponente della musica pop attuale ogni suo singolo passo o frase è meritevole di risate e applausi da parte delle giovani ragazzine in delirio. Ma nulla più. Anonimi. VOTO: 6 [THE ZUTONS] Cambia gruppo e cambia musica. E che musica ragazzi! I sei componenti degli Zutons invadono il palco dell'Arena Parco Nord contando tra le loro file la sassofonista Abi Harding e un corista d'eccezione: il batterista Sean Payne infortunatosi ad una mano ed impossibilitato a suonare. L'esibizione prende vita da un rullante "aggiuntivo" suonato dal cantante e chitarrista della band David McCabe e da queste note prende vita la loro musica. Tra un estasi di rock ispirato agli anni 70'/80' e delle chiare influenze Jazz gli Zutons ci presentano il loro album d'esordio intitolato ""Who Killed The Zutons?" e il riscontro tra il pubblico è dei migliori. Oltre che un gradevole spettacolo sul palco la band si districa agilmente tra improvvisazioni e solismi. I brani convincono tutti dal primo all'ultimo risultando interessanti e dal facile ascolto, merito anche della splendida voce del singer David autore di una prestazione impeccabile. Gli Zutons vincono il premo come rivelazione del giorno e gli applausi per loro a fine concerto sono decisamente meritati. Eclettici, un trionfo di musica. VOTO: 8 [YOUNG HEART ATTACK] E' il trionfo degli anni 80' quando sul palco salgono gli americani Young Heart Attack. Ispiratissimi all'hard & heavy che negli eighties spopolò hanno il merito di dare una sana scossa e di spargere adrenalina sul palco. Grande grinta sul palco, i cinque americani saltano e corrono sul palco come dei dannati. Si mette particolarmente in luce il chitarrista solista, non propriamente di giovane età, che rischia più e più volte il capitombolo mentre salta gli amplificatori. Una nota di demerito va alla musica da loro proposta, poco incisiva e alla lunga decisamente ripetitiva e stucchevole. Un divertente "stacco" risari componenti del gruppo corrono, saltano e si muovono senza risparmiarsi.petto al tema proposto nel corso della giornata, una valida alternativa per farsi quattro salti in compagnia. VOTO: 6 [TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI] I Tre Allegri Ragazzi Morti sono l'unico gruppo italiano presente quest'oggi e il pubblico da questa formazione punk-rock si aspetta una bella performance divertente e gradevole. Ed i tre mascherati ci mettono del loro, guidati da un Toffolo alla voce piuttosto statico ma esilarante negli intramezzi tra un pezzo e l'altro tipici dei loro concerti. Con voci e controvoci in falsetto unite ad una pronuncia quantomeno approssimativa del nostro italiano il singer ci introduce al tema espresso da ogni canzone. Ma ciò non basta, musicalmente lo show risulta piuttosto piatto e alla lunga delle canzoncine facili facili non rimane granchè. Come di consueto il gruppo conclude lo show senza maschere ma la musica non cambia. Un plauso va all'inventiva di Toffolo (che riesce a far ballare il liscio a diverse persone tra il pubblico) e al suo carisma, per i Tre Allegri Ragazzi Morti un concerto senza infamia e senza lode. "BBBaccini & rockanroll!" VOTO: 6 [THE VEILS] I The Veils si rivelano la risposta del nuovo millennio agli Oasis, dando una boccata d'ossigeno alla wave del rock britannico dopo il bum dei Coldplay. Senza contare su di una presenza scenica particolarmente efficiente i cinque membri del gruppo pensano a fare il loro lavoro di musicisti sfornando pezzi di vario genere e dai toni decisamente forti, di un emotività più unica che rara. Si mette in risalto il singer della band, grazie a qualche trovata particolarmente riuscita ed un buon dialogo col pubblico. Da segnalare le ballad da loro proposte, che sembrano riuscire particolarmente bene ai brittanici con le quali conquistano non poche persone tra il pubblico. Un concerto pulito e senza smagliature, una nuova proposta che gli amanti del genere non devono aspettare a conoscere. VOTO: 7,5 [JET] Salgono sul palco gli australiani Jet, forti dei loro successi tutt'ora in rotazione sulla music television nazionale. Il gruppo propone un rock di facile ascolto, dalle sottili smagliature melodiche. E i 5 partono alla grande, facendo breccia tra i cuori del pubblico con le loro canzoni allegre, ma è fin troppo facile annoiarsi dopo qualche pezzo per andarsi ad accomodare sulle colline dell'arena. Non contando su diuna presenza scenica particolarmente efficace, i Jet puntano tutto sulla musica. E quando anche questa viene a mancare è difficile riuscire a convincere la gente tra il pubblico. Buona musica, ma una prova incolore. VOTO: 6,5 [THE RASMUS] Dopo aver tanto sentito parlare di loro, dopo che in tanti tra i più critici del settore hanno avuto modo di sparlare su di loro, ho finalmente avuto modo di poter valutare di persona le effettive potenzialità del combo finlandese. Il dark rock da loro proposto è di facile presa pur essendo ben strutturato ed elaborato nelle sue, pur semplici, sfumature. I The Rasmus hanno il grande pregio di non limitarsi a proporre i pezzi tratti dal loro ultimo album "Dead Letters", campioni d'incassi in buona parte del globo, ma hanno il giusto "coraggio" per proporre molti pezzi dei loro album passati e meno noti ai più. Oltre che alle tre hit "In My Life", "First Day Of My Life" e "In The Shadows" i finlandesi rispolverano il loro passato: "F-f-f-f-falling", "Bullet" e "Liquid" si dimostrano pezzi degni di nota e meritevoli di maggiore ascolto. Ad aumentare ulteriormente la qualità della loro prestazione si aggiunge un mixaggio praticamente perfetto ed una prova al limite della perfezione, senza la benchè minima smagliatura od una tanto attesa "stecca" da parte del cantante. Che tutte le malelingue su di loro siano infondate? Che non siano solo quella "boyband" che tanto imperversa tra le ragazzine? Non lo so, sicuramente i The Rasmus sono stati una gradita sorpresa. E chi se l'aspettava? VOTO: 8 [MORRISSEY] Con il calare della sera sul palco del Flippaut Rock Festival è tempo di dar spazio ai due headliner della serata. Il primo non è nient'altro che mr. Morrissey, ex singer degli storici Smith. L'enorme scritta luminosa raffigurante il suo nome fa capolino dietro agli strumenti, e quando il concerto ha inizio un'enorme folla di gente di mezz'età va completamente in delirio. Lasciando sprofondare questo giovane ragazzino capellone (Si, sto parlando di me stesso.) nella sua completa ignoranza. E quando il singer fa il suo ingresso sul palco è il delirio. Morrissey si presenta con un elegante vestito colorito da sera, con una foglia di fico appesa davanti ai gioielli di famiglia. Con la sua arroganza e malizia il frontman si dimostra assolutamente insuperabile, una vera mina vagante sul palco. Sembra poi prendersela con gli altri headliner della serata, sminuendoli di continuo con espressioni inorridite e battutine sottile di tipico stampo inglese. Con grande eleganza e classe i suoi "man in black" agli strumenti fanno da delicato contorno per le atmosfere delle sue canzoni, forti della musica rock degli anni 70 con impercettibili influenze al rock odierno. Composizioni romantiche e melodiche per refrain orecchiabilissimi che il pubblico del Flippaut grida a squarciagola. Per me un'assoluta nuova scoperta che mi ha lasciato decisamente spiazzato. Per tanti altri una continua conferma delle grandi potenzialità di questo singer e delle sue canzoni. Un uomo, un mito! Up the eighties! VOTO: 8,5 [MUSE] Lo scenario sul palco dell'Arena Parco Nord muta completamente per l'esibizione del gruppo headliner della giornata, i Muse. Giunti al loro terzo album "Absolution" gli inglesi sono oramai alla fine del loro tour e ben presto rientreranno in studio per il loro quarto album, sperando sia l'ennesima conferma del loro potenziale. L'atmosfera "spaziale" che prende vita sul palco incuriosisce il pubblico che spinge per farsi posto sotto al palco (da notare che pur non disponendo di un pass foto mi sono immolato tra il pubblico per fornirvi qualche foto della manifestazione, cosa non si fa per i propri lettori!). Con il palco colorato da mille luci e colori salgono sul palco i Muse, ed alle loro spalle dominano gli "omini" della copertina di Absolutino. Il trio inglese si dimostra in grandissima forma, con un Mattew Bellamy particolarmente ispirato che non perde occasione di dare spettacolo con la sua chittara e dietro la luminosa (a chi non ha ricordato kit di Supercar?) postazione per la tastiera. Oltre che un grande spettacolo di musica dedicato al rock più duro e alle romantiche atmosfere sul palco ha preso vita un vero spettacolo pirotecnico, fatto di immagini proiettate sul tendone dietro ai tre musicisti e, successivamente, trasmesse direttamente da delle colonnine che dominano l'atmosfera. A rendere lo spettacolo ancora più colorito ci sono delle telecamere posizionate sul palco che ci mostrano da più "vicino" l'operato dei tre. In particolare seguono il buon Bellamy, che a fine concerto decide di buttare una cassa per terra e di suonarci sopra. E' il delirio. Di fronte ad una folla in esasti i Muse propongono i loro più grandi successi: dal più datato "Sunburn" passano a "Origin Of Simmetry" con "New Born", "Bliss", "Plug In Baby" e la devastante "Citizen Erased". L'esibizione è dedicata a proporre brani dall'ultimo "Absolution": "Sing For Absolution", "Apocalypse, Please", "Time Is Running Out" e "Hysteria" dominano la scena. Unica pecca di quello che rimarrà nella mia mente come una delle migliori esibizioni dell'anno, sta nella presenza scenica dei tre. Non particolarmente loquaci e spesso fermi nelle loro postazioni. Ma poco male, i Muse hanno dato piena conferma delle loro enormi potenzialità confermandosi come una delle migliori band del settore. Un grande spettacolo, l'estasi della bella musica e del rock alternativo made in england. Mi spiace solo che qualcuno di voi se lo sia perso. VOTO: 9,5

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