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EUROPE

[PLANETHARD] Sono appena passate le venti quando il sottoscritto, particolarmente nervoso vista la difficoltà riscontrata nel trovare un semplice parcheggio per la propria auto, fa il proprio ingresso in un Alcatraz già vispo di presenze nonostante l'orario ancora prematuro, fattore che da subito fa presagire a quello che poi si rivelerà il vero e proprio sold-out del locale nella data milanese di Joey Tempest e soci. Giusto il tempo di intrattenersi con alcuni fedeli lettori di Hardsounds ed ecco salire sul palco i nostrani Planethard, scelti per aprire niente di meno che ai maestri dell'hard melodico nordeuropeo. Una scelta che si rivelerà azzeccata vista la vigorosa prova on-stage di Marco Sivo e compagni, capaci di scatenare più di una discussione tra molti degli accorsi nel pubblico, ammaliati dalla notevole energia sprigionata dal gruppo lombardo. Le buone esecuzioni dei pezzi di proprio repertorio, tra i quali mi sento di segnalare "Kill Me But First Kiss Me", "Unchain My Heart" e la fantastica (non mi stancherò mai di ripeterlo) ballad "She", dimostrano come la presenza dei Planethard in un evento di grande spicco pubblicitario come quello qui descritto non sia assolutamente da attribuirsi a strani giochi commerciali (come spesso capita di chiedersi di fronte ad imbarazzanti openers di importanti concerti live), ma al contrario frutto di una spiccata attitudine hard-rock come da sempre nel DNA del quartetto, in grado di lasciare il proprio positivo segno anche alla tanto attesa data meneghina degli Europe. Un nome da seguire insomma, in particolare per tutti gli amanti dell'hard melodico dal robusto incedere. [EUROPE] Pochi minuti dopo le 21.30 tocca invece ai mitici autori di "The Final Countdown" fare il proprio ingresso in scena, dando il via ad una prova on-stage capace di restituire loro tutti i fasti di un passato pregno di gloria e grande fama nel circolo del rock che conta. Svolti i convenevoli di rito in un'apertura dedicata (come lecito attendersi) all'ultimo arrivato "Secret Society" (tra i cui pezzi splende la riproposizione della piacevole "Always The Pretenders"), i nostri iniziano a pescare con grande intelligenza nel libro del loro mitico passato, riportando in vita veri e propri pezzi di storia quali la magnifica "Superstitious", l'accattivante "7 Doors Hotel" e le toccanti versioni acustiche di "Dreamer" e "Carrie", quest'ultima cantata grazie al supporto della partecipe folla presente (furbescamente fatto, come sostenuto da alcune malelingue, per la oramai chiara incapacità di Joey nel raggiungere le note più alte del chorus). Vero o no poco importa, perché quello che ha contato veramente è stato assistere ad uno notevole spettacolo di una band in palla e piena di energia, la quale non ha distolto l'attenzione del pubblico nemmeno di fronte ai pezzi tratti dal discusso "Start From The Dark", qui riesumato nella presenza della title-track e della quasi psichedelica "Flame". E se la conclusione della prima parte non poteva essere meglio effettuata se non grazie ad una raggiante versione di "Rock The Night", è nel classico bis di turno che il gruppo al completo regala a tutti i fans l'incredibile binomio "Cherokee/The Final Countdown", lasciando così il palco tra gli applausi ed il tripudio di un pubblico letteralmente alle stelle. Una data davvero da ricordare, peccato per tutti coloro che hanno scelto di passarla altrove.

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