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BARNUM FREAKSHOW

Si apre il sipario ed una ballerina in topless esegue una danza tzigana che introduce il four pieces (senza bassista) dei Kamelia Bloom, dai quali sono rimasto colpito per l'impiego di una tastiera a tracollo che non vedevo dai tempi di Sandy Marton, anche se quest'ultimo non ha nulla a che vedere con la loro musica. Ensemble dalla presenza scenica molto teatrale (i due molossi maschili, anche loro a torso nudo, indossavano lunghe gonne che partivano dal basso torace fino a toccare terra); il sound proposto e' un mix assimilabile a quanto fatto dai Dope Stars Inc. con l'impiego di tastiere psichedeliche di stampo Ozric Tentacles, con voce femminile molto dotata di derivazione operistica, la ritmica del basso viene rimpiazzata da tastiere molto presenti e da chitarre dark/black. Seguono i Monte Meccano, nonche' side project degli industrial mongers Deflore che indossano, come di rito, delle maschere tipo carnevale di Venezia con tanto di nasone, accompaganti da un batterista in carne ed ossa il cui drumming sincopato si interseca perfettamente sui beat digitali della drum-machine. In questa sede non fanno altro che rivisitare la materia siderurgica in chiave psichedelic dub con movimenti/effrazioni/rifrazioni/rumorismi piu' liquidi e innestati su tranci di ebm/deep house ed estrapolazioni dall'elettro rock settantiano che aveva come alfieri i Rockets. Su disco sono coadiuvati da Lili Refrain e da Massimo Crespi dei Nonlinear, non presenti in questa sede, e sostituiti dalle voci sommerse e riverberate dei due strumentisti. Un set scandito da vortici di suoni che hanno rapito il pubblico presente trascinandolo in turbinio di movimenti rituali ed esoterici, apprezzati come dimostrato dai convinti applausi. Chiude la performance il pezzo piu' orchestrale/sinfonico dellintero album di recente pubblicazione 'Mac Morto Atto I'. Subliminali. Act finale per i BarnumFreakShow la cui formazione si e' ulteriormente ridotta causa indisponibilita' del bassista che vive in Germania e sostituito piu' che egregiamente dal cantante qui in doppia veste; una rendition molto piu' coesa rispetto al release party dello scorso giugno grazie ad un setting dei suoni molto calibrato, ha reso merito a questa band che fa dell'industrial contaminato il suo vessillo ma che in sede live fa fuoriuscire la sua anima piu' pesante e rock. Anguis Lapsus Volvitur e la trilogia di 'Terror Manifesto Atto I, II, III' le tracce piu' coinvolgenti, dove Atto III ha anche chiuso il set con un ritornello che non lascia speranza alcuna e che cita testualmente e ripetutamente, come un mantra in negativo: non tornera' nessuno, nelle vostre case dorate, non tornera' nessuno.

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